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Chiesa luterana polacca su restrizioni aborto: dialogo fra le parti e la Chiesa non imponga temi morali

La missione della Chiesa è di predicare il Vangelo e di plasmare le coscienze, «non di costringere, imporre la sua volontà o il controllo». Questa convinzione è al centro di una dichiarazione dei vescovi luterani in Polonia, che chiedono un dialogo pacifico tra il governo e i manifestanti che protestano contro le modifiche restrittive proposte alla legge sull’aborto del paese.

I vescovi della Chiesa evangelica della Confessione di Augusta in Polonia chiedono «rispetto reciproco», facendo appello a «chi è al potere a evitare di usare la forza e a cercare il compromesso necessario» nei rapporti con i manifestanti. I leader della Chiesa notano che le divisioni sulla recente sentenza della Corte costituzionale del paese hanno scatenato le più grandi proteste dagli scioperi generali organizzati dal sindacato Solidarnosc all’inizio degli anni ’80. A ottobre, il tribunale ha stabilito che l’aborto per grave malformazione del feto è incostituzionale, il che significa che l’interruzione di una gravidanza rimarrebbe consentita solo in caso di stupro, incesto o minacce alla vita e alla salute della madre. Il 2 novembre, dopo dieci giorni di manifestazioni nelle principali città del Paese, il governo sembra aver scelto di ritardare l’attuazione della sentenza non pubblicandola, come richiesto, nella sua gazzetta ufficiale. Ma le proteste e le partecipatissime manifestazioni non si fermano, nel timore che allo spegnersi dei riflettori internazionali il governo possa tornare all’attacco. Nella loro dichiarazione, i vescovi affermano che «non possono rimanere indifferenti a ciò che sta accadendo nella nostra società», aggiungendo che la Chiesa «deve ascoltare le domande, le lamentele e persino le urla delle persone».

«La teologia luterana, continuano, basata sulla dottrina della Riforma, punta a una netta separazione tra potere ecclesiastico e statale». La missione della Chiesa, insistono, è quella di testimoniare ma «non forzare certe soluzioni morali imponendole attraverso norme legali nella sfera dello Stato. Predicando il Vangelo della giustificazione per grazia mediante la fede, la Chiesa promuove un’etica della responsabilità basata sulla consapevolezza della libertà cristiana». I vescovi rilevano che la legge sull’aborto esistente, adottata ventisette anni fa, è «volta a proteggere il feto umano, garantendo allo stesso tempo la protezione della vita, della salute e della dignità di una donna incinta e garantendo la libertà di decisione in situazioni di scelte morali estremamente difficili».

La Bibbia insegna che «siamo stati dotati della libertà dei figli di Dio», dicono, il che implica sia «prendere decisioni per noi stessi che assumerci la responsabilità delle scelte fatte». La dichiarazione fa riferimento a una dichiarazione del Sinodo della Chiesa luterana in Polonia del 1991 che sostiene la «santità della vita, indicando allo stesso tempo che non è compito della Chiesa influenzare il legislatore per penalizzare l’aborto». L’insegnamento della Chiesa, sottolineano i vescovi, è incentrato sulla «formazione dei cuori e delle coscienze umane e sull’educazione».

I dirigenti della Chiesa aggiungono che le donne, «che hanno dovuto subire un aborto per motivi medici, a seguito di crimini o rischi potenzialmente letali», dovrebbero avere accesso a un’adeguata consulenza spirituale «e in nessuna circostanza dovrebbero sviluppare sensi di colpa». Allo stesso tempo, dicono, dovrebbe essere fornita un’assistenza completa alle famiglie «che raccolgono l’eroica sfida di crescere bambini con difetti genetici».

 

Photo: Jakub Zabinski (CC-BY-SA)