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Ritorno alla legalità

Restituita alla comunità: la villa di San Giusto Canavese sequestrata al boss della ‘Ndrangheta Nicola Assisi, è stata consegnata ieri alla cooperativa Progest che aveva vinto il bando di assegnazione della Città Metropolitana di Torino. Un percorso di due anni dall’assegnazione all’Agenzia nazionale per i beni confiscati, nel quale la Città Metropolitana aveva accolto la villa nel suo patrimonio indisponibile per poi affidarla, appunto, tramite bando. Un percorso segnato anche dalle intimidazioni: nell’estate 2018 infatti le era stato appiccato il fuoco ed erano state piazzate due bombole di gas. Un chiaro segnale arrivato nel momento in cui la villa era stata destinata ad attività anti-mafia.

Il processo è comunque andato avanti e finalmente ieri la comunità di San Giusto si è vista restituire un bene immobile e potrà usufruirne attraverso le attività della cooperativa Progest «Si tratta di una sfida stimolante – spiega Dario Queda, vicepresidente della cooperativa – Utilizzare un bene confiscato alla malavita per svolgere attività per le fasce più vulnerabili della comunità è motivo di orgoglio per noi. Al piano terra faremo un progetto di cohousing per persone con disabilità, mentre al primo piano ci sarà un punto di ascolto e incontro per accogliere le richieste di persone in difficoltà, anche temporanea, di varia natura. Inoltre abbiamo pensato di far progettare lo spazio esterno con un giardino tematico che possa essere utilizzato da tutta la cittadinanza: il nostro mestiere è creare inclusione e questo è sicuramente un mezzo importante»

La cerimonia di consegna è stata semplice e rispettosa delle disposizioni anti-covid: collegata in streaming la ministra dell’interno Luciana Lamorgese, presenti nella villa le istituzioni con il prefetto di Torino Claudio Palomba, il presidente della Regione Piemonte Alberto Cirio, la sindaca metropolitana Chiara Appendino, don Luigi Ciotti e Maria José Fava presidente nazionale e regionale dell’associazione Libera contro le mafie. Proprio Ciotti, durante la cerimonia, ha rivolto un appello al governo perché dia impulso alla Legge 109, quella che impone la restituzione alla comunità dei beni confiscate alle organizzazioni criminali. «Si tratta di processi ancora troppo lunghi e faticosi – spiega la referente piemontese di Libera Maria Josè Fava – Se si pensa che a livello nazionale soltanto la metà dei beni confiscati è stato restituito e in Piemonte la percentuale scende al 20%, è evidente che serve nuovo impulso per migliorare e alleggerire il percorso e riuscire a rendere fruibili tutti i beni confiscati»