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Brasile. Tempi di impeachment…

379 firme di leader religiosi appartenenti a diverse confessioni cristiane e 17 organizzazioni e movimenti ieri a Brasilia hanno presentato alla Camera dei deputati la richiesta di impeachment contro il presidente della Repubblica Jair Bolsonaro per la gestione della pandemia di Covid-19.

Tra i firmatari ci sono vescovi e rappresentanti cattolici e evangelici: anglicani, battisti, luterani, metodisti e membri di altre confessioni. «Ufficialmente – si legge sul sito dell’Agenzia stampa cattolica Sir  – la Chiesa cattolica brasiliana non aderisce attraverso la Conferenza nazionale dei vescovi del Brasile in quanto tale, ma tra i firmatari ci sono due vescovi cattolici, presidenti di organismi ecclesiali e in quanto tali legati alla Cnbb: mons. José Valdeci Santos Mendes, vescovo di Brejo e presidente della Commissione per l’azione sociale, e dom Erwin Krautler, vescovo emerito dello Xingu e presidente della Repam del Brasile; inoltre, c’è un componente della Commissione brasiliana Giustizia e pace, Carlos Daniel Dell Santo Seidel». Primo firmatario della richiesta, scrive il Sir, è ´«Inácio Lemke, il pastore luterano presidente del Consiglio nazionale delle Chiese cristiane del Brasile (Conic); il secondo Naudal Alves Gomes, primate della Chiesa episcopale anglicana». Tra i teologi Loonardo Boff, Frei Betto, Agenor Brighenti, Marcelo Barros.

Tra gli organismi, invece: il Consiglio nazionale del laicato del Brasile (Cnlb), il Centro nazionale di fede e politica Dom Hélder Câmara, la Gioventù francescana; e poi numerosi parroci, religiosi e religiose, operatori pastorali.

L’accusa, contenuta in una trentina di pagine, «riguarda il comportamento tenuto da Bolsonaro nella gestione del Covid-19, definito “criminale” e contro la Costituzione brasiliana. Nella ricostruzione di quasi un anno di politica brasiliana, il documento parla di smantellamento del sistema pubblico sanitario, pratiche di disinformazione, di minimizzazione e di demonizzazione delle istituzioni scientifiche, mancanza di attenzione alle popolazioni indigene nella recente gestione del vaccino, di espressioni negazioniste usate spesso dal presidente».