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Federazione protestante di Francia, la nuova laicità alimenta il dibattito

L’assemblea generale della Fpf, la Federazione protestante di Francia, si è tenuta il 30 gennaio in forma virtuale come oramai siamo purtroppo abituati da un anno a questa parte.

Questa giornata ha permesso alla Federazione di fare il punto dell’anno 2020 e di studiare il ricco rapporto di attività, le azioni del consiglio, dei vari servizi e delle commissioni. Il messaggio del presidente della Fpf, pastore François Clavairoly, quest’anno ha offerto una riflessione teologica sulla crisi sanitaria e sul ruolo o luogo delle religioni e più specificamente del protestantesimo di fronte a questa prova sorprendente e commovente.

Elisabeth Parmentier, teologa e docente di teologia pratica all’Università di Ginevra, ha tenuto una brillante conferenza sul tema “Leggere la Bibbia, una posta in gioco nell’unità”.

Jean-Daniel Roque, presidente di la commissione “Legge e libertà religiosa” ha fatto il punto sui rischi del disegno di legge volta a “rafforzare i principi repubblicani” attualmente in discussione al Senato. Mentre la legge del 1905 garantisce la libertà di culto, questo disegno di legge getta un’ombra generalizzata di sospetto sulle religioni in nome dell’ordine pubblico. Il disegno di legge in discussione in Senato da ieri 1° febbraio, intende nelle volontà del presidente Macron garantire un maggior controllo sulle entrate finanziarie delle associazioni cultuali, religiose e sulle chiese, oltre a porre una serie di paletti volti a instradare tali realtà verso un più manifesto e chiaro appoggio dei principi fondanti la Repubblica francese, ma sono molte le voci di protesta che si sono levate verso quel che appare un giro di vita securitario basato su un più pesante controllo pubblico delle attività delle chiese e e delle associazioni ad esse legate. L’obiettivo, nemmeno nascosto, di Macron, è quello di aumentare la vigilanza sui luoghi di culto musulmano, in termini di messaggi trasmessi ai fedeli, di origine dei finanziamenti, di verifica dell’adesione ai principi di cui sopra. Ma come più volte ribadito dalle chiese protestanti, sono tutte le realtà ecclesiali a pagare un prezzo per tale svolta.

A proposito di questo punto i delegati hanno prodotto una mozione ufficiale che recita così:

«Insieme riunite in un’Assemblea Generale, le chiese, comunità, opere e movimenti membri della Federazione protestante di Francia esprimono la loro profonda preoccupazione per alcune disposizioni del disegno di legge “che rafforzano il rispetto dei principi della Repubblica”. Insieme affermano il fondamentale attaccamento del protestantesimo francese ai valori della Repubblica, alla cui creazione ha partecipato attivamente, e alla laicità, di cui è sempre stato il più forte sostenitore. Insieme, ricordano che molti protestanti sono impegnati in associazioni disciplinate dalla legge unica del 1° luglio 1901 e che le loro associazioni religiose rispettano la legge del 9 dicembre 1905 e rappresentano più della metà di questo particolare regime di associazioni.

Insieme, sottolineano che gli autori delle leggi del 1901 e del 1905 hanno fondato l’organizzazione delle associazioni su un principio di libertà e responsabilità.

Insieme, sostengono che l’articolo 1 della Costituzione garantisce la libertà di culto.

Insieme deplorano il fatto che, contrariamente a questi principi, il disegno di legge presentato dalle autorità pubbliche esprime una diffusa sfiducia nei confronti delle associazioni e dei culti.

Insieme, rilevano che l’adozione di questo testo ridurrebbe la libertà di associazione: di tutte le associazioni, consentendo alle autorità pubbliche l’accesso diretto alla cartella dei donatori e richiedendo impegni aggiuntivi alle associazioni per la pratica del culto più in particolare, aumentando i vincoli amministrativi e le esigenze riservate a questo tipo di associazione.

Insieme, esprimono la loro incomprensione verso tale discriminazione che minerebbe anche il principio di uguaglianza tra le persone giuridiche. Cosa giustificherebbe che le associazioni che non beneficiano di alcun vantaggio particolare siano comunque soggette a obblighi aggiuntivi? Gli obiettivi di maggiore democrazia interna e maggiore trasparenza finanziaria non dovrebbero essere condivisi da tutte le associazioni, invece di venire richieste solo per alcune fra esse?

Quali sarebbero gli effetti dissuasivi di tali nuovi vincoli quando questo progetto intende favorire la costituzione di associazioni religiose?

Insieme, valutano come attuare il principio di fraternità quando è richiesto a qualsiasi associazione che richiede un sussidio pubblico di impegnarsi a “rispettare l’ordine pubblico”. Se da un lato il Consiglio costituzionale doveva far prevalere il principio di fraternità su un presunto reato di solidarietà, un impegno del genere non potrebbe essere utilizzato per mettere in discussione l’espressione pubblica e l’azione delle associazioni, ad esempio nel campo dell’accoglienza degli stranieri?

Insieme, ritengono che tutti questi vincoli e oneri amministrativi aggiuntivi ostacolerebbero il libero funzionamento delle associazioni in quanto risulterebbero sproporzionati rispetto agli obiettivi dichiarati.

Insieme, protestano solennemente contro queste disposizioni di sorveglianza e controllo notevolmente aumentate che minacciano specificamente la libertà di culto.

Insieme, chiedono che tali disposizioni siano esaminate a fondo nel contesto del dibattito parlamentare e che i loro testi di attuazione diano luogo a una consultazione approfondita.

Di conseguenza, l’Assemblea generale della Federazione protestante di Francia chiede al Consiglio di portare questo testo all’attenzione del Primo Ministro e dei Presidenti dell’Assemblea nazionale e del Senato; lo invita a perseguire attivamente e con tutti i mezzi la campagna di sensibilizzazione e di sostegno che ha lanciato con le autorità pubbliche; incoraggia le Chiese, comunità, opere e movimenti a mobilitare tutti i loro membri per diffondere a tutti i livelli il dossier “Allarmi e sfide protestanti” redatto dalla Federazione, facendolo conoscere in particolare a deputati e senatori e invitandoli a consolidare efficacemente i principi della Repubblica garantendo in particolare il rispetto della libertà di associazione e della libertà di culto».

Già mesi fa la Federazione aveva esplicitato i punti critici della riforma, esprimendosi in tal modo:

«Il “contratto di ingaggio repubblicano” previsto dall’articolo 6 della nuova legge minaccia la difesa e la capacità di azione delle associazioni “1901” subordinando il pagamento dei sussidi pubblici al rispetto della “tutela dell’ordine pubblico”. Questa vaga formulazione fa temere che le loro sfide a determinate politiche pubbliche saranno giudicate dai decisori politici come contrarie all’assegnazione di assistenza finanziaria quando mettono in discussione l’ordine stabilito. Tale rischio è ancora più evidente con riguardo ad alcune forme di impegno che vengono rapidamente riclassificate come reati, in particolare nell’ambito dell’esclusione e dell’accoglienza degli stranieri.

 La verifica da parte dei servizi fiscali della regolarità delle ricevute rilasciate dalle associazioni religiose rischia di violare la libertà di coscienza e la libertà di culto. Come tutte le altre organizzazioni che ricevono donazioni con la sola eccezione delle organizzazioni di finanziamento politico, l’articolo 11 prevede che esse siano tenute a fornire loro ogni anno un riepilogo complessivo dell’importo cumulativo delle donazioni e del numero di ricevute emesse. Tuttavia, se l’identità dei donatori non deve poi essere trasmessa, l’articolo 10 che definisce il quadro in cui viene effettuata tale verifica non impedisce ai servizi fiscali, una volta aperto un audit, di accedere al file nominativo conservato da associazioni religiose.

Costituisce violazione del libero esercizio della religione l’obbligo imposto dall’articolo 27 alle associazioni religiose di dichiararsi tali al prefetto al momento della loro costituzione e successivamente ogni cinque anni per poter beneficiare di determinate disposizioni fiscali. Significa creare un sistema di approvazione amministrativa. Quest’ultimo solleva ancor più interrogativi in ​​quanto lo stesso articolo prevede anche che il prefetto possa comunque revocare in ogni momento il beneficio di tali misure fiscali, per motivi fondati sul mancato rispetto delle disposizioni della legge del 1905 o dell’ordine pubblico.

 Le nuove disposizioni che pesano sulle associazioni religiose che ricevono contributi stranieri indeboliscono le più piccole. In particolare, all’articolo 33, comportano un obbligo costoso di certificare i propri conti, indipendentemente dalla soglia di diritto comune. In ogni caso è accompagnata da una sanzione per inosservanza da parte del capofila di un’associazione religiosa (o con oggetto religioso) degli obblighi contabili che gravano su di essa, senza equivalente per tutto il “1901”.

La Federazione protestante di Francia propone degli aggiustamenti al progetto su questi vari punti. Ma, più in generale, si interroga sulla compatibilità di un accumulo di tanti vincoli, discriminanti e spesso invadenti, con la libertà di associazione e il libero esercizio di culto garantiti dall’articolo 1 della Costituzione. Si attende che dal dibattito parlamentare derivi un migliore equilibrio e una maggiore correttezza della legge».