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Restiamo insieme

Avevamo “lasciato” i metodisti (Chiesa metodista unita – Umc) alle prese con una difficile situazione dopo l’impossibile accordo sull’accettazione di matrimoni e ministri omosessuali.

Nel febbraio 2019 si era tenuta una conferenza generale straordinaria su questo tema che divide dagli anni Settanta, cioè praticamente fin dalla nascita della denominazione, creata negli Usa nel 1968 dall’unione fra Chiesa metodista episcopale e Chiesa evangelica dei Fratelli. Erano stati presentati tre diversi “piani” ed era stato approvato, 438 voti a 384, il più tradizionalista (“Traditional Plan”). In sostanza, sono mantenuti nel libro delle Discipline i passaggi contro ministri apertamente gay o unioni fra persone dello stesso sesso, inasprendo le sanzioni per chi (come già avvenuto diverse volte) disobbedisca a tali prescrizioni.

All’inizio di quest’anno era arrivata la notizia della decisione dell’ala più conservatrice (presente soprattutto nei paesi africani e asiatici) di scindersi e creare una nuova denominazione: il nuovo piano avrebbe dovuto essere presentato nella Conferenza generale di maggio, in cui era prevista anche l’entrata in vigore in tutte le chiese afferenti alla Umc (anche al di fuori degli Usa) delle disposizioni. Ma come sappiamo, la pandemia ha costretto a rimandare di un altro anno, di fatto “cristallizzando” la situazione.

Non tutto però si è fermato. Al di fuori degli Stati Uniti, in particolare in Europa, la riflessione è proseguita per affermare una posizione diversa da quella maggioritaria. Nel Vecchio Continente si trovano tre Conferenze centrali: Europa centrale e meridionale, Nord Europa ed Eurasia, Germania. In quanto organo supremo per la rispettiva regione, queste sono responsabili delle decisioni formali e finanziarie relative alla chiesa, si riuniscono ogni quattro anni eleggendo (o riconfermando) il proprio vescovo.

Nella Conferenza centrale della Germania, di fronte all’assenza di unanimità sulla questione (circa 3/4 sono favorevoli alle benedizioni e ai pastori omosessuali, 1/4 no), si è deciso di organizzare una tavola rotonda” (l’articolo e i materiali si possono trovare qui) per elaborare delle proposte e cercare una via d’uscita da questo vicolo cieco. 

Il vescovo Harald Rückert (dal 2017 a capo della Conferenza tedesca) ha nominato i membri e coordinato i lavori, avvenuti in otto incontri dal 1° maggio 2019, la metà in modalità online.

L’obiettivo di questo lavoro, definito da Rückert «un traguardo importante per il cammino futuro della nostra chiesa in Germania», era provare a delineare un modo per continuare a stare insieme ed essere «una chiesa in cui possano convivere persone con visioni diverse». Nella consapevolezza che questo richiederà uno sforzo da parte di tutti: accogliere persone con convinzioni diverse è una sfida che impegnerà la denominazione nel futuro.

Fin dalla comunicazione dell’esito della Conferenza del febbraio 2019, la parte tedesca della Umc (o Emk, secondo la sigla tedesca) ha cercato «un percorso comune in questa dolorosa disputa».

Sono state quindi avanzate due proposte, ovviamente valide per l’area della Conferenza centrale tedesca, di modifica dell’ordinamento per quanto riguarda la questione del matrimonio e dell’ordinazione di persone omosessuali.

La prima è sospendere temporaneamente i divieti e le limitazioni legati all’accoglienza delle persone omosessuali nella vita della chiesa; la seconda mira a  riformare la “federazione comunitaria” all’interno della Chiesa metodista in Germania, a cui possono aderire singoli membri, chiese o distretti. Il profilo di questa alleanza è espressamente conservatore, soprattutto nelle questioni che riguardano la sessualità e il matrimonio. Su questo secondo punto non è stata presa una decisione, solo il Consiglio ecclesiastico, che si incontrerà i prossimi 20 e 21 novembre, può applicare queste modifiche fino alla prossima sessione della Conferenza centrale, che avrebbe dovuto tenersi in novembre ma è stata posticipata di un anno; i suoi membri sono stati però convocati in videoconferenza per pronunciarsi sulle proposte della tavola rotonda, peraltro approvate con ampio accordo, nonostante le posizioni molto diverse dei membri.

Un traguardo tutt’altro che scontato, ha osservato Rückert, definendolo «un miracolo», viste le discussioni anche accese che hanno accompagnato gli incontri, cui si sono aggiunte anche consultazioni nelle singole comunità e distretti.

L’intento di non separarsi era del resto emerso fin da marzo dello scorso anno, quando si profilava l’ipotesi di una divisione della denominazione. La preghiera del vescovo è di «non stancarsi di chiedere a Dio saggezza e coraggio». Senza avere paura di mettere in discussione la propria opinione e magari anche cambiarla, come osservato da alcuni membri della tavola rotonda.

L’invito, presentato «con umiltà e speranza», è di non arrendersi, ma continuare a seguire insieme la strada scelta «gli uni con gli altri e davanti a Dio, accettando le diversità come dono di Dio».