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Forza che rinasce

Il Signore, Dio, mi ha dato una lingua pronta, perché io sappia aiutare con la parola chi è stanco
Isaia 50, 4

Dio ci consola in ogni nostra afflizione, affinché, mediante la consolazione con la quale siamo noi stessi da Dio consolati, possiamo consolare quelli che si trovano in qualunque afflizione
II Corinzi 1, 4

Questo Natale nell’isolamento ha forse fatto capire che cosa provano le persone che sono sole anche nei Natali normali e di cui pochi si ricordano. La solitudine non è paragonabile all’afflizione, che si presenta come un ostacolo da affrontare; è piuttosto una condizione che, in mancanza di prospettive e di programmi da attuare, si rivela un peso. L’afflizione interrompe il nostro programma; la solitudine opprime quando non c’è più programma.

La nascita di Gesù attira i pastori che vivono ai margini e i magi che vivono fra gli stranieri; è subito occasione di incontri che annullano le distanze, perché apre la via verso la comunione futura. È subito motivo di annuncio; il Natale vive di quell’annuncio, quindi è stato vivo anche quest’anno: nell’isolamento, sapevamo che il programma di Dio non si interrompe, va avanti, anche nella solitudine e nell’afflizione. Va avanti, rompe la solitudine e permette di superare l’afflizione; crea comunione e offre nuove occasioni di vita, nuove possibilità per il nostro servizio.

La consolazione non è ripiegamento, è forza che rinasce, per la presenza accanto a noi del Signore, che ha sofferto, è morto ed è risorto; che soffre con noi e ci comunica l’energia della sua risurrezione. La consolazione che viene da Dio ha in sé la carica dell’esortazione, che ci scuote, ci incoraggia e ci spinge a proseguire il nostro servizio. Perciò si può trasmettere: chi è in questo modo consolato ha la forza e la credibilità per consolare chi incontra l’ostacolo dell’afflizione, perché non si fermi; chi è oppresso dalla solitudine, perché non si abbatta. Continuare è possibile, perché Dio ci rialza e ci sostiene.