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Sperimentare l’eternità di Dio nel quotidiano

Cielo e terra periranno, ma tu rimani
Salmo 102, 26

Gesù è lo stesso ieri, oggi e in eterno
Ebrei 13, 8

Rimango sempre incantato al cospetto dei grandi alberi secolari, quasi mi trovassi di fronte ad un vecchio saggio che molto sa, perché molto ha vissuto; ci sono alberi, anche qui in Italia, che contano quattromila anni d’età. Se guardo alle montagne, poi, e al mare e alla terra, la mente corre all’indietro e quei quattro millenni sembrano un attimo al confronto con i quattro miliardi e mezzo di anni che avrebbe la terra e ai quattordici miliardi di anni e più che si attribuiscono, da parte degli scienziati, all’universo. Eppure, dice il Salmista anche queste realtà, al confronto con Dio, sono passeggere, se non effimere: solo Dio rimane. La mente si perde e il cuore vien meno davanti all’immensità dello spazio senza confini e del tempo infinito, è naturale, ma la Bibbia, che riporta tutto alla concretezza della vita di tutti i giorni, ci ammonisce che, per quanto ci riguarda, l’eternità di Dio, noi la possiamo presentire, sì, pensando a quelle realtà sublimi, ma la sperimentiamo nel quotidiano della nostra esistenza. L’eternità di Dio, che resta al di là del durare di cielo e terra, ci rassicura, certo, ma ci tocca poco, data la breve durata della nostra vita, che è davvero un soffio. Dio è significativamente, per noi, l’Eterno, quello che rimane e che sempre c’è anche se tutto passa, proprio come lo è stato per Israele: è il Dio dei padri e dei padri dei padri, sempre presente, fedele al suo disegno e alla sua promessa nell’avvicendarsi delle generazioni. È stato il Dio di chi ci ha preceduto, sarà, confidiamo, il Dio di chi verrà dopo di noi, finché cielo e terra sussisteranno. Noi, individualmente e collettivamente, al contrario, non gli siamo stati sempre fedeli e non siamo stati spesso degni della promessa rivoltaci, preferendo ciò che è effimero, passeggero, momentaneo a Colui che rimane, ma, buon per noi, eterna come Dio è la sua misericordia.