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La scelta di Dio di essere grazia per noi

I traviati di spirito impareranno la saggezza e i mormoratori accetteranno l’istruzione
Isaia 29, 24

Se poi qualcuno di voi manca di saggezza, la chieda a Dio che dona a tutti generosamente senza rinfacciare, e gli sarà data
Giacomo 1, 5

Chi è pazzo può chiedere di essere esentato dalle missioni di volo, ma chi chiede di essere esentato dalle missioni di volo non è pazzo”: così recitava l’immaginario ‘Comma 22’ del regolamento dell’aviazione militare degli Stati Uniti nell’omonimo romanzo di Heller. Il Comma 22 è diventato un simbolo di qualunque situazione da cui non si può uscire, ma in cui si rimane impantanati.

Per certi versi anche il versetto di Giacomo che stiamo condividendo oggi potrebbe far intravedere una circostanza simile: è giusto chiedere saggezza al Signore se ci manca, ma se non siamo saggi, come possiamo fare ad accorgerci che… la saggezza ci manca? È un dilemma. 

L’unica via d’uscita è lasciar perdere il nostro punto di vista e rifarsi al vero soggetto di questi versetti: Dio. L’Apostolo descrive Dio come colui che dà, colui che dona: è in questa scelta di Dio di essere grazia, di essere dono prima di ogni nostra possibile richiesta, la nostra uscita dall’impasse.

In Dio non scopriamo una nostra mancanza, l’essere senza sapienza, ma scopriamo di essere già stati i destinatari, di aver già ricevuto la sapienza prima ancora che ci accorgessimo di averne bisogno. E come parliamo della sapienza, così potremmo parlare di ogni altro dono che riceviamo da Dio: noi crediamo in Dio, in primo luogo non perché abbiamo cercato con tutte le nostre forze di credere, ma perché la fede ci è donata; noi amiamo non per un nostro sforzo personale, ma perché, prima di ogni nostro possibile tentativo di amare, abbiamo sperimentato che cosa significhi essere amati da Dio.

Chiediamo dunque a Dio di accompagnarci con i suoi doni nella nostra vita di fede, ma ricordiamo che la nostra richiesta è già segno di un dono ricevuto.