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L’hai già visto questo film?

Il primo numero del 2021 della rivista Media Development dell’Associazione cristiana mondiale per la comunicazione (Wacc) è dedicato a un’arte e precisamente al cinema, con uno sguardo al futuro «riconoscendo che le persone hanno bisogno di arte, di teatro, di letteratura, di musica e di film per dare un senso alla loro vita al mondo che abitano e per trovare una via di senso».

Anche prima della pandemia «che ha temporaneamente chiuso i cinema di tutto il mondo – scrive Philippe Lee sul sito Wacc –, l’industria dell’intrattenimento attraversava pesanti difficoltà. Si ravvisavano anche preoccupazioni per l’influenza invadente di molti contenuti distribuiti sulla rete Internet. Ciò che la studiosa di media Amanda Lotz chiama “Portali” quali Netflix, Hulu, HBO, Amazon Prime Video, Disney Plus. Dunque già ci si chiedeva se fosse arrivato l’inizio di un’era “post-tv” o “post-network”.

In “Streaming stress; panico pandemico”, Heidi Ippolito, invece sostiene che nonostante la popolarità di questi “portali” le persone non aspettino altro che poter ri-frequentare i cinema, perché «guardare Netflix a casa non può essere sufficiente per soddisfare appieno chi ama i film – afferma – farlo nel privato di casa ad sempio è una pratica individualistica, mentre guardare i film in un cinema e al buio sentendosi circondati da molte persone è un’esperienza di condivisione, talvolta necessaria».

E prosegue, «neanche suoni surround strepitosi o gli schermi di televisori giganti possono replicare le prestazioni di un impianto cinematografico e generare sensazioni simili a quelle in sala. Poi c’è tutto il resto: l’urgenza di arrivare in tempo, l’odore degli snack di qualcun altro, l’attesa quando i trailer o gli spot pubblicitari sembrano essere senza fine e poi le risate fragorose e le emozioni che scoppiano all’unisono nella sala».

In “Cosa avverrà nella fede e nel film”, John P. Ferré prevede che i film sulla fede e la spiritualità troveranno invece una giusta casa nei servizi fruibili in streaming, piuttosto che nei grandi cinema e aggiunge «molti di questi film saranno diretti da donne e distribuiti online».

Nella rivista Peter Malone, invece, ripercorre gli aspetti più significativi del cinema popolare, ricordando che «alla fine del secolo c’era una presenza più forte di neri davanti e dietro alle telecamere, aprendo alle discriminazioni razziali che sono diventate «un problema non solo a Hollywood ma anche nel Regno Unito, in Francia e in Australia». Evidenziando una controtendenza: «una prolifica industria cinematografica nera in Nigeria che sta ottenendo grande visibilità e successo attraverso lo streaming su Netflix».

Gli altri servizi e approfondimenti tematici sono stati realizzati da Gabriella Lettini, Carlos A. Valle, David Griffiths, Lars Henrik Gass, S. Brent Plate.