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Una caserma non può accogliere richiedenti asilo

Numerosi leader di varie chiese britanniche hanno rivolto un appello al governo inglese affinché garantisca migliori condizioni di vita per i richiedenti asilo, ritenendo che una base militare non sia luogo adatto ad accogliere persone già traumatizzate «da un viaggio pericoloso per cercare sicurezza da conflitti, persecuzioni e violenze», cui sono costretti dalla mancanza «di vie sicure e legali».

Nella lettera aperta, indirizzata al segretario di Stato, si dicono «estremamente preoccupati» di fronte alle notizie sulle condizioni dei richiedenti asilo accolti dallo scorso settembre in una caserma dismessa dellesercito, Napier Barracks (una sezione della base militare di Shorncliffe) a Folkestone, nel Kent, che riferiscono di essere trattati come criminali, e che le condizioni sono diventate disperate soprattutto dopo la diffusione del Coronavirus nel campo, con il contagio di 120 persone. Tre settimane fa (il 29 gennaio) questa situazione ha portato a tensioni e disordini, compreso un incendio, per il quale diverse persone sono state arrestate.

La scorsa settimana degli ispettori indipendenti si sono recati nel campo, riportando condizioni «inumane» e «non sicure», con servizi igienici molto limitati, edifici sovraffollati, maltrattamenti da parte degli agenti di sorveglianza. Diverse persone parlano di condizioni psicologiche di shock, depressione e tentativi di suicidio.

Eppure, un’udienza dell’Alta Corte alcuni giorni fa ha chiarito che il Governo era stato avvertito mesi fa che la struttura non era adatta all’accoglienza di persone, specie per lunghi periodi e soprattutto in un contesto di pandemia (un rapporto in questo senso era stato presentato fin dal 2014 e nello scorso settembre era stata autorizzata la demolizione degli attuali edifici per costruire 355 nuove abitazioni). A metà gennaio la struttura ospitava infatti più di 400 uomini di varie provenienze, ora ridotti a 63. Gli altri, ha dichiarato il Ministero degli Interni, sono stati alloggiati in sistemazioni adatte all’auto-isolamento, per i casi positivi, o definitive.

I firmatari della lettera chiedono «l’immediata fine dell’uso di caserme come alloggio per le persone che cercano rifugio nel Regno Unito. Non è una risposta giusta o adeguata al nostro dovere legale di ospitare i richiedenti asilo», tanto più che quella che viene definita una sistemazione temporanea rischia di protrarsi per troppo tempo. Chiedono quindi la chiusura di queste strutture e l’adozione di «un piano d’azione sostenibile a lungo termine per assicurare alloggi adeguati, dignitosi e dislocati». Inoltre, «misure per accelerare i procedimenti delle domande d’asilo».

Consapevoli delle pressioni senza precedenti che il Governo deve affrontare in questo momento, i firmatari lo esortano a lavorare costruttivamente con le autorità locali e le organizzazioni in modo da offrire un’accoglienza diffusa, nelle comunità locali: «La nostra fede condivisa – scrivono – ci porta a vedere tutti gli esseri umani come uguali e meritevoli di rispetto, dignità e accoglienza. Abbiamo testimoniato in prima persona l’accoglienza generosa fornita da gruppi civili e religiosi a coloro che cercano protezione. Quando i richiedenti asilo sono ospitati all’interno delle comunità, ciò consente una migliore integrazione e accesso ai servizi di supporto. I richiedenti asilo spesso non sono più visti come “altro” ma come vicini e amici».

Tra i firmatari della lettera figurano il presidente e la vicepresidente della Conferenza metodista (Richard Teal e Carolyn Lawrence), quattro dei sei presidenti dell’organizzazione ecumenica di chiese Churches Together in England (il card. Vincent Nichols, arcivescovo cattolico di Westminster; l’arcivescovo copto ortodosso di Londra Angaelos; il rev. Hugh Osgood, moderatore delle Chiese libere; il pastore pentecostale Agu Irukwu, a capo della Redeemed Christian Church of God); la pastora Clare Downing, moderatrice dell’assemblea generale della Chiesa riformata unita; la pastora Judith Morris, segretaria generale dellUnione battista del Galles; il past. Meirion Morris, segretario generale della Chiesa presbiteriana del Galles; il vescovo Paul McAleenan, vescovo capo per i migranti e rifugiati per la Conferenza dei vescovi cattolici d’Inghilterra e Galles; il commissario  Anthony Cotterill, responsabile per l’Esercito della Salvezza in Regno Unito e Irlanda.