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Ricucire il tessuto della democrazia con il dialogo

E pluribus Unum”, in latino “da molti uno”, è il motto nazionale degli Stati Uniti d’America, presente sullo stemma e sulle monete: talmente presente da passare inosservato – e, verrebbe da dire di fronti agli ultimi sviluppi della politica americana, inascoltato.

Recuperare il senso di unità è quindi un obiettivo fortemente sentito in questo momento, a livello di società civile ma anche di chiese, ed è infatti alla base della campagna “From Many, One” (che traduce in inglese proprio il motto di cui sopra) che prende l’avvio oggi, Martin Luther King Day, dalla Chiesa episcopale. Una iniziativa ideata ovviamente prima dell’attacco a Capitol Hill, ma che dopo i recenti avvenimenti trae ancora più forza.

L’obiettivo della campagna, riporta l’Episcopal News Service, è di tentare attraverso il dialogo (anche nei contesti più privati, familiari, o tra gruppi di amici e vicini di casa) di «colmare le intense divisioni che minacciano di lacerare le comunità negli Stati Uniti e oltre».

Il suggerimento è avviare queste «difficili conversazioni» a partire da quattro domande molto semplici: Chi ami? Che cosa hai perso? Dove ti fa male? Che cosa sogni?

Quattro interrogativi allapparenza quasi infantili (certo andrebbero benissimo anche per animare un incontro con dei bambini), che però hanno il pregio di essere molto concreti, e quindi di facilitare risposte altrettanto concrete e aprire, si auspica, la porta alla curiosità verso l’altro, all’ascolto e a una maggiore empatia e comprensione delle differenze.

Come ha commentato il vescovo Michael Curry, primate della Chiesa episcopale, profondamente convinto dell’importanza di un «impegno pratico sulla via dell’amore altruistico e sacrificale che Gesù insegnò», lanciando liniziativa, «la conversazione con altri, attraverso le differenze, non è semplicemente una cosa carina da fare. È una pratica spirituale dell’amore in azione. È così che ricuciamo il tessuto della nostra democrazia e della famiglia umana di Dio».

Per guidare passo passo le comunità in un confronto il più possibile onesto e aperto, ma sempre rispettoso, viene proposta una serie di risorse e idee per un dialogo a tu per tu, in gruppi ristretti o a livello comunitario, con il suggerimento di condividere l’esperienza attraverso un video, un’immagine o uno scritto (una preghiera, una poesia, una riflessione) durante la prossima Pasqua.

Il percorso è interessante quanto impegnativo, perché dalle quattro domande iniziali si aprono a cascata numerosi interrogativi, molti dei quali potrebbero fare da didascalia alle immagini dell’assalto al Campidoglio, ma anche a quelle del movimento Black Lives Matter o dei gruppi di volontari che soccorrono le persone migranti al confine con il Messico.

Andando oltre il primo livello, infatti, si possono sviscerare le questioni che più dividono il popolo americano e le sue comunità: Qual è la cosa più importante per te, per proteggere chi (o che cosa) sei disposto a batterti? E ancora: Che cosa ti fa stare sveglio la notte? Che cosa pensi si sia perso nella tua comunità, di che cosa senti la mancanza? Che cosa ti fa più arrabbiare? Per che cosa provi dolore o rabbia? E infine: che cosa speri per il tuo futuro, quello della tua famiglia, della tua comunità e nazione?