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Benedizione coppie gay, «Dio vuole l’amore e non lo giudica»

La Chiesa cattolica non dispone del potere di impartire la benedizione a unioni di persone dello stesso sesso. Lo ha affermato la Congregazione vaticana della dottrina della fede, rispondendo ad un quesito con un “responsum” approvato da Papa Francesco (qui il testo completo, dal Bollettino della sala stampa della Santa Sede). «La dichiarazione di illiceità delle benedizioni di unioni tra persone dello stesso sesso non è e non intende essere – si legge nel testo -, un’ingiusta discriminazione, quanto invece richiamare la verità del rito liturgico e di quanto corrisponde profondamente all’essenza dei sacramentali, così come la Chiesa li intende».

Ne abbiamo parlato con il pastore Alessandro Esposito, il primo protestante in Italia, a Trapani, nell’aprile 2010, a benedire l’unione di una coppia di persone dello stesso genere, due donne, di nazionalità tedesca. Nell’agosto dello stesso anno, il Sinodo valdese e metodista si pronunciò a favore delle benedizioni (la decisione n.83, il cui testo integrale è possibile leggere a questo link).

Ci racconta la benedizione di undici anni fa, che tipo di momento fu?

Intanto vorrei precisare che fu un itinerario, un percorso “dal basso”, basato sul consenso comunitario. Nella nostra comunità vi era infatti anche un gruppo che affrontava specificamente queste tematiche. La Tavola valdese ovviamente ci sostenne in quel percorso e nello stesso anno, come ricordato, si pronunciò in tal senso il Sinodo. Fu un culto interdenominazionale, celebrato da tre pastori di denominazioni diverse, due donne di lingua tedesca e un uomo, alla presenza di tanti cittadini anche laici nel tempio valdese di Trapani. Amiche, amici della coppia ma non solo, la reazione della popolazione fu davvero affettuosa, partecipe.

Come si pose rispetto a una iniziativa di questo tipo, considerato che non c’erano precedenti?

“Dio vuole l’amore e non lo giudica”, questo è ciò che pensavo e penso. Ed è Gesù nella sua interezza che ce lo dice. La via da percorrere sta sempre nello spiegare le ragioni delle nostre scelte. Ragioni che in primis riguardano l’umanità e i diritti delle persone, di tutte le persone indipendentemente dalla loro affettività. Quella del 2010 fu la mia prima ed ultima benedizione ad una coppia omoafettiva, sarei felice di parteciparvi nuovamente.

Perché usa il termine “omoaffettivo” e non “omosessuale”?

Perché la sessualità è un problema solo per le chiese. Il sesso è invece una componente delle vite delle persone, da trattare con serenità.

Cosa pensa dell’annuncio odierno da parte della Congregazione per la Dottrina della Fede?

Mi ha rattristato e indignato: ma questa non è la chiesa nella sua totalità. Sono personalmente in contatto con comunità che hanno tutt’altra apertura verso questo tema. A loro dico: fate sentire le vostre voci. Mi piacerebbe che una parte del mondo cattolico si smarcasse e dissentisse, vorrei sentire più forte la voce del mondo cattolico liberale, che emergesse un cattolicesimo del dissenso.

 

Foto via Istock