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Filippine, tutelare i diritti umani

Cresce la preoccupazione per le violazioni dei diritti umani nelle Filippine dopo l’entrata in vigore della nuova legge anti-terrorismo, firmata ai primi di luglio dal presidente Duterte. Si teme infatti che dietro la pretesa lotta al terrorismo (reato i cui confini sono stati nettamente ampliati, includendo anche il reato di “incitamento”) si nasconda un intento repressivo verso i dissidenti, favorito da un aumento dei poteri di sorveglianza, arresto e detenzione della polizia. I sospetti terroristi possono infatti essere sorvegliati (per 60 giorni), arrestati e imprigionati (per 24 giorni) senza mandato, e questo ha sollevato proteste sia all’interno del Parlamento, sia fra la popolazione civile, organizzazioni e chiese.

In pochi mesi, si sono già registrate diverse uccisioni di avvocati, leader sindacali, attivisti per i diritti umani, negoziatori di pace, semplici contadini. Sembra insomma ripetersi l’esempio di un’altra “guerra” messa in atto negli ultimi anni da Duterte, quella contro la droga, che secondo alcune fonti avrebbe già provocato 27.000 omicidi extragiudiziali.

Immediate le prese di posizione delle chiese locali e internazionali, anche sulla scia di episodi inquietanti come l’arresto per omicidio del pastore Dan San Andres, attivista per i diritti umani, nonostante la palese inconsistenza dell’accusa (nell’ora dell’omicidio stava celebrando il culto; ne avevamo parlato qui riportando le reazioni del Consiglio ecumenico delle chiese).

A fine settembre, poi, avevamo segnalato il monito della Comunione mondiale di chiese riformate (Cmcr – Wcrc) in occasione di un incontro online internazionale convocato dal Consiglio nazionale delle chiese del paese asiatico.

A tutto questo si aggiunge ora l’appello alla solidarietà dei partner internazionali della Chiesa unita di Cristo delle Filippine (Uccp), la più antica formazione ecumenica che dal 1948 riunisce diverse denominazioni cristiane (evangelici, metodisti…), in un “forum internazionale di solidarietà” tenutosi online martedì scorso, in cui è stata chiesta in particolare la creazione di una commissione internazionale indipendente per indagare sulle violazioni dei diritti umani nel Paese.

La Uccp ritiene che «la solidarietà dei suoi partner a livello nazionale e internazionale rafforzerà la sua testimonianza di fede nella lotta contro i poteri che tentano di offuscare la sua immagine e di danneggiare la Chiesa». Infatti, ha denunciato durante il forum, «decine di leader o membri di chiesa sono stati presi di mira, perseguitati, accusati di reati inventati, e persino uccisi. La strenua difesa dei diritti umani, il perseguimento della giustizia e della pace sono state considerate dallo Stato come posizioni anti-governative». L’appello del consiglio dei vescovi della Uccp è a sostenerli nelle richieste al governo Duterte: cessare le persecuzioni verso le chiese, abrogare la legge antiterrorismo, impiegare risorse preziose, ora destinate alla repressione armata, al soccorso delle popolazioni devastate dai tifoni e dall’emergenza Covid-19.

Lo riporta la Chiesa presbiteriana degli Usa (PcUsa), uno dei partner internazionali che hanno partecipato al forum internazionale di solidarietà, insieme, tra gli altri, al Consiglio ecumenico delle chiese (Cec), alla Comunione mondiale di chiese riformate, alla World Student Christian Federation, alla Conferenza cristiana dell’Asia (Cca), organismo ecumenico, quest’ultima, che comprende quindici nazionalità e oltre cento denominazioni.

Il Cec, in particolare, ha diffuso ieri un’ulteriore dichiarazione a sostegno della Uccp, un messaggio di solidarietà del segretario generale ad interim Ioan Sauca per il suo «incrollabile impegno a favore della giustizia e della pace del popolo filippino, per il rispetto e la protezione della dignità e dei diritti umani», richiamando la stigmatizzazione della chiesa a causa del suo «lavoro umanitario ed educativo verso le comunità rurali, urbane povere e indigene e la critica profetica alla situazione politica attuale», rifiutandosi «di esser messa a tacere». Un atteggiamento di fede e coraggio che tra l’altro, ha concluso Sauca, è «di potente ispirazione per la comunità ecumenica mondiale».

 

Photo: WCC