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Dare più vita ai giorni

«Dare più vita ai giorni», queste le parole usate da Giovanni Comba, presidente della Commissione Sinodale per la Diaconia in occasione dell’inaugurazione della nuova ala al Rifugio Re Carlo Alberto di Luserna San Giovanni. Struttura che ormai da alcuni anni è diventata punto di riferimento per come affronta le demenze e per come ha saputo coinvolgere anche tutto il territorio circostante in iniziative legate al tema demenza. 

La nuova struttura si inserisce in un contesto particolare come quello del Rifugio che ha una storia ultracentenaria ed è composto da varie strutture che fotografano l’evoluzione nel tempo dell’idea di accoglienza per persone anziane. L’ala è costruita su un piano solo, con un ampio giardino esterno e sarà dedicata alle persone con demenza che siano ancora in grado di partecipare alla vita “comunitaria” della struttura. Infatti se le stanze da letto rappresentano il luogo privato il grande spazio comune e la cucina sono pensati per vivere insieme. 

«Vediamo l’Otto per Mille come una restituzione alla società, non sono soldi nostri, sono soldi che devono ritornare in qualche modo a tutti» ha spiegato nel suo intervento la moderatora Alessandra Trotta. «Prendersi cura delle persone è un nostro obiettivo che si può raggiungere anche attraverso la creazione di spazi come questi». 

La nuova costruzione è figlia di un lavoro iniziato ormai diverso tempo fa dal direttore della struttura Marcello Galetti che nel corso degli ultimi anni si è confrontato con altre realtà italiane ed europee impegnate nel migliorare la vita delle persone affette da demenza. «Grazie alle reti e ai rapporti che abbiamo instaurato in questi anni siamo arrivati a questo risultato: un’ala diversa come concezione da quelle che solitamente si vedono in strutture residenziali. Nel 2016 assieme all’architetto Paolo Ferrero abbiamo visitato molte strutture in Italia e soprattutto in Olanda da cui abbiamo preso spunto. Il tutto è poi stato condiviso con chi lavora in Rifugio e con l’Asl To3». 

Il cantiere è durato circa due anni e la struttura occupa una superficie di circa 500 metri quadrati.  

A regime la struttura ospiterà 12 persone e vedrà l’occupazione di circa 5 operatori con adeguata e apposita formazione. La struttura è una sorta di “L”, con 12 posti divisi in 4 camere singole e 4 doppie, tutte poste su un lato così da evitare una qualsiasi somiglianza alla classica corsia da ospedale. Grande importanza è data agli spazi comuni (molto sopra gli standard richiesti dalla norma), alla luce naturale (ci sono diversi lucernari dai quali arriva luce naturale, mai diretta) e agli arredi. La nuova ala è una vera e propria casa costruita su misura dei suoi abitanti: ogni camera (cioè ogni abitazione, spazio privato per eccellenza) presenta un insieme di “simboli” (campanello, numero civico, targhetta, cassetta della posta, pellicola identificativa del proprio portoncino di ingresso, lampioncino individuale) che favorisce la personalizzazione, l’identificazione e di conseguenza l’orientamento autonomo. Gli elementi di arredo urbano, posti all’esterno delle stanze, intensificano la percezione dello spazio pubblico. Varcando la soglia invece, ogni posto letto ha un grande quadro retro illuminato: i comfort e le dotazioni tecnologiche ed ergonomiche si fondono in una progettazione che mira ad azzerare l’impatto ospedaliero e a esaltare il calore domestico. Il costo totale della nuova ala è stato di circa 800 mila euro coperti quasi totalmente da un fondo Otto per Mille in un primo tempo pensato per un altro progetto non andato in porto. 

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