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Bielorussia. La protesta e la cura reciproca

Il 9 agosto scorso migliaia di persone sono scese nelle piazze di Minsk, la capitale della Bielorussia, per protestare contro la schiacciante vittoria alle elezioni presidenziali del presidente uscente Alexander Lukashenko, che governa il paese dal 1994 ed è considerato “l’ultimo dittatore d’Europa”. Le manifestazioni contro il Governo, accusato di brogli e manipolazioni dei risultati elettorali, sono state represse dalla polizia con la violenza: ci sono stati alcuni morti, centinaia di feriti, persone scomparse o messe in carcere; sono stati denunciati casi di tortura e maltrattamenti di detenuti, oltre a casi di abusi sessuali e stupro. Qual è l’attuale situazione nel Paese? Lo abbiamo chiesto al pastore Leonid Mikhovich, segretario generale dell’Unione dei cristiani evangelici battisti della Repubblica di Bielorussia.

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«Le proteste continuano, ma il livello di violenza è calato notevolmente sia nelle strade sia all’interno dei centri di detenzione. Subito dopo le elezioni, molti sono stati arrestati e incarcerati per alcuni giorni, alcuni sono stati picchiati. Oltre ai resoconti dei media, ho raccolto personalmente testimonianze di diverse persone che sono state detenute e sono rimaste in custodia per uno o più giorni. Un nostro fratello battista, con passaporto ucraino, è stato deportato in Ucraina, e anche la sua famiglia lo raggiungerà presto. Nei giorni a seguire la situazione è migliorata e i poliziotti hanno trattato i manifestanti molto meglio».

– Nelle proteste in corso è emerso un forte protagonismo delle donne, che oltre a chiedere maggior democrazia hanno chiesto la riaffermazione dei diritti e della dignità femminile. Che cosa ne pensa? 

«Non sono sicuro che questo dato indichi un cambiamento profondo per quanto riguarda il ruolo delle donne nella società, sebbene, in generale, il ruolo delle donne nei vari ambiti della vita stia crescendo. Uno di questi è la politica, ovviamente. Ma alcune donne sono attive nel campo degli affari, dell’istruzione, ecc. Forse le proteste accelereranno questa tendenza. Va ricordato che le manifestazioni coinvolgono attualmente una piccola percentuale di persone, residente soprattutto nella capitale e in alcuni centri regionali. In altre città, paesi e villaggi, le proteste non incidono sulla vita delle persone. Anche nelle chiese evangeliche abbiamo sorelle più attive nel ministero diaconale, nelle scuole domenicali, nell’organizzazione dei campi, nel ministero della famiglia; frequentano il seminario biblico per ottenere una formazione teologica come direttrici musicali, insegnanti delle scuole domenicali, counsellor, conduttrici di studi biblici. Tuttavia, nelle chiese battiste e pentecostali non è ancora permessa la consacrazione delle donne al ministero pastorale».

– Come sono viste dai bielorussi le sanzioni di Bruxelles nei confronti del regime di Lukashenko?

«I commenti dei bielorussi sono contraddittori. Alcuni credono che le sanzioni colpiranno il governo e lo costringeranno a fare concessioni. Altri ritengono che ciò inciderà negativamente sulla gente comune, che, in particolare, dovrà affrontare disagi economici causati dalle sanzioni, e difficoltà nell’ottenere visti per altri Paesi».

– Le proteste di questi mesi che spinta possono dare alla società bielorussa?

«Le proteste hanno già influenzato la gente e dato impulso al sostegno e all’aiuto reciproci, hanno incoraggiato molte persone ad avere compassione e premura verso gli altri. Ma nella mia valutazione degli eventi, le persone che lottano per il cambiamento o che aspettano il ripristino della giustizia saranno deluse perché non raggiungeranno i loro obiettivi. Sono realistico e non sono sicuro che in questo momento siano possibili cambiamenti reali. Per prima cosa, la Russia sostiene moltissimo il nostro Governo e non è abbastanza interessata a un nuovo governo. In secondo luogo, molte persone non sono interessate ai cambiamenti e appoggiano l’attuale governo (e la sua gestione dell’economia, almeno a Minsk). In Bielorussia tante persone sono alla ricerca di cambiamenti, ma non hanno abbastanza supporto e coraggio per andare fino in fondo. Di conseguenza, molti giovani cercheranno semplicemente di emigrare in Occidente, e questo avrà un effetto negativo sul Paese. Di solito se ne vanno le persone più attive, energiche e intraprendenti. Conosco alcune persone che sono già partite per l’Ucraina, la Polonia, e altri paesi. Alcuni di loro lavorano nel campo della tecnologia dell’informazione. In questo modo perdiamo non solo delle persone valenti ma anche delle imprese importanti».

– Alcune chiese cristiane evangeliche di diversa denominazione hanno risposto ai primi episodi di violenza contro i manifestanti aprendo i propri locali di culto per riunirsi nella preghiera e chiedere la fine della violenza e dello spargimento di sangue. Prosegue questo impegno comune? 

«A metà agosto, i leader delle denominazioni evangeliche (battisti, pentecostali e chiese carismatiche) hanno fatto un appello a pregare ogni giorno alle 9 e alle 21 a casa e negli edifici delle chiese. A settembre ciascuna delle tre denominazioni evangeliche ha rinnovato questo appello e molte chiese e credenti continuano a pregare ogni giorno e invitano chiunque abbia il desiderio unirsi a loro nella preghiera. Alcuni credenti oltre alla preghiera osservano il digiuno, chiedendo a Dio una risoluzione pacifica della situazione in Bielorussia e che prevalgano giustizia e misericordia».

– Le chiese possono svolgere un ruolo specifico?

«La chiesa sarà in grado di esercitare un’azione determinante se non cessa di essere una chiesa, se svolgerà il ministero della preghiera, se i credenti faranno opere di misericordia, se essa predicherà il Vangelo, la Buona Notizia della salvezza e del perdono attraverso Gesù Cristo. Quando le persone cercano il pane, la chiesa deve indicare il pane della vita, che è disceso dal cielo fino a Cristo (Giovanni 6, 20-44). La chiesa può dire al mondo della riconciliazione con Dio e tra di noi. Da qui, la chiesa può adempiere la sua funzione profetica».

Foto di copertina, autore: Homoatrox, proteste in Bielorussia, 16 agosto 2020
Nella foto piccola il pastore Mikhovich