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Pace duratura per i Rohingya sfollati

I bisogni dei Rohingya sfollati devono essere affrontati in modo più sostenibile, ha affermato Maria Immonen, direttrice del World Service, braccio umanitario e di sviluppo della Federazione luterana mondiale (Flm), che da dodici anni fornisce aiuti umanitari e per lo sviluppo ai Rohingya nello stato di Rakhine, in Myanmar, e dal 2017 a Cox Bazaar, il campo profughi dei Rohingya in Bangladesh. In un’intervista rilasciata alla Flm, la Immonen ha parlato della situazione nei campi e dell’impatto del COVID-19.

Durante la sua carriera Maria Immonen ha visitato molti campi per sfollati, ma le condizioni di vita incontrate in Myanmar in una sua visita compiuta all’inizio del 2020 l’hanno letteralmente «scioccata». «Gli standard di igiene sono bassi. L’accesso all’acqua pulita è raro, soprattutto durante la stagione delle piogge. Queste condizioni non sono cambiate nemmeno dopo molti anni di sostegno umanitario alla popolazione. I servizi di base non sono ai livelli che dovrebbero essere e gli standard SPHERE (un insieme di principi e standard umanitari minimi in materia di igiene, cibo, alloggio e salute) non possono essere implementati. È necessario più supporto», ha dichiarato la Immonen.

Purtroppo il verificarsi di episodi di violenza tra le parti in conflitto in Myanmar hanno un impatto grave e dannoso su tutta la popolazione del paese. I Rohingya, sia in Myanmar che in Bangladesh, non hanno accesso ai servizi e ai mezzi di sussistenza a causa della perdita della libertà di movimento. In Myanmar, inoltre, la minoranza etnica dei Rohingya non potrà esercitare il diritto di voto alle elezioni dell’8 novembre, perché ha perso i diritti di cittadinanza.

«Ciò – ha dichiarato Immonen – ha un forte impatto sulla dignità della popolazione colpita che non è in grado di vivere pienamente i propri diritti sociali, economici, culturali, civili e politici».

La diffusione del COVID-19, poi, ha aggiunto ulteriori sfide, legate in particolare alle restrizioni di accesso alle comunità bisognose. I lockdown e le quarantene complicano il lavoro umanitario e gli spostamenti nelle aree colpite, e le preoccupazioni per la salute e la sicurezza del personale e della popolazione generale aumentano. In quelle regioni i servizi sanitari sono già limitati, e una diffusione incontrollata del virus nelle condizioni già precarie dei campi profughi può avere conseguenze estreme per la popolazione.

«Il personale è rimasto sul posto dall’inizio della pandemia – aggiunge Immonen – e ha continuato in larga misura a fornire i servizi essenziali e salvavita ai Rohingya in entrambi i paesi. La maggior parte del nostro personale, costituita da persone del luogo, ha continuato il suo lavoro normalmente. Tuttavia, a causa delle gravi limitazioni ai movimenti, i normali periodi di congedo e ferie sono stati interrotti e persino i viaggi all’interno del paese sono diventati sempre più impegnativi, portando stress aggiuntivo a tutti gli interessati. La prospettiva a lungo termine della pandemia sta mettendo a dura prova tutti noi».

La Flm chiede a Myanmar, Bangladesh, Stati membro delle Nazioni Unite di affrontare le cause profonde degli sfollamenti e di continuare a sostenere i Rohingya all’interno e all’esterno del Myanmar e di continuare la ricerca di soluzioni durevoli e pacifiche. «Senza una pace duratura, c’è poca speranza per una vita dignitosa per tutti», ha concluso Immonen.

Photo: LWF/ Phyo Aung Hein