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Una Chiesa sempre più integrata in Italia

Con il rinnovo dei vertici e l’assunzione di alcune importanti decisioni per il futuro, la Chiesa Evangelica Luterana in Italia (Celi), domenica 11 ottobre, ha chiuso la prima sessione del XXIII Sinodo. Il sinodo ha eletto un nuovo ufficio di presidenza, così come anche i tre membri laici del Concistoro. Ne parliamo con il decano della Celi, pastore Heiner Bludau.

– Intanto, come è stato ritrovarsi finalmente di persona? C’è voglia di ripartire? 

Per me personalmente, potersi incontrare realmente, da persona a persona e non attraverso internet, è stato qualcosa di molto importante. Potersi incontrare in presenza mi è stato d’incoraggiamento, mi ha dato nuova forza. E tutti i feedback che mi sono giunti da coloro che hanno partecipato dicono la stessa cosa. Certo, ci rammarica che qualcuno, causa Covid, non abbia potuto accettare l’invito. Molti dei sinodali hanno addirittura dichiarato che è stata la sessione sinodale più riuscita degli ultimi anni. 

Questa esperienza dovrebbe svolgere un ruolo importante nella riflessione su una futura digitalizzazione della Chiesa. Non c’è dubbio che dobbiamo migliorare e ampliare i nostri servizi e la nostra presenza digitale, e accolgo con favore le due decisioni prese a larga maggioranza dal Sinodo che vanno esattamente in questa direzione. Ma la digitalizzazione non è soltanto una questione tecnica. In questo processo non va comunque dimenticato che gli incontri reali, tra persone, hanno un’altra dimensione.

– Lei è quasi alla fine del suo percorso da Decano che terminerà nel 2022. Che chiesa ha trovato e che chiesa spera di lasciare?

Non proprio alla fine, visto che manca ancora un anno e mezzo… La questione più importante nel periodo passato è che ci definiamo sempre meno come chiesa tedesca in Italia e sempre più come chiesa luterana in Italia, come del resto stabilito dal nostro statuto fin dall’inizio. Per me è importante che questo posizionamento si rafforzi e sia vissuto come tale da una maggioranza sempre più ampia nelle nostre comunità. E non si tratta di una questione meramente linguistica, ma piuttosto di relazione con le altre chiese protestanti in Italia e di ecumenismo.  

– Leggo dal vostro sito che tra le altre cose, sono state concordate le modalità per promuovere lo studio di Teologia Evangelica in Italia per l’istituzione di un corpo pastorale Celi. Se non sbaglio oggi i vostri pastori sono formati nelle loro chiese tedesche. Può aiutarci a capire cosa avete in progetto?

Anche questo fa parte dello sviluppo che ho appena spiegato. Quanto più grande è la percentuale di italiani nella nostra Chiesa e più viviamo il contesto italiano nelle nostre comunità, tanto più importante diventa il fatto che i nostri pastori siano in grado di muoversi bene in entrambe le lingue fin dall’inizio del loro incarico. Già otto anni fa il Sinodo aveva deciso di costruire un corpo pastorale Celi, e di non limitarci solo ai pastori inviati in Italia con un mandato a tempo determinato. Quello che manca per ora sono i candidati. Per questo vogliamo dare più sostegno ai membri della Chiesa che sentono questa vocazione. Non è un’idea nata ieri, c’è già una vicaria che ha terminato gli studi presso la Facoltà Valdese a Roma.

– In Germania l’ecumenismo, in particolare il dialogo protestante-cattolico è in fase molto avanzata, si discute ad esempio di ospitalità eucaristica, anche se il Vaticano frena. In Italia i rapporti di forza sono molto differenti e il peso della chiesa cattolica si sente ancora forte in vari aspetti della vita pubblica e privata. Quale ruolo può ritagliarsi una chiesa di minoranza in Italia?

Come pastore luterano qui a Torino sono stato coinvolto fin dall’inizio in un gruppo ecumenico che non solo promuove ma pratica l’ospitalità eucaristica. In molte altre comunità luterane si coltivano stretti contatti ecumenici. Come Chiesa vista nel suo insieme, potrebbe rivelarsi utile nel contesto italiano il fatto che molti dei nostri membri e dei nostri pastori abbiano alle spalle esperienze molto diverse da quelle che poi trovano qua, visto che vengono da una situazione, come quella tedesca, non di diaspora ma di parità tra le confessioni. Questa prospettiva potrebbe arricchire gli incontri ecumenici in Italia. In questo senso la Celi si presta da utile punto di collegamento tra le chiese protestanti da un lato e la Chiesa cattolica dall’altro.

Fot: Pietro Romeo