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La teologia come confessione di fede

La fede cristiana va confessata in termini biblici; su tali fondamenta viene “edificata” la teologia, cioè il rapporto dell’uomo con Dio. A tal fine, nel corso della storia del cristianesimo la cosiddetta Chiesa antica (I-V sec.) vede autori dei primi tre secoli fornire quella “materia” che ha permesso ai Concili del IV e V sec. di elaborarla e fissare così i capisaldi per l’istruzione catechetica legata alla prassi battesimale e all’interno di una struttura trinitaria. Veicolo ne sono, appunto, i vari Credo o Simbolo (dal greco synballein: «mettere insieme», «unire»). Un passo teologico non archiviabile, che ha permesso alle generazioni di credenti successive di acquisire una consapevolezza di fede vieppiù maggiore, matura. Ciò lo si deve ai Padri della Chiesa con il loro lavoro esegetico, teologico e pastorale. Essi, imprescindibili, con i propri scritti hanno contribuito, in particolare, alla lettura di un Credo condiviso nel tempo, e fino a oggi, da tutte le Chiese: il Credo nicenocostantinopolitano. Una professione di fede ora proposta da Città Nuova con una collana in cinque volumi che coprono i primi otto secoli: Il Credo commentato dai Padri*.

«Credo ecumenico per eccellenza» sottolinea E. Prinzivalli nel testo introduttivo al I volume (Crediamo in un solo Dio) «presenta il frutto sintetico di una riflessione che partiva da molto lontano, dalla nascita stessa del movimento originato dalla predicazione e dalla persona di Gesù di Nazaret». Il Credo in esame è la risultante di quello niceno (325) ripreso e ampliato al Concilio di Costantinopoli (381), «composto in pieno accordo con la Scrittura, presa nel suo insieme. La successione con cui sono introdotti Dio Padre, Figlio e Spirito Santo è concepita secondo l’ordine globale nel quale si dispiega l’autorivelazione di Dio stesso nella Scrittura».

«La fede è fatta conoscere ai fedeli per mezzo del Simbolo, ed è affidata alla loro memoria, per quanto la materia lo consenta, in un testo molto breve». Così, Agostino nell’incipit del suo commento al Credo. «Confrontandosi con le parole stesse dei Padri» sottolinea C. Curzel che ne ha curata l’edizione, «i lettori possono ancora oggi “disporsi a comprendere la dottrina divina”, cogliendo come la fede abbia la necessità di esprimersi». Si rende pertanto necessario accostarsi a quei testi offrendo al lettore «categorie di fondo» e «strumenti interpretativi adatti».

 Il primo articolo, espresso in prima persona plurale («Noi crediamo»), è cifra della fede di una unica Chiesa, una Chiesa “plurale”. E «in un solo Dio» è il riaffermare con forza il monoteismo biblico in piena continuità con l’A.T.: «Perché ci comportiamo secondo pietà, basta sapere che abbiamo un solo Dio: Dio da sempre e sempre uguale a se stesso» (Cirillo di Gerusalemme). Il quale è «Padre»: «Non si può vedere con gli occhi, non si può comprendere col pensiero, non si può esprimere con la parola, ma coloro che lo conoscono e lo amano lo chiamano Padre e Dio vero» (Melitone di Sardi). Un Padre «onnipotente», non nel senso che può fare tutto, anche il male. Al contrario, «Dio è Onnipotente perché domina ogni cosa e la contiene» (Teofilo di Antiochia); «Nulla è impossibile per l’Onnipotente e nulla insanabile per il suo Creatore» (Origene). E «Creatore»: «Ma questo è il Creatore, colui che è Padre per amore, ma che è Signore per potenza, Autore e Artefice nostro per sapienza: trasgredendo il comandamento di costui noi ci siamo fatti suoi nemici» (Ireneo di Lione).

La collana è la versione italiana dell’Ancient Christian Doctrine, nata in ambiente protestante americano, edita dalla InterVarsity Press per l’Institute for Classical Christian Studies sotto la direzione di due teologi metodisti, Thomas C. Oden e Gerald L. Bray della Drew University. Un’opera di alta divulgazione che presenta ogni articolo letto dai Padri lemma per lemma. L’approccio e la comprensione degli «antichi Padri o «santi Padri», secondo le definizioni di Calvino, è agevolato da introduzioni articolate in due paragrafi: il Contesto storico e una Panoramica – una guida alla lettura dei brani antologici, così mettendo in evidenza analogie e differenze di prospettive teologiche fra Padre e Padre. Chiudono il volume quattro Indici: fonti, traduzioni utilizzate, nomi e scritturistico: un’iniziativa editoriale che sottolinea l’importanza del Credo niceno-costantinopolitano per i cristiani tutti a prescindere dalla confessione. Quel Credo presente – quanto al protestantesimo storico italiano – nell’Innario comune accanto al più noto e più frequentato Credo apostolico.

* C. Curzel (a cura di), Il Credo commentato dai Padri. 1 Crediamo in un solo Dio Roma, Città Nuova, 2020, pp. 252, e. 45,00.

 

Foto di Sailko: chiesa di Santa Maria Maggiore a Cerveteri