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Nasce la Carta dei principi dell’Islam in Francia

L’idea era nell’aria da tempo, ma l’episodio che ne ha reso evidente l’urgenza è stata la barbara uccisione, lo scorso ottobre, di Samuel Paty. Professore di Storia, Geografia ed Educazione Civica alla scuola media, è stato decapitato da un giovane rifugiato musulmano ceceno per aver mostrato in classe delle vignette della controversa rivista Charlie Hebdo, per spiegare ai suoi allievi i principi della Repubblica.

I ragazzi avevano capito le intenzioni del loro professore, ma alcuni genitori no, e la notizia data in pasto ai social ha scatenato le reazioni che poi hanno portato all’omicidio.

Di fronte a quell’atto, è parsa chiara la necessità di fare qualcosa: il presidente Emmanuel Macron ha chiesto un pronunciamento chiaro al Consiglio francese del culto musulmano (Cfcm), organo che rappresenta i musulmani (ma non tutti) a livello nazionale, fondato nel 2003 dallallora ministro dellInterno Nicolas Sarkozy nel tentativo di dare forma più organica alla presenza musulmana in Francia, il Paese occidentale dove questa religione è più presente.

A distanza di qualche mese, dopo un dibattito interno molto acceso, è nata la “Carta dei principi per l’islam di Francia”, accolta molto favorevolmente dal presidente Macron, che ha ricevuto i rappresentanti del Cfcm all’Eliseo lunedì 18 gennaio.

Il Cfcm non è un’entità compatta, al contrario è attraversato da profonde divisioni, come dimostra il fatto che solo cinque delle otto federazioni che lo compongono hanno sottoscritto il documento (che si può leggere sul sito del Cfcm). Chi non lo ha firmato ritiene che la “Carta” possa indebolire «i legami di fiducia tra i musulmani francesi e la nazione».

Il documento dovrà essere fatto proprio dalle singole moschee e quindi avere un’applicazione “dal basso” che al momento non si può prevedere: delle circa 2400 moschee presenti in Francia, infatti, due terzi non si riconoscono nel Cfcm, e soprattutto non esiste un vincolo gerarchico.

Si tratta tuttavia di un tassello importante: per il presidente del Cfcm, Mohamed Moussaoui, l’approvazione di questo documento costituisce «un passo storico»  ma molto lavoro resta da fare. A cominciare dalla creazione di un “Consiglio nazionale degli imam” per certificare la preparazione ma soprattutto lorientamento degli imam, tutelando quelli “con le carte in regola” dalle derive settarie di imam autoproclamatisi tali, con il rischio di far finire tutti, erroneamente, nello stesso calderone del “fondamentalismo islamista”.

Il documento ha obiettivi importanti e certamente ambiziosi: nei suoi dieci articoli afferma la «compatibilità» della religione musulmana con la Repubblica, e la volontà di combattere il fondamentalismo e la «strumentalizzazione dell’islam a fini politici», oggetto dell’articolo 6, così come uno dei punti più dibattuti, la volontà di porre fine alle «ingerenze» straniere, che passano anche attraverso finanziamenti («qualunque finanziamento dall’esterno deve iscriversi nell’assoluto rispetto delle leggi in vigore e non dà ad alcuno il diritto di interferire, in modo diretto o indiretto, nell’esercizio del culto musulmano in Francia»).

Nei titoli degli articoli 3, 4 e 5 emergono i capisaldi della République: liberté (che è anche libertà di coscienza, di cambiare religione o di non credere), égalité (che è anche parità tra uomini e donne) e fraternité (contro razzismo, discriminazione e odio, antisemitismo, omofobia, misoginia). Altri articoli sono dedicati a ragione e libero arbitrio (7), laicità (8), concludendo con il contrasto all’islamofobia ma anche alle «false informazioni» a essa legate, sottolineando che gli atti ostili «sono opera di una minoranza estremista che non può essere confusa né con lo Stato né con il popolo francese».

 

Foto: la Grande Moschea di Parigi (foto via Istock)