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Gioco d’azzardo: la legge piemontese funziona

La legge regionale piemontese del 2016 a contrasto della ludopatia funziona e sono i numeri a dirlo: questo il sunto degli studi effettuati dalla Direzione Sanità della Regione, da Ires Piemonte e dal Cnr, al centro della seduta congiunta delle Commissioni terza, quarta, Legalità e Comitato per la qualità della normazione svolta la settimana scorsa. Audizione richiesta dall’opposizione in consiglio che vuole difendere la legge dal tentativo dichiarato dalla maggioranza di mettervi mano, depotenziandone di fatto gli strumenti. In particolare l’idea è quella di andare a modificare il regolamento sulle distanze dei dispositivi di gioco, come slot-machine e videolottery, dai luoghi ritenuti sensibili come scuole, ospedali, bancomat e chiese, eliminando la retroattività della norma, ovvero consentendo a chi li deteneva prima dell’entrata in vigore della legge di poterli mantenere.

Durante la seduta congiunta sono stati presentati i risultati della ricerca che mostra come, rispetto al dato del 2016, anno di entrata in vigore della Legge piemontese, la diminuzione registrata in Piemonte nel 2019 è di 572 milioni di Euro (-11%), mentre nel resto del Paese la riduzione è iniziata solo nel 2019, -18 milioni di Euro (-0,03%). Un lasso di tempo nel quale si calcola una riduzione stimata in 1341 milioni di euro rispetto a ciò che si sarebbe verificato in assenza delle misure attivate dalla legge. Una tendenza analoga a quella relativa alle perdite, che registrano un -19,1% pari a 458 milioni di euro.

Un altro aspetto rilevante sottolineato dagli autori dello studio è l’assenza di un vero e proprio “effetto sostituzione” con altri tipi di gioco: la diminuzione del gioco legato agli apparecchi, infatti, è stata tre volte superiore alla crescita degli altri giochi fisici, aumentati di 321 milioni nello stesso periodo, con una crescita superiore al resto d’Italia, dove però la diminuzione dell’utilizzo di slot-machine e videolottery è stata decisamente più contenuta. Per quanto riguarda il gioco on-line la crescita è analoga al resto d’Italia, con un aumento che supera di poco il 70% e che impone importanti riflessioni per giocare su questo campo un pezzo importante della partita contro la ludopatia.

Ma è probabilmente sugli effetti occupazionali che le ragioni della maggioranza potrebbero vacillare: una delle motivazioni dell’attuale amministrazione piemontese per mettere mano alla legge è infatti rappresentata dalla perdita di posti di lavoro e dal rischio di mettere in ginocchio un intero settore economico. Timori delegittimati dalle cifre presentate dallo studio: per quanto riguarda le tabaccherie, il dato si presenta stabile e nei quattro anni il saldo complessivo è positivo, mentre sul versante sale da gioco, nei quattro anni si registra un saldo leggermente negativo (52 posti persi), ma in linea con il resto del mercato del lavoro.

Se la discussione è proiettata per lo più sulla riduzione dell’offerta di gioco, anche sul piano di prevenzione presente nella legge non mancano le contraddizioni: quest’ultimo prevede infatti, oltre a un potenziamento dei servizi sanitari, iniziative di formazione di operatori, polizia municipale ed esercenti e appuntamenti formativi nelle scuole, anche una massiccia campagna di sensibilizzazione, già finanziata con più di 800.000 euro, ma mai partita per la mancanza del via libera da parte della Regione e ferma dall’aprile 2019.

Foto di Antoine Taveneaux