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Marxismo e cristianesimo come il PCI non si aspettava

Il Pci avrebbe 100 anni. Ho vissuto gli ultimi 10 (reali), da evangelico fastidiosamente libertario. Per gli evangelici di sinistra il PCI non ha rappresentato la scelta preferita… ecclesiale, ideologico, sacramentale, concordatario, compromissorio, burocratico.

Non si negano meriti storici e spessore politico. Tuttavia il modo protestante di affrontare il tema fede e politica, per quel partito, è sempre rimasto ostico. Non riusciva proprio a concepire cristianesimo e marxismo come qualcosa di diverso da due ideologie (o culture) tra le quali cercare pratiche affinità etiche.

Incomprensibile dunque il percorso di un settore della minoranza protestante italiana, in larga parte valdese, che si svolse negli anni ’60 e che ho approfondito anni fa[1].

Non un dialogo tra massimi sistemi, in salsa catto-comunista, ma un confronto dialettico tra un cristianesimo  per il quale la scelta politica non è conseguenza diretta della fede (ma responsabilità di chi si ritiene salvato per grazia) e un marxismo che non si pone come dogmatica concezione del mondo (e apoteosi dell’umanesimo).

Un approccio teologico eredità forte della precedente generazione e degli scritti di Karl Barth. Un marxismo riletto nell’incontro con persone come Panzieri ed altri eretici del socialismo. La scoperta fu che il marxismo può assumere una valenza anti-ideologica così come il cristianesimo può rigettare la pretesa integralista. Il tutto senza esiti secolarizzanti, ma riportando Dio al centro del discorso teologico.

La lezione barthiana aveva aperto gli occhi sulla necessità di disfarsi delle tentazioni umanistiche, della ricerca di auto-giustificazioni religiose, delle confusioni sincretiste tese a sacralizzare idee ed eventi storici.

Le aperture del marxismo panzieriano, criticavano l’idea di progresso legato allo sviluppo infinito delle forze produttive ed ogni storicismo di sapore hegeliano.

Il centro di Agape[2] divenne luogo di incontro con esponenti che provenivano da esperienze nel PSI, tra cui Lelio Basso[3] e Raniero Panzieri.[4]

Basso porterà ad Agape la critica al leninismo mutuata dall’opera di Rosa Luxemburg. Panzieri spiegherà che il progresso sociale dipende dall’uso che si fa della scienza e che «non è affatto detto che una società socialista sia una società che comunque debba costruire razzi sempre più raffinati, sempre più potenti.»[5]

La rivista Gioventù Evangelica (G.E.) raccolse la teorizzazione di questa componente della gioventù protestante[6] e il gruppo Agape-G.E. approfondirà così il senso del legame con la teologia barthiana e il modo di rapportarsi al marxismo. Articoli su G.E. nei quali significativamente compaiono molto raramente i brani biblici di immediata traduzione politica (utilizzati dalle comunità di base cattoliche), a favore di alcuni che meglio chiariscono il centro del discorso teologico.

Poi nel ’67 G.E. la provocazione: il protestantesimo celebra il 450° anniversario della Riforma e G.E. dedica uno speciale al 50° della Rivoluzione d’Ottobre. Giovanni Mottura lancia lo slogan «ci confessiamo cristiani e ci diciamo marxisti»[7]. Lo scalpore suscitato[8] costringe Mottura a precisare, Sergio Rostagno lo aiuta: «proprio per il fatto che la teologia di Mottura e di altri si è nutrita dei testi di Barmen e di Barth, essa non ha mai detto che si debba ascoltare la voce della storia, ma al contrario ha sempre parlato di testimonianza da dare alla storia»[9]. La redazione di G:E. spiega la diversità dei piani e degli ambiti delle due affermazioni:l’una è una dichiarazione umana dietro la quale c’è una verità che è al di sopra della storia; l’altra è una autoclassificazione di carattere strettamente storico”. 

Pochi capiranno. E dopo il ’68 inizierà una perdita di coerenza. Non mancheranno richiami a quel pensiero, per esempio nella partecipazione protestante ai Cristiani per il socialismo[10], ma l’approssimazione teologica dilagherà.

Forse uno dei luoghi dove avvenne il confronto tra la linea Agape-G.E. e le nuove tendenze, fu l’esperienza di comune” che si ebbe a Cinisello Balsamo[11].

Forse rimane responsabilità della linea Agape-G.E. non aver proseguito, nel momento della radicalizzazione del ’68, nella sua funzione di mantenere viva la dialettica e la tensione tra teoria e prassi, tra fede e impegno politico, tra predicazione e azione.

[1] De Cecco, G., “Fede e impegno politico – Un percorso nel protestantesimo italiano”, Torino, Claudiana, 2011

[2] Il centro di Agape fu voluto dal pastore Tullio Vinay, che nel ’76 sarà eletto deputato indipendente nelle liste del PCI. (cfr. Vinay P., Testimone d’amore, Torino, Claudiana, 2009).

[3] Basso sarà al campo invernale ’57-’58 e tornerà nel ’61. Con lui Vittorio Rieser e Giovanni Mottura provenienti da un’esperienza con Danilo Dolci, ben sconosciuto alle chiese valdesi siciliane.

    [4] Panzieri nel ’61 partecipa al campo invernale e a quello estivo, in cui tenne la Relazione sul neocapitalismo” (in Panzieri, R., La ripresa del marxismo-leninismo in Italia, Milano, Sapere, 1972, pp.170-232).

[5] Panzieri, R., ib., p.228

[6] La partecipazione di Mottura, Rieser e Miegge alla redazione dei Quaderni Rossi di Panzieri e a quella di G.E., porterà a una singolare compenetrazione tra il primo groupuscle italiano e il groupuscle “barthiano”.

[7] Mottura, G., “Fede, profezia, rivoluzione”, Gioventù Evangelica, XVII, 11-12, 1967, p.5

[8] Valdo Vinay dirà che così ragionavano trent’anni or sono i cristiano-tedeschi seguaci di Hitler.” (Vinay, V., La vera profezia conosce solo la Parola di Dio”, Nuovi Tempi, I, 27, 1967, p.5) e consegnerà questa lettura alla storiografia valdese (Vinay, V., Storia dei Valdesi Vol. III, Torino, Claudiana, 1980, pp.442)

[9] Rostagno, S., Solo Cristo è risorto”, Nuovi Tempi, II, 2, 1968, p.5

[10] Rostan, M., in AA.VV., Cristiani per il socialismo, Roma, Sapere, 1978, vol.II, p.319

[11] Gruppo di protestanti guidati da Giorgio Bouchard. Dal settembre’68, costituirà una scuola serale, un programma di intervento sul territorio e, dal ’70, il “Circolo Jacopo Lombardini”. (cfr. Rochat,T., “Via Monte Grappa 62/b”, Venezia, Marsilio, 2010)

 

Foto: la “comune” di Cinisello Balsamo