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Il Natale in tavola alle Valli

Il Natale è forse la festività che più di tutte nell’immaginario comune evoca la convivialità. Il cenone e i pranzi, in famiglia o meno, sono occasioni importantissime di condivisione.

Facendo un passo indietro di qualche millennio, possiamo riconoscere una fortissima connessione tra cibo e atmosfera di festa anche nella Bibbia.

«La convivialità, nel mondo antico e non solo, significa relazione», racconta Gregorio Plescan, Pastore della Chiesa valdese di Bobbio Pellice. «Molti degli avvenimenti importanti del Nuovo Testamento, per esempio, si svolgono durante dei pranzi. Pensiamo alle Nozze di Cana, il primo miracolo di Gesù. O episodi anche visti come scandalosi, come quando Gesù incontra Zaccheo e gli dice che sarà ospite a casa sua. E non possiamo dimenticare che uno dei segni fondamentali della chiesa è la Santa Cena, che noi siamo abituati a vedere in una situazioni fuori dal contesto, rituale, ma che nasce in un pasto conviviale. Lo stare insieme per mangiare è quindi uno degli esempi più forti di relazione per la Bibbia».

Al centro della tavola, ovviamente, troviamo il cibo, declinato nella più vasta gamma di possibilità. Una varietà di scelta che oggi come oggi sembra ancora più ampia, anche in contesti apparentemente defilati come quelli delle valli valdesi.

Non possiamo certo affermare che esista una vera e propria “cucina tradizionale valdese”, ma qualcosa di comune tra le Valli c’è. Storicamente si trattava di zone montane, tutto sommato povere, in cui l’ingrediente principale dei piatti era la semplicità. Oggi invece qualcosa è cambiato, in particolare nella disponibilità di scelte.

Se da un lato il cibo può essere avere anche un valore identitario, dall’altro l’apertura a influenze esterne anche da parte del territorio alpino è significativa. Basti pensare a quanti ristoranti etnici sono ora presenti sul territorio, e che arricchiscono la tradizione locale con nuovi spunti.

Le tavolate potranno allora essere più ricche, o meglio, più composite, anche nel periodo natalizio. Forse è un segno di svecchiamento, forse di quanto in realtà territori che geograficamente possono sembrare marginali in realtà sanno inserirsi in circuiti globali. O forse, è segno che la convivialità e la condivisione sono veramente fondamentali per la costruzione di comunità e identità solide e radicate. Dietro ad ogni piatto stanno moltissime persone.