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Valdo Vinay, un “gigante” inesplorato

«Un gigante»: Fulvio Ferrario, decano della Facoltà valdese di teologia condensa così, in una parola, la figura di Valdo Vinay, pastore e teologo valdese, che sarà ricordato in un convegno organizzato dalla Facoltà (ovviamente online per le norme anti Covid: sulla piattaforma Zoom e in diretta Facebook sulla pagina di “Confronti”) venerdì 15 gennaio, dalle 18 alle 19,30. In effetti, dalla vita e dalle opere di Vinay emerge un personaggio di grande spessore e versatilità, una vita alla luce della fede, ma in tanti ruoli: pastore, predicatore, evangelizzatore, studioso, teologo, storico, impegnato nel dialogo ecumenico.

Ferrario, un personaggio davvero notevole

«Sì, un gigante quasi del tutto inesplorato. La cosa più ampia che esiste su di lui è l’articolo di Protestantesimo che ha scritto Paolo Ricca in occasione della morte, un pezzo dedicato alla sua opera storica».

Così questo convegno va a colmare un vuoto…

«No, perché ci sarebbe bisogno di molto di più per parlare di Vinay. Questo appuntamento nasce dal trentennale della morte che cadeva in novembre. In quel periodo, però, il calendario degli eventi era piuttosto pieno e allora abbiamo deciso di farlo slittare».

Il programma, però, è comunque indicativo della ricchezza di questa figura

«Ci sarà il Vinay teologo valdese di cui parlerà il professor Ricca. Il rapporto stretto con la Comunità di Sant’Egidio, dove predicava spesso e alla quale ha dedicato la sua storia della Riforma, sarà affrontato dal professor Riccardi, mentre il professor Mario Gnocchi illustrerà il rapporto con il Sae (Segretariato attività ecumeniche, ndr) di Maria Vingiani. Ma ci sarebbe da parlare di molto altro: del Vinay evangelizzatore e fondatore di comunità; del Vinay che ha dato il meglio di sé nel far conoscere il pensiero di altri, traducendo Lutero, Calvino Barth; il Vinay che nasce teologo sistematico e poi si trasforma in storico perché la Facoltà valdese lo chiama a insegnare storia; il Vinay che acquisisce una competenza tecnica come archivista e diventa un ricercatore di archivio. Senza dimenticare che ha fondato la biblioteca della Facoltà valdese, in quanto biblioteca scientifica».

Cosa ci lascia, qual è la sua attualità?

«Direi che c’è un aspetto in particolare da approfondire oggi, il più scomodo: Vinay delinea un esito infelice della missione protestante in Italia e lo fa in un momento in cui l’autostima del protestantesimo è ancora più profilata rispetto ad adesso. Ecco, sarebbe il caso di riflettere su questo, chiederci a che punto siamo, qual è la nostra vocazione (ammesso che ne abbiamo una), quale il rapporto con il cattolicesimo, quale il nostro ruolo nel Paese. Una riflessione che deve essere articolata, non possiamo accontentarci degli slogan».

Tratto da chiesavaldese.org