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Il Glocal Film festival che illumina Torino

«Quando abbiamo deciso di fondare Slow News nel 2014 eravamo cinque amici con la stessa esigenza: quella di rallentare e tornare a fare un giornalismo sostenibile e con al centro i lettori».

Da questo presupposto (che si legge sul sito Slow-News.com) nasce il primo progetto italiano di (giornalismo lento e riflessivo) slow journalism.

Da questo progetto, ormai consolidato, è sorto anche il docu-film del giornalista Alberto Puliafito che sarà presentato in occasione del Glocal film festival, che si terrà dall’11 al 15 marzo (online – biglietti singoli 3,50€ – abbonamento 12€).

Una kermesse cinematografica promossa dall’Associazione culturale Piemonte Movie che illuminerà Torino nei prossimi giorni.

La rassegna cinematografica da vent’anni seleziona e propone al pubblico il meglio della produzione legata alla vivace industria filmica regionale. «Viene naturale chiedersi se un festival di cinema che non va nelle sale (per ovvi motivi legati alla pandemia, ndr) possa comunque essere definito un festival di cinema – si domanda Gabriele Diverio, direttore del Glocal Film Festival».

La risposta è sì «i festival – prosegue Diverio -, anche quelli virtuali, continuano a essere preziosi. Un festival di cinema è come quell’amico di cui ti fidi e al quale chiedi consiglio sulla pellicola da vedere. In questo momento ci piace trovare un po’ di ottimismo nella collaborazione con Streeen.org, la piattaforma digitale che ospiterà i nostri film e che ci permetterà, per la prima volta, di affacciarci a un pubblico nazionale. Se vi fiderete delle nostre scelte, siamo sicuri che amerete il Ventesimo Glocal Film Festival».

Trentatré titoli per cinque giornate di cinema locale e globale.

E tra le «proposte» in cartellonedicevamo, c’è il documentario di Alberto Puliafito che riteniamo essere di particolare interesse, occupandoci noi di comunicazione.

Slow news è la storia di un mondo (del giornalismo) che negli ultimi anni ha visto (senza conoscersi tra loro ma con un sottinteso comune) giornaliste e giornalisti che operano in ogni parti del mondo creare progetti di slow journalism «per ragionare sulla sostenibilità del proprio lavoro, sulla costruzione di comunità e sull’esigenza di uscire dal flusso caotico e senza senso di un giornalismo oggi in piena crisi», rileva Puliafito.

Alcuni di questi, sono Peter Laufer, Lea Korsgaard, Rob Orchard, Jennifer Rauch, Giovanni De Mauro, Frédéric Martel, Helen Boaden, Alison T. Smith.

«Professionisti che hanno fatto questa esperienza – prosegue Puliafito – con progetti di ogni tipo: libri, riviste cartacee, pubblicazioni digitali, e-book, podcast, newsletter o anche con semplici dichiarazioni di intenti e speranze».

Il documentario ripercorre infatti la storia e la nascita di questo movimento internazionale «di giornalisti liberi e autonomi».

«Una storia iniziata molti anni fa e tutt’ora in corso. Ogni sessanta secondi – dice Puliafito – condividiamo e commentiamo milioni di contenuti su Facebook, guardiamo milioni di video su YouTube e TikTok, scriviamo miliardi di tweet e messaggi su WhatsApp – prosegue -. “Incrociamo” falsi giornali con “bufale” redatte alla perfezione, ma anche veri giornali che incappano in false notizie. Le persone possono credere a tutto e a niente allo stesso tempo. Il nostro cervello talvolta fatica a processare e comprendere questa gran mole d’informazioni e di notizie».

Come dovrebbero comportarsi i giornalisti, gli operatori della comunicazione, per evitare di intasare una arena già satura e come dovrebbero diffondere e curare le notizie nel modo migliore, corretto, prima di «darle in pasto» ai lettori?

E ancora, quale sarebbe il modo migliore per redigerle le notizie, elaborarle, pensarle?

Esiste il diritto di poter informare ma c’è anche il diritto a poter essere informati. Come affrontare (l’atteggiamento critico e attento sono punti fermi, sia chiaro) le notizie messe a nostra  disposizione ogni secondo per la grande abbuffata?

Il documentario cerca di rispondere ad alcune di queste domande.

«Ormai, da qualche anno, in diverse parti del mondo – termina Puliafito – piccoli gruppi di giornalisti indipendenti propongono modelli alternativi. Anche noi ci proviamo. Quando lavoriamo a un articolo, a una storia, a un’idea, cerchiamo di proporre a chi ci legge non l’atto creativo del singolo, ma un percorso di collaborazione», conclude Puliafito.

Slow News. Regia: Alberto Puliafito; Soggetto, sceneggiatura: Andrea Coccia, Fulvio Nebbia, Alberto Puliafito; Fotografia, montaggio: Fulvio Nebbia; Interpreti: Peter Laufer, Helen Boaden, Mark Thompson, Lea Korsgaard, Frédéric Martel, Julia Cagè, Giovanni De Mauro, Arianna Ciccone; Musica: Alessandro Zangrossi, Antonio Sernia; Suono: Marco Montano; Direttrice di produzione: Katia Bernardi; Produzione: IK Produzioni S.r.l.; Distribuzione: Movieday, Java Films; Location: Milano, Torino, Perugia, Narni, Roma, Trento, Lago di Molveno, Rovereto Londra, Parigi, Amsterdam, Copenhagen, Eugene Or, Usa.