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La condizione delle minoranze sessuali in America Latina

André Sidnei Musskopf, teologo laico della Chiesa evangelica di confessione luterana in Brasile, dopo il dottorato ottenuto all’Escola superior de Teologia di São Leopoldo, nel Rio Grande do Sul, si è dedicato alla riflessione su religione e minoranze sessuali, scrivendo libri come “Uma brecha no armário – Propostas para uma Teologia Gay” nel 2005, “Via(da)gens teológicas – Itinerários para uma teologia queer no Brasil” nel 2012 e “Viado não nasce, estreia! Não morre, vira purpurina: Diversidade sexual, performatividade e religião” nel 2020. Attualmente è professore al Dipartimento di scienza della religione dell’Università federale di Juiz de Fora, nel Minas Gerais.

Qual è la condizione delle minoranze sessuali in America Latina, e in particolare in Brasile?

«In America Latina, coi governi considerati di sinistra degli anni 2000, sono stati compiuti significativi passi avanti nel riconoscimento dei diritti sessuali e riproduttivi. Nell’ultimo decennio, però, questioni collegate al genere e alla sessualità hanno giocato un ruolo politico chiave, anche nell’elezione di leader di estrema destra. L’impatto della campagna contro la cosiddetta “ideologia di genere” sui Piani di educazione in Brasile e sulla vittoria del “no” nel referendum sull’accordo di pace del 2016 in Colombia ne sono esempi emblematici. Ciò ha colpito la popolazione lgbtqia+, oggetto di una crescente violenza, e molti movimenti per i diritti sessuali hanno dovuto reinventarsi. Per riprendere l’iniziativa bisogna capire che genere e sessualità sono assi fondamentali per qualsiasi progetto di trasformazione sociale, politica ed economica. Non ci sarà giustizia sociale senza giustizia sessuale e di genere».

Come si sono sviluppati i gruppi cristiani lgbtqia+ nel continente?

«Anche questi si sono strutturati, hanno acquisito visibilità e ottenuto spazio negli anni 2000. Molti sono sorti in modo indipendente o legati alla Chiesa della Comunità Metropolitana (Icm), di matrice statunitense. I gruppi indipendenti oscillano tra il riprodurre una teologia tradizionale che risponde ai desideri di chi si è sentito costretto a lasciare la propria Chiesa d’origine e una teologia che radicalizza le questioni di genere e sessualità come elemento strutturante della riflessione e della fede vissuta nella vita quotidiana. Nel 2015 sono nate la Red de pastorales y teologías queer (RedlacQueer) e Conexión Queer: Revista Latinoamericana y Caribeña de Teologías Queer. Oggi c’è abbondanza di gruppi e Chiese “inclusivi”, con formati e prospettive diverse che evidenziano le molteplici possibilità e sfide attuali. Non sono però sono ben visti dalle Chiese tradizionali e nei circoli evangelici conservatori, che li ignorano o li indicano come prova di decadenza morale, nel caso di qualche leader religioso arrivando a campagne di persecuzione nei loro confronti».

Qual è il contributo specifico della riflessione latinoamericana alla teologia queer?

«Il contributo principale, sebbene prodotto in Europa e poco noto nel continente d’origine, è costituito dalla “teologia indecente” della quacchera argentina Marcella Althaus-Reid (deceduta nel 2009 a 57 anni). Formatasi nel contesto della teologia della liberazione e poi della teologia femminista latinoamericana, Althaus-Reid non solo interpella la teologia elaborata in America latina, ma, collegando diverse correnti di pensiero, offre elementi teorici e metodologici basati su quanto di meglio queste hanno prodotto per i contesti e le prospettive più diverse. La sua riflessione è legata alla prospettiva decoloniale e, in particolare, al femminismo decoloniale, secondo cui capitalismo e disuguaglianza di classe, razzismo ed eteropatriarcato si articolano come assi costitutivi dello stesso colonialismo vissuto e rivissuto in diverse parti del mondo.

Nella storia, l’America Latina ha prodotto e accumulato conoscenze fondamentali per mettere in discussione gli ordini vigenti. La rivalutazione della sapienza autoctona e il suo rapporto antropofagico con quanto viene dall’esterno come forma di resistenza indica strade alternative a quelle delle potenze imperialiste e colonialiste. La materia primordiale per la religione e la teologia proviene dalla vita quotidiana dei corpi che non contano e vengono scartati dalla logica del profitto, dell’accumulazione e della proprietà privata. Questa religione e questa teologia si fanno carne nelle preghiere, nelle poesie e nelle liturgie indecenti vissute in privato o gridate in pubblico, nella risignifazione del religioso da parte dei movimenti sociali in travestiti crocifissi che sfilano nelle manifestazioni dell’orgoglio lgbtqia+ o nelle performance sbrindellate di drag queen che incarnano angeli, santi, dee o qualsiasi altra cosa dia senso a ciò che non ha senso. Questa religione e questa teologia, per natura queer, sfuggono alle principali formulazioni teologiche riconosciute, ma sono presenti nel sospiro di chi cerca di sopravvivere, soprattutto in tempi di pandemia e di estremismo politico».