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Festival Biblico 2021 dal 24 gennaio

La voglia di incontrarsi e confrontarsi è sempre più forte, particolarmente per chi organizza e partecipa a un festival che ha alle spalle ormai un percorso consolidato come il Festival Biblico.

La XVII edizione si terrà a partire dal 24 gennaio sul tema della fratellanza e promette di dare uno sguardo aperto e fraterno, come sempre, a tutti, di qualsiasi confessione, credenti e non credenti. Sicuramente il programma coinvolgerà anche la Chiesa Valdese che, come dice la direttrice, Roberta Rocelli, «con questo tema non può non esserci».

Il festival, che ormai è adolescente, è nato a Vicenza per volere degli attuali promotori: la Diocesi di Vicenza e la Società San Paolo. Alla base una riflessione sul calo delle presenze nei luoghi di culto che ha spinto gli ideatori a invertire la direzione e portare la riflessione sulla Bibbia fuori dai luoghi preposti: nelle piazze e fuori dalle mura di un tempio.

«Quella di portare la sacra scrittura nelle piazze – racconta la direttrice Roberta Roccelli – fu un’intuizione vincente. Legare il tema delle Sacre Scritture alla modalità culturale, agli incontri, ai dibattiti, ai concerti e performance artistiche, vide la cosa funzionare, amalgamarsi sempre di più. Ne risulta un evento con due anime, quella festivaliera e quella delle Sacre Scritture, funzionare molto bene insieme. Il pubblico che fino ad oggi continua a seguire il festival è vasto ed eterogeneo; è curioso, non si divide tra credenti e non credenti di una particolare confessione. È un pubblico che si pone delle domande sulla contemporaneità e lo fa anche in relazione alla Bibbia. Tant’è vero che la mission del festival è questa: lavorare sulla contemporaneità anche alla luce di quello che le Sacre Scritture hanno da dire ma senza assumere delle verità confessionali o instaurare dei percorsi di carattere dogmatico, quanto spirituale e culturale».

Questo percorso vi ha avvicinato a nuove e diverse realtà religiose?

«La cosa buona è che il festival è che non nasce per dare delle risposte, ma per creare delle domande opportune, oggi soprattutto che stiamo vivendo dei tempi di grande spaesamento e incertezza. Il festival è deregolamentato per sua natura e consente di creare degli incontri che sono molto più fluidi e più flessibili, più ampi e aperti rispetto ai luoghi deputati alla fede. Per questo le tavole rotonde, le passeggiate culturali, hanno favorito la possibilità di incontrarsi tra movimenti religiosi di varia natura, e lì lavorare su una tematica comune che ogni anno il Festival Biblico sceglie. Questo si è rivelato vincente perché nel pubblico, parlo di un pubblico generico, c’è grande curiosità di capire cosa hanno da dire le religioni; la spiritualità rimane un grande punto di riferimento tanto più in tempi come questi. C’è la voglia di capire cosa i libri sacri hanno da dare alla vita attuale, come si possono applicare, quali riferimenti danno. Per cui anche il confronto che porta nel consesso laico di un festival la presenza di più religioni, più movimenti, radici diverse di spiritualità, aiuta tantissimo nell’apertura della mente del cittadino qualsiasi».

Come viene declinato il tema della fratellanza?

«Ci sono stati due punti di partenza. Da un lato contestuale all’Enciclica “Fratelli tutti” che Papa Francesco ha scritto nel 2020. Poi abbiamo pensato: di cos’altro avremmo potuto parlare se non della fratellanza in un tempo come questo dove non possiamo guardarci, vederci, toccarci e starci vicino? Questo tema così delicato di cui tutti hanno sete, abbiamo pensato fosse da mettere al centro: una fratellanza a partire dalla paternità di Dio che ci accomuna, ma che vede anche tutti molto diversi. Perché la fraternità si crea nel momento in cui riconosciamo l’alterità dell’altro. Oggi questo rischia di essere così tanto vissuto nelle diversità, da essere privatizzato anche nella fede fino a non distinguere più cos’è diverso da cosa non lo è. Perché tutto è diverso! Non riconosciamo più una via comune. Per trattare questo tema abbiamo individuato alcuni ambiti per non disperderci nell’argomentazione: da un lato un approfondimento biblico teologico che ci è proprio, dall’alto il tema dell’amicizia sociale così come la definisce anche Papa Francesco nell’Enciclica, cioè il come stiamo insieme, come viviamo e come ci relazioniamo, cosa cerchiamo negli altri, quali sono i bisogni che abbiamo; poi c’è un affondo antropologico e filosofico che va a disegnare i bisogni contemporanei dentro questo tempo di incertezza, una linea dedicata ai movimenti religiosi proprio per capire come questi vivono il tema della fratellanza e se possono essere una via di respiro e di vocazione per tante persone. C’è necessariamente l’ambito geopolitico con uno sguardo ai conflitti e tutto quello che fraternità non è, quindi la guerra, l’isolamento, le distanze le disuguaglianze. Infine tutto il tema, più economico, di uguaglianze e disuguaglianze. Un tema ampio ma quello che secondo noi più di tutti parlava di come non riusciamo e non possiamo essere adesso».

Come si segue il festival e a quando il programma dettagliato?

«Domenica 24 gennaio alle 19 siamo in diretta facebook con la poetessa Mariangela Gualtieri, padre Bernardo Francesco Gianni, l’abate della comunità di San Miniato al Monte ed Edoardo Camurri, conduttore radiofonico. Sarà una conversazione sul tema “Siete tutti fratelli”. A marzo e aprile ci saranno delle iniziative sempre sulle pagine social e dal sito festivalbiblico.it tutto in digitale con meditazioni, dialoghi e podcast audio. Dall’11 al 27 giugno saremo nelle città coinvolte dal Festival Biblico che sono Vicenza, Verona, Padova, Rovigo, Vittorio Veneto, Treviso e le relative zone di provincia con iniziative tipiche da festival, sperando si possa fare tutto dal vivo, con dialoghi, incontri, performance artistiche sul tema della fratellanza. Faremo un Festival Biblico in villeggiatura, quindi ci sposteremo tra la pedemontana vicentina e un’altra località che stiamo cercando in Veneto, nel terzo e quarto week end di luglio. Infine fondiamo la Scuola del Pensare il 13 e 14 novembre, due giorni di approfondimento culturale-biblico dal vivo, per attrezzare le persone ad avere degli strumenti per formare il proprio pensiero critico dentro questa grande turbolenza informatica».