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Trump rimette Cuba fra gli “Stati canaglia”

Donald Trump nei suoi ultimi giorni di mandato presidenziale sta disseminando il sentiero del futuro inquilino della Casa Bianca di tante polpette avvelenate. L’ultima in ordine di tempo il reinserimento di Cuba fra gli Stati che Washington considera fiancheggiatori del terrorismo internazionale.

Prima che il Dipartimento di Stato degli Stati Uniti riportasse Cuba nell’elenco degli Stati “sponsor del terrorismo”, questa la definizione ufficiale, la Chiesa presbiteriana Usa si è unita ad altre 14 chiese e organizzazioni cristiane per protestare contro la mossa per il suo impatto sul popolo cubano.

«Designare Cuba come sponsor del terrorismo è non solo fuorviante, ma crudele», si legge in una lettera del 7 gennaio indirizzata al Segretario di Stato Mike Pompeo e inviata anche al presidente eletto Joe Biden. «Anche se non inasprirà le sanzioni esistenti sulle imprese statunitensi nel commercio con Cuba, danneggerà il popolo cubano, comprese le famiglie, le comunità e le congregazioni che sono  nostri partner».

I co-firmatari della lettera includono Church World Service, la Chiesa episcopale, la Chiesa evangelica luterana in America, il Consiglio nazionale delle Chiese negli Stati Uniti, la Chiesa unita di Cristo, la Chiesa metodista.

Il Dipartimento di Stato ha annunciato lunedì 11 gennaio di aver inserito nuovamente Cuba nella lista degli stati sponsor del terrorismo «per aver fornito ripetutamente sostegno ad atti di terrorismo internazionale nel garantire un porto sicuro ai terroristi». Il New York Times ha citato il ragionamento di Pompeo come incentrato sull’accoglienza da parte di Cuba di 10 leader ribelli colombiani, insieme a una manciata di fuggitivi americani ricercati per crimini commessi negli anni ’70, e il sostegno di Cuba al leader autoritario del Venezuela, Nicolás Maduro.

Ciò ha annullato la decisione del 2015 dell’amministrazione dell’allora presidente Barack Obama di aprire relazioni diplomatiche con Cuba. Da quando è entrato in carica nel 2017, l’amministrazione del presidente Donald Trump ha assunto una posizione più aggressiva nei confronti di Cuba, culminata nella mossa di lunedì, che secondo il Times complicherà il desiderio di Biden di tornare a relazioni più aperte. «Non c’è giustificazione per aggiungere Cuba a questa lista», dice la lettera ecumenica. «Sebbene gli Stati Uniti abbiano disaccordi politici con Cuba su una serie di questioni, queste questioni non sono correlate alla sponsorizzazione del terrorismo. L’aggiunta di Cuba all’elenco dei fiancheggiatori del terrorismo sarà percepita a livello internazionale come un gesto politico, che minerà la credibilità degli Stati Uniti sulla questione del terrorismo».

E la lettera afferma che la mossa aggraverà il dolore economico derivante dalle restrizioni sui viaggi negli Stati Uniti, dalle restrizioni sui soldi che i cubani americani possono inviare alla famiglia a Cuba, la pandemia COVID-19, le restrizioni statunitensi sulle spedizioni di petrolio a Cuba e le sfide economiche interne. «Poiché i nostri partner nelle chiese cubane – congregati, ministri e le loro comunità – sono gravemente colpiti da queste misure, chiediamo la loro fine» conclude la lettera. «La proposta di aggiungere Cuba alla lista non fa che peggiorare questa situazione e ferire coloro che già sopportano il dolore economico».