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Nagorno, equilibri geopolitici

Anche se raramente, nell’immenso groviglio globale che gli addetti ai lavori chiamano “geopolitica”, può capitare di avere qualche – presunto – riscontro oggettivo.

Almeno in apparenza, qualche tassello sembrerebbe (condizionale d’obbligo) andare a collocarsi al posto giusto. O meglio: dove ci si aspettava di trovarlo.

Appariva infatti assai incongrua l’ipotesi, da più parti formulata, di un Iran deciso schierarsi con l’Armenia nel conflitto con l’Azerbaijan.

Incongrua soprattutto pensando che in entrambi i Paesi, Iran e Azerbaijan, è prevalente la fede sciita.

Ora, stando almeno alle dichiarazioni di alcuni autorevoli esponenti politici iraniani «l’Iran non sceglie l’Armenia a sfavore dell’Azerbaijan».

Lo sostiene il giornalista Raman Ghavami, aggiungendo come invece sia «probabile che dovremo assistere a una significativa collaborazione tra l’Iran, la Turchia, l’Azerbaijan (e presumibilmente anche la Russia a questo punto, nda) sia sull’Armenia, sia su altre questioni che interessano la regione».

Si andrebbe infatti configurando un nuovo livello di sostanziale collaborazione nelle relazioni tra Azerbaijan e Iran. Addirittura Teheran avrebbe già richiesto all’Armenia di “restituire” (nientemeno ?!?) il Nagorno-Karabakh a Baku.

Per Raman Ghavami appare scontato che l’Iran «da sempre preferisce rapportarsi con gli azeri sciiti piuttosto che con gli Armeni». Come avveniva già molto prima dell’insediarsi del regime degli ayatollah. 

A tale riguardo riporta l’esempio della provincia dell’Azerbaijan occidentale (posta entro i confini iraniani) che in passato era abitata prevalentemente da curdi e armeni.

Ma tale demografia venne scientificamente modificata, nel corso del XX secolo, dai vari governi persiani che vi trasferirono popolazioni azere. Sia per allontanarvi i curdi, sia per arginare gli effetti collaterali del contenzioso turco-armeno entro i confini persiani. 

Molti armeni e curdi vennero – di fatto – costretti a lasciare le loro case. 

Inoltre, in tale maniera, si creava una artificiosa separazione tra le popolazioni curde di Irak, Turchia e Siria e quelle in Iran.

Cambiando anche la denominazione geografica. Da Aturpatakan a quella di Azerbaijan occidentale.

Altro elemento di tensione tra Erevan e Teheran – sempre secondo Raman Ghavami – deriverebbe dal ruolo della chiesa armena nell’incremento di conversioni al cristianesimo da parte di una fetta di popolazione iraniana. 

Da sottolineare poi l’importanza vitale, per un paese come l’Iran sottoposto a sanzioni, dei legami finanziari con l’Azerbaijan. Ricordava sempre Raman Ghavami come, non a caso, la succursale della Melli Bank a Baku è seconda per dimensioni soltanto a quella della sede centrale di Teheran.

Secondo il giornalista, un altro elemento rivelatore è il modo in cui, rispettivamente, Baku ed Erevan hanno reagito alla cosiddetta “Campagna di massima pressione” sull’Iran in materia di sanzioni. 

 Mentre gli scambi commerciali tra Armenia e Iran si riducevano del 30%, quelli con l’Azerbaijan si intensificavano.

Ad alimentare la tensione poi, il riconoscimento da parte dell’Armenia di Gerusalemme come capitale di Israele.

Una avventata presa di posizione di cui Erevan potrebbe in seguito essersi pentita. Vedi il successivo contenzioso (e ritiro dell’ambasciatore) a causa della vendita da parte di Israele di droni kamikaze IAI HAROP all’Azerbaijan. 

Ulteriore complicazione (ma questa era forse prevedibile) la notizia che sarebbero già in atto scontri armati tra i mercenari di Ankara inviati in Azerbaijan (presumibilmente jihadisti, sicuramente sunniti) e gli azeri sciiti.

Insomma, al momento nulla va dato per scontato in tema di alleanze. Staremo a vedere.

 
Foto di Adam Jones