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Solidarietà criminalizzata

Frontiere, politiche migratorie e società civile tra l’Italia e la Francia: questo il titolo del seminario organizzato da FIERI (Forum Internazionale ed Europeo di Ricerca sull’Immigrazione) nell’ambito di Crocevia di Sguardi, rassegna che alterna proiezioni di film e documentari con relativi dibattiti a seminari in diretta, con l’obiettivo di creare un ponte tra il mondo della ricerca, le politiche e l’opinione pubblica alla luce dell’importanza di comunicare anche attraverso linguaggi non solo accademici.

L’incontro di oggi prenderà le mosse dal documentario Paroles de Bandit realizzato da Jean Boiron Lajous, visibile sulla piattaforma della rassegna da martedì 10 fino alla mezzanotte di oggi: si tratta di un lavoro che racconta la storia della Val Roja, zona di transito per molti migranti che cercano di raggiungere la Francia, attraverso le vicende di coloro che sono o sono stati illegali per difendere i diritti fondamentali delle persone. Il seminario sarà condotto dal pastore valdese di Susa Davide Rostan, in qualità di attivista della rete solidale Valsusa Oltreconfine, e dalla ricercatrice Daniela Trucco, studiosa e attivista sui temi del diritto in ambito migratorio.

«L’intervento di Daniela Trucco – spiega Davide Rostan – ha l’obiettivo di fornire un quadro di riferimento soprattutto legale sul tema della criminalizzazione della solidarietà, con riferimento in particolare alla situazione della Val Roja. Io porterò invece l’esperienza della Val Susa, che da anni si è aggiunta quale nuova pista per varcare il confine e ha portato alla formazione di una rete transfrontaliera di solidarietà che vede la partecipazione di molte realtà anche profondamente diverse tra loro». Una solidarietà che ha in parte colmato le lacune delle istituzioni e ha evitato un numero ancora maggiore di feriti o morti, oltre a costituire, soprattutto sul versante francese, una rete in grado di fare lavoro  di informazione  e  lobbying  a  livello  istituzionale.

La Val Susa e la Val Roja rappresentano due realtà in qualche modo assimilabili, dove si sono realizzate esperienze simili pur in contesti caratterizzati anche da profonde differenze «Indubbiamente la Val Roja rappresenta una realtà caratterizzata da numeri più alti e da un’attenzione mediatica superiore. D’altronde il passaggio del confine, soprattutto nella stagione invernale, risulta meno rischioso ma, ciò nonostante, il numero di incidenti e vittime risulta superiore. Inoltre in quella zona c’è una polizia francese molto più aggressiva e un sistema di respingimento molto più consolidato che in Val Susa»

Un flusso che, nonostante tutto, continua su entrambi i versanti, seppur con significativi cambiamenti nel tempo della tipologia dei migranti «Per quanto riguarda la Val Susa – spiega Rostan – inizialmente si trattava per la maggior parte di persone con la volontà raggiungere la Francia per ricongiungersi con parenti o amici o per altre ragioni, mentre dal decreto sicurezza in avanti l’obiettivo era di scappare dall’Italia dove la situazione si stava facendo più complicata. Da febbraio 2019, quando la Cassazione ha decretato che il decreto non avrebbe avuto effetti retroattivi, si è assistito a un nuovo rallentamento. Successivamente la maggior parte dei transiti è provenuta dalla rotta balcanica che rimane, a oggi, la tipologia più diffusa»

Il seminario sarà visibile sulla pagina Facebook e sul canale Youtube di Crocevia di sguardi a partire dalle 17.30.