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Aiuto ai migranti: in Francia assolto Pierre-Alain Mannoni

Il docente universitario di Nizza Pierre-Alain Mannoni è stato scagionato nei giorni scorsi da tutte le cause a suo carico. Nel 2016 era stato arrestato per aver salvato tre donne eritree ferite al confine italiano, in uno dei primi casi, insieme a quello di Cédric Herrou, che hanno contribuito a portare ampio dibattito sul tema dell’accoglienza, delle migrazioni, di un mondo solidale da contrapporre a una realtà di muri e chiusure.

L’attivista  è stato assolto da tutte le azioni penali intentate contro di lui dalla corte d’appello di Lione.

Sono stati tre anni di battaglie quelli che l’accademico di Nizza ha combattuto nei tribunali. «Sono molto felice e sollevato. È anche un sollievo per tutti coloro che mi hanno sostenuto in tutti questi anni», ha reagito Mannoni a caldo. «Era importante chiudere questo caso».

«I valori della fraternità sono valori solidi che non possono essere negoziati», ha ulteriormente sottolineato l’insegnante-ricercatore. «Sono orgoglioso di trasmetterli a mia figlia», al suo fianco mercoledì a Lione.

Anche il suo avvocato Maeva Binimelis ha detto di essere sollevata. «Questa è un’ottima notizia, la consacrazione del principio di fraternità», ha commentato dopo l’analoga decisione resa a maggio dallo stesso tribunale in favore del contadino della valle Roya Cédric Herrou, divenuto figura emblematica ini questa nobile causa.

Cinque mesi di reclusione con sospensione della pena erano stati chiesti il ​​23 settembre contro Pierre-Alain Mannoni, 49 anni, processato per il trasporto di tre migranti eritree dall’Italia. Le sue giovani passeggere sono statie arrestate con lui il 18 ottobre 2016 al casello autostradale di La Turbie (Alpi Marittime), a un pugno di chilometri dal confine di Ventimiglia.

Già assolto a Nizza in primo grado nel gennaio 2017, l’insegnante è stato poi condannato a due mesi di carcere con sospensione della pena dalla Corte d’Appello di Aix-en-Provence e aveva dunque presentato ricorso alla Corte Suprema.

L’alta corte aveva annullato la sua condanna nel dicembre 2018 e ha deferito il caso alla corte d’appello di Lione.

Il “principio di fraternità”, riconosciuto dal Consiglio costituzionale nel luglio 2018, aveva costretto il governo a riscrivere la legge specificando che, mentre l’assistenza all’ingresso nel territorio nazionale è ancora reato, l’aiuto alla circolazione interna e il soggiorno non sono punibili se effettuati per scopi umanitari e senza compensazione.

In un video pubblicato su Internet a gennaio  Mannoni che non si dichiara un attivista, ricorda le circostanze che lo hanno spinto a venire in aiuto delle giovani incontrare sulla strada di confine italo-francese, assicurando che si sia trattato di qualcosa di estremamente naturale. «Era inverno, era notte, faceva freddo. E loro erano ferite: una era gravemente ferita al ginocchio, zoppicava per il dolore, l’altra era ustionata alla mano. Non avevo programmato di andare a prendere persone ma non c’era nient’altro da fare se non salvarle. Non potevo lasciarle lì dove le avevo trovate».

 
Foto da bordeline-europe.de