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Unità e riconciliazione nel primo giorno di Biden da Presidente

Il presidente eletto Joe Biden ha giurato sulla voluminosa Bibbia di famiglia ed è così diventato il 46 ° presidente degli Stati Uniti ieri mercoledì 20 gennaio.

È uno dei tanti modi in cui la religione ricopre sempre un ruolo centrale nelle attività inaugurali di insediamento del nuovo presidente degli Stati Uniti, in questo caso il secondo cattolico nella storia del Paese dopo John Kennedy.

«È un cimelio di famiglia e ogni data importante è scritta lì dentro», aveva detto Biden in un’apparizione di dicembre a “The Late Show with Stephen Colbert“. «Ogni volta che ho prestato giuramento per qualcosa, è stato fatto su quella Bibbia».

Copertina in pelle, fermagli di metallo e 13 centimetri di spessore – sua moglie, Jill Biden, l’aveva già tenuta con due mani, come fatto ieri, quando il marito aveva prestato giuramento come vice del presidente Barack Obama.

La vicepresidente Kamala Harris ha invece utilizzato due Bibbie sovrapposte, una usata da Thurgood Marshall, il primo giudice della Corte Suprema di origini afroamericane, e l’altra dall’amica di famiglia Regina Shelton.

Al di là dell’invocazione e della benedizione all’inaugurazione stessa e di un culto inaugurale virtuale oggi giovedì presso la Cattedrale di Washington, gli eventi non ufficiali sono stati e saranno per lo più online e molto diversi dai festeggiamenti degli anni precedenti.

Quattro anni fa, alcune chiese di Washington avevano aperto le loro porte a persone che volevano assistere all’insediamento del presidente Donald Trump. La chiesa presbiteriana di New York Avenue, ad esempio, aveva offerto agli spettatori il giorno dell’inaugurazione 2017 un grande schermo nella stanza in cui tradizionalmente ospita i senzatetto per la colazione della domenica.

Ma quest’anno, il blocco e le recinzioni di sicurezza nel centro di Washington dopo l’assalto del 6 gennaio al Campidoglio – così come le restrizioni pandemiche – hanno causato cambiamenti nei piani.

Dozzine di organizzazioni – tra cui Faith in Action, Multifaith Voices for Peace and Justice e International Society for Krishna Consciousness – stanno collaborando per “The People’s Inauguration“, un’iniziativa virtuale di 10 giorni che inizierà oggi, il giorno dopo l’insediamento. La serie di eventi è guidata da Valarie Kaur, un’attivista sikh e fondatrice del Revolutionary Love Project, che sarà una delle oratrici al servizio di preghiera interreligioso di oggi alla Cattedrale.

Il tema dell’unità è stato certamente il filo conduttore della giornata, con Biden che la citava e praticava in ogni aspetto della cerimonia, inclusa la visita in chiesa la mattina prima di recarsi a Capitol Hill: su invito del presidente, i legislatori di entrambi partiti politici – i senatori Mitch McConnell e Chuck Schumer, nonché i membri del Congresso come Nancy Pelosi, Kevin McCarthy, Roy Blunt e Steny Hoyer si sono seduti sui banchi con lui.

L’unità è tornata di nuovo ore dopo al Campidoglio degli Stati Uniti, quando Leo O’Donovan, sacerdote gesuita ed ex presidente della Georgetown University, ha pronunciato l’invocazione per la cerimonia di inaugurazione formale della presidenza Biden: «Veniamo a Dio ancora di più con speranza e con i nostri occhi rialzati di nuovo alla visione di un’unione più perfetta nella nostra terra». Un’unione di tutti i nostri cittadini per promuovere il benessere generale e assicurare le benedizioni della libertà a noi stessi e ai posteri. Abbiamo persone di molte razze, credo, background nazionali, culture e stili, una grande ricchezza per il nostro Paese».

Dopo aver citato Salomone e il Libro di Giacomo, ha nominato anche la recente enciclica “Fratelli Tutti” di papa Francesco: «Da soli rischiamo di vedere miraggi. Cose che non ci sono. I sogni, invece, si costruiscono insieme».

Dopo che Biden ha messo la mano sulla Bibbia di famiglia vecchia 127 anni e ha prestato giuramento, il neo presidente ha affermato che la sua «intera anima» è investita nel progetto di «riunire l’America, unendo la nostra nazione». Ha insistito che «la storia, la fede e la ragione» mostreranno «la via dell’unità». Ha citato sant’Agostino: «Un popolo è una moltitudine definita dall’ oggetto comune del loro amore».

Il cantante country Garth Brooks ha offerto un’esibizione dell’inno “Amazing Grace”, chiedendo ai presenti e al pubblico a casa di cantare insieme. Lady Gaga ha cantato l’inno nazionale, e Jennifer Lopez “This Land Is Your Land” prima di invocare in spagnolo «Libertà e giustizia per tutti».

Amanda Gorman ha letto una poesia con un riferimento a Michea 4: 4: «Siederanno ognuno tranquillo sotto la vite e sotto il fico e più nessuno li spaventerà, poiché la bocca del Signore degli eserciti ha parlato!».

È stata seguita da Silvester S. Beaman, pastore della Bethel African Methodist Episcopal Church a Wilmington, Delaware, che ha offerto una benedizione in cui ha invitato l’America a «fare amicizia con i soli, gli ultimi e gli esclusi» e ad «amare anche l’inamabile».

«Questa è la nostra benedizione», ha detto. «Che nasce da questi luoghi sacri, dove il lavoro degli schiavi ha costruito questi luoghi simbolo di libertà democrazia; tutti sono qui rappresentati: gli indigeni nativi americani;  coloro che hanno ricevuto di recente la cittadinanza; gli afroamericani,  quelli i cui antenati provenivano dall’Europa e da ogni angolo del globo; dai ricchi a coloro che lottano per farcela; per ogni essere umano, indipendentemente dalle sue scelte, questo è il nostro paese, e come tale insegnaci, o Dio, … a viverlo, ad amarlo, a essere curati in esso e riconciliati gli uni con gli altri».

 

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