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Adriana Zarri e le altre

Credo che noi abbiamo un concetto molto intellettualistico della fede. La fede non è necessariamente credere nell’esistenza di Dio, nella divinità di Cristo, nella risurrezione, nei cosiddetti contenuti di fede. La fede è soprattutto un atteggiamento di ascolto, di disponibilità».

Basta questa affermazione rilasciata nel corso di un’intervista alla radio e tv Svizzera per individuare in Adriana Zarri una teologa capace di raggiungere la sensibilità di moltissime persone. Anche, e forse preferibilmente, non credenti in senso stretto.

Ma Adriana Zarri è stata anche molto altro: giornalista e scrittrice innanzitutto; una donna che non ha mai fatto mancare il suo punto di vista sulle questioni più secolari. Lei e Marisa Galli furono le uniche credenti firmatarie del documento per la richiesta di abrogazione degli articoli del codice Rocco, il codice penale stilato durante il ventennio fascista. Una firma che appoggiava il superamento dell’aborto come grave delitto contro la purezza della razza.

Una spiritualità, la sua, lucida, moderna, quasi scientifica che l’ha portata a condurre una vita semplice ma ricca di incontri e bellezza, proprio nel senso mondano del termine.

Basterebbe anche solo ricordarsi di quante altre teologhe ci vengono in mente. Ci sono grandi nomi di pensatrici e religiose donne nel corso della storia, il cui ruolo la chiesa ha riconosciuto, a posteriori. Lei, che ci ha lasciato solo dieci anni fa, è stata accolta come illuminata pensatrice e teologa dai suoi contemporanei.

Adriana Zarri insieme ad altre 4 donne , sono le protagoniste di un nuovo format che è partito a Torino e prosegue fino al 17 dicembre, al Polo del 900. Si chiama 9cento Storie e ci racconta il ‘900 attraverso cinque figure che con il loro lavoro e la loro storia hanno lasciato molto anche a noi contemporanei.

Ne parla Claudia Bianco, project manager del Centro studi Piero Gobetti.

Come nasce questo progetto?

«Parlando con il nostro direttore abbiamo avuto l’idea di riattraversare il secolo breve dal punto di vista delle donne e soprattutto dal punto di vista di quelli che sono stati i momenti salienti attraverso cui la storia ha fatto dei passi avanti. Abbiamo deciso insieme a tutti gli altri enti del polo che sono partner di questo progetto, di raccontare la vita, il vissuto di queste grandi donne che hanno segnato la politica, la scienza, la teologia, la letteratura e la filosofia».

Come le avete scelte?

«Le abbiamo scelte cercando di pensare a quelle figure che nei nelle varie materie e discipline hanno dato un contributo importante. Rosa Luxemburg, Hannah Arendt, Elsa Morante, Adriana Zarri, Rita Levi Montalcini hanno fatto proprio questo: hanno dato un contributo nelle rispettive discipline e sono donne che ancora oggi ispirano nuove generazioni».

Perché Adriana Zarri?

«È una delle figure che è stata individuata dai partner di progetto, la Fondazione Donat Cattin; si tratta di una teologa, pensatrice e visionaria che ha dato un importantissimo contributo sul concetto di spiritualità nel ‘900. Nel podcast, negli appuntamenti che andremo a realizzare abbiamo pensato di raccontare questa prospettiva spirituale ma al femminile».

Come si svolgeranno gli eventi?

«Date le criticità del momento abbiamo deciso di organizzare un format ibrido, tra il digitale e il reale. Tutto il progetto è accompagnato da eventi in presenta che si tengono al Polo del 900, ma a cui è possibile partecipare anche in digitale attraverso le dirette streaming di Facebook. Oltre a questo tutto il progetto 9cento Storie ha una forte connotazione digitale perché prevede un podcast che si può ascoltare liberamente, ognuno dedicato a queste cinque figure. Ci saranno anche dei video all’interno dei quali abbiamo deciso di chiedere a delle giovani politologhe, giovani teologhe, e scrittrici cosa significhi fare quella professione oggi e in che modo queste grandi figure sono state fonte di ispirazione».

Che momento è per parlare di donne, per riscoprire la storia di alcune di loro e valorizzarla?

«È un momento importante, noi in qualche modo come Centro Gobetti e Polo del 900 cerchiamo sempre di pensare a delle iniziative che possano rendere forte la connessione tra l’attualità e il passato, riflettendo su quello che è il contesto contemporaneo. Basta anche solo riflettere sul fatto che in Italia ancora oggi solo una donna su quattro ricopre ruoli dirigenziali.  In CdA abbiamo pensato fosse importante e che avesse un grande valore culturale fare emergere come ci sia un altro volto del ‘900, un volto in cui alcune donne hanno avuto la forza, la grinta, la passione e l’entusiasmo di lasciare un segno».