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Malcontento per la nomina del nuovo arcivescovo di Lione

Clamore e un certo malcontento ha provocato la nomina da parte del pontefice del nuovo arcivescovo della prestigiosa sede episcopale di Lione, la diocesi diventata in questi mesi oggetto delle attenzione dell’associazione “Tutte Apostole!”, creata per promuovere un reale coinvolgimento femminile in seno ai ruoli chiave della Chiesa cattolica e capitanata dalla teologa Anne Soupa, che proprio a scopo di accendere il dibattito in materia, aveva avanzato la propria personale candidatura all’arcivescovado.

Papa Francesco non ha certo nominato una donna alla guida della chiesa della terza città più popolosa di Francia, ed ha al massimo concesso un incontro fra il nunzio apostolico a Parigi e le sette donne francesi che in questi mesi si sono candidate a ruoli all’interno della Chiesa cattolica. la diocesi di Lione è scossa da anni dalle vicende che hanno portato alla rimozione del cardinale Philippe Barbarin, accusato di aver taciuto vari casi di pedofilia all’interno della diocesi lionese. 

Il nuovo arcivescovo, il sessantenne Olivier De Germay, proviene da una carriera militare, intrepresa prima della personale scelta nel 1990 di intraprendere studio teologici.

Polemiche in questi anni hanno scatenato le sue posizioni molto conservatrici in materia di unioni fra persone dello stesso sesso, posizioni che giungono fino a proporre “cammini di conversione” per omosessuali e lesbiche, accolte dunque sì in chiesa, ma solo di fronte a una chiara astinenza sesssuale e a all’avvio di una terapia per l’appunto “di conversione”. Al contempo è stato sostenitore delle veglie per la vita, omologo francese delle sentinelle in piedi italiane, gruppi ultra conservatori contrari a qualsiasi apertura in tema di aborto, divorzio, morale sessuale.

Il collettivo Tutte Apostole! esprime «la sua perplessità e la sua immensa delusione per la nomina del nuovo arcivescovo di Lione, Olivier de Germay. Ci chiediamo: quali segni di apertura, di abbandono dell’inter-io clericale, possiamo leggere nell’ arrivo di un vescovo che non nasconde la sua vicinanza all’Opus Dei, in una diocesi segnata da crimini e divisioni? Dove sarebbe stato esemplare mostrare la forza del Vangelo, Buona Novella di una Parola condivisa tra uomini e donne, papa Francesco sembra preferire confortare il ramo identitario dei cattolici. Quando vedremo una nomina per elezione di un membro del Popolo di Dio?»

Anne Soupa osserva: «Questa nomina perpetua un modo di governo maschilista e clericale che contribuisce ad allargare il divario tra società civile e Chiesa. Tuttavia, se non assegna alle donne responsabilità reali, la Chiesa cattolica scomparirà. E, se dobbiamo credere al background accademico di monsignor de Germay, nulla suggerisce che sia consapevole dell’urgenza dell’uguaglianza di genere. In particolare, esprimo le maggiori riserve sulla “teologia del corpo” promossa da Giovanni Paolo II, che non è né una teologia né una riflessione sul corpo».

 Sylvaine Landrivon, candidata all’episcopato e residente  a Lione, è molto preoccupata: «Lione soffre da anni delle ferite aperte lasciate dalla pedocriminalità che ha corroso la Chiesa, quella che sant’Ireneo voleva così bella. La nostra comunità voleva sanare le sue fratture, ritrovare il senso di ospitalità che l’ha resa famosa da più di cento anni grazie ai suoi eroi del cattolicesimo sociale. Speravamo in un “medico”, per una parola di “cura”, la diocesi ha tanto bisogno di essere placata. In questo senso, Anne Soupa ha indicato la via: quella di un’altra Parola, di un governo su un registro diverso da quello che ha rafforzato autostima e il silenzio deleterio. Papa Francesco ha deciso diversamente. Tuttavia, dobbiamo ascoltare la voce delle donne; non taceranno più».

Foto di Di Parsifall – Opera propria, CC BY-SA 4.0, veduta aerea cattedrale di Lione