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Il fariseo e il pubblicano

Allora Agar […] disse: «Ho io, proprio qui, veduto andarsene colui che mi ha vista?»
Genesi 16, 13

Ma il pubblicano se ne stava a distanza e non osava neppure alzare gli occhi al cielo; ma si batteva il petto, dicendo: «O Dio, abbi pietà di me, peccatore!»
Luca 18, 13

Una saggia esortazione contenuta nella Bibbia ricorda a tutti i credenti che il Signore punisce i malfattori e dona la sua grazia a chi fa il bene. La vita del credente è un impegno costante nel fare il bene perché egli attende con riconoscenza il bene da Dio. 

Il nostro testo appartiene ad una famosa parabola di Gesù nella quale si parla della preghiera del fedele fariseo che ringrazia il Signore dopo aver obbedito alla legge pagando le tasse e allontanandosi da omicidi e ladri. Ora attende la ricompensa della benedizione del Signore. Viene ricordata anche la preghiera del pubblicano/peccatore il quale non chiede, ma invoca la pietà del Signore perché tutte le sue azioni sono reali segni di disobbedienza alla legge del Signore.

Nella chiusura della parabola Gesù fa conoscere il giudizio di Dio: il peccatore è accolto come giusto e non il fariseo. Così sorprendendo tutti, anche il lettore del vangelo dei nostri giorni, è annunciato il dono della vita ad un mondo oramai senza dignità, come era la vita del pubblicano. 

Non si tratta di esaltare il misero perché è misero, ma di accettare l’opera di Dio che interviene nella complessità della nostra vita. Dio ristabilisce la giustizia rendendo liberi tutti coloro che non confidano in loro stessi, ma si affidano solo all’opera del Signore Gesù. 

Immagine: La parabola del fariseo e del pubblicano, Basilica di Sant’Apollinare Nuovo, Ravenna