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Chiese evangeliche vicine ai senza fissa dimora

Questo ultimo fine settimana è stato il più freddo dallinizio dellanno e come accade in queste circostanze il pensiero va subito alle persone senza fissa dimora che trascorrono le notti allaperto cercando riparo negli anfratti delle nostre città. È un fenomeno a cui siamo ormai abituati, tanto che non ci facciamo più caso, quante volte ci capita di passare vicino a una persona avvolta in coperte e cartoni e come il Levita della parabola del buon Samaritano passiamo dallaltra parte… 

La scorsa settimana ha fatto scalpore lazione, intrapresa dalla polizia municipale della città di Torino, di sgomberare le vie del centro dalle persone senzatetto che dormivano al riparo sotto i portici. Nella nostra città, Genova, il Comune ha recentemente iniziato a mettere dei divisori alle panchine per impedire che vengano usate come giaciglio. In previsione dellondata di freddo in arrivo mercoledì 10 febbraio è stato pubblicato sulle pagine di cronaca cittadina del quotidiano La Repubblica un appello da parte dellassociazione Ues (Unione evangelica per la solidarietà) affinché almeno durante le ore notturne la prefettura e il Comune si attivassero per aprire spazi che possano dare riparo dal freddo.  

LUes è un ente del terzo settore che opera da circa ventanni sul territorio genovese. È composto da sorelle e fratelli appartenenti alle più diverse realtà evangeliche della città. Al momento collaborano con lassociazione: la chiesa battista di Genova, le chiese valdesi di via Assarotti e di Sampierdarena, la chiesa Hispano-Americana, la chiesa Adi di Genova, due chiese dei Fratelli e la chiesa della Riconciliazione.  

Grazie allopera di sorelle e fratelli in questi anni siamo riusciti a garantire una presenza settimanale in una delle piazze centrali di Genova per distribuire un pasto caldo alle persone in difficoltà. Grazie anche al supporto di alcuni esercizi commerciali ogni venerdì riuscivamo anche a dare pane e focaccia nonché cibi provenienti da una gastronomia. Nel corso degli anni abbiamo potuto notare come il servizio nato per supportare le persone che vivono per strada si sia allargato anche a singoli e gruppi famigliari in forte sofferenza economica che non riescono più a mettere in tavola un pasto al giorno. Prima della pandemia avevamo una media di 50 persone a cui veniva offerto un piatto caldo e anche conforto e supporto. LUes inoltre aderisce al Banco alimentare e grazie a questo servizio da anni effettuiamo una distribuzione di cibo in media due volte al mese a famiglie in difficoltà.  

Da un paio di anni grazie al supporto del pastore Daniele Marzano della chiesa della Riconciliazione abbiamo, durante i mesi invernali, potuto ospitare presso i loro locali sei donne a cui davamo riparo al caldo. Purtroppo, a causa delle restrizioni anti-Covid, abbiamo dovuto sospendere lattività. Sempre grazie alliniziativa del pastore Marzano da novembre è iniziato un servizio garantito da sorelle e fratelli delle nostre chiese che a gruppi di tre sono in strada tutte le notti, per dare conforto e tenere compagnia alle nostre amiche e amici che dormono per strada. Dal lunedì alla domenica, dalle 22,30 fino a notte inoltrata (spesso anche le 6), queste “squadre” di volontari visitano i vari luoghi della città e offrono coperte, tè caldo, zuppa, preghiere, conforto e quantaltro abbiano bisogno. Le squadre sono fisse e “ecumeniche”, in quanto raramente ci sono tre persone appartenenti alla stessa chiesa o comunità. Ogni notte capita di incontrare dalle quaranta alle cinquanta persone di età compresa tra i 20 e gli 80 anni, uomini, per la maggior parte, e donne.  

Questanno purtroppo abbiamo già dovuto riscontrare due morti a causa del freddo ed è per questo che insieme ci siamo mossi per sensibilizzare le autorità a lavorare affinché queste cose non accadano. Crediamo fortemente che, come ci ricorda il racconto della vicenda di Caino e Abele in Genesi, siamo chiamati a essere i “guardiani” dei nostri fratelli e delle nostre sorelle. Tramite il nostro servizio non è raro che alcune delle persone di cui ci prendiamo cura decidano di abbandonare la strada e accettino lofferta di entrare in comunità e farsi aiutare a ricostruirsi una vita. Certamente non tutte poi ci rimangono, ma in questi anni abbiamo potuto vedere e vivere con gioia come il Signore operi nelle vite delle persone che incontriamo per strada, ma non solo: anche la comunione fra le nostre stesse comunità, spesso così diverse e litigiose, è cresciuta e si è arricchita.