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La persecuzione dei Testimoni di Geova in Russia: una preoccupazione internazionale per i Diritti Umani

Cinquanta studiosi di religioni hanno firmato una dichiarazione che chiede la fine immediata della persecuzione dei Testimoni di Geova in Russia, dove i fedeli sono regolarmente arrestati e condannati a pene detentive, e le loro attività di culto sono proibite.

Ecco il testo pubblicato sul sito della Federazione europea per la libertà di Culto (Fob):

«Il 13 luglio 2020, agenti armati hanno fatto irruzione in 110 case di Testimoni di Geova nella regione di Voronezh. È stata la più vasta e coordinata operazione di polizia nei confronti dei Testimoni di Geova della Russia moderna. Sfortunatamente, quest’azione segna un’escalation nella persecuzione della comunità dei Testimoni, conseguenza del divieto imposto dalla Corte Suprema russa il 20 aprile 2017 per motivi di “estremismo” all’organizzazione nazionale dei Testimoni e alle sue 395 divisioni regionali.

Funzionari russi hanno ripetutamente affermato che il divieto non viola il diritto di 175.000 Testimoni di scegliere la propria religione e di professare il proprio culto religioso. Tuttavia, il 13 agosto 2020, 379 testimoni di Geova sono stati sottoposti a indagini penali; 186 di loro hanno scontato un periodo di custodia cautelare; 44 sono stati incarcerati e 29 messi agli arresti domiciliari; dal 2017 sono state perquisite 1.107 case; nel 2020 sono state fatte irruzioni in più di 310 case. Rapporti confermano inoltre un uso periodico di abusi e torture. La pandemia COVID 19 non ha fermato la polizia.

È persino vietato discutere della situazione dei testimoni di Geova. Il 15 giugno 2020, il capo redattore di Religion and Law è stato condannato per aver pubblicato un articolo sui Testimoni di Geova in Russia senza menzionare che l’organizzazione dei Testimoni è “vietata nel territorio della Russia in quanto estremista”. Il 1° maggio 2020, il Gruppo di Lavoro delle Nazioni Unite sulla Detenzione Arbitraria ha condannato le incursioni, gli arresti, la detenzione e i processi ai Testimoni di Geova in Russia, affermando che “sono accusati di svolgere un’attività criminale solo in base all’esercizio della libertà di religione.” Sfortunatamente, i raid di Voronezh confermano che la Russia intende ignorare le conclusioni del Gruppo di Lavoro delle Nazioni Unite sulla Detenzione Arbitraria. Ha anche ignorato il verdetto del 10 giugno 2010 della Corte Europea dei Diritti dell’Uomo (CEDU) nella causa Testimoni di Geova di Mosca vs. Russia (Ricorso n. 302/02) che, all’unanimità, aveva sentenziato che il divieto emesso dalla Corte russa e lo scioglimento della comunità dei Testimoni aveva violato gli articoli 6, 9 e 11 della Convenzione Europea per la Salvaguardia dei Diritti dell’Uomo e delle Libertà Fondamentali.

In quanto istituzioni e individui interessati alla libertà religiosa, abbiamo seguito con crescente allarme gli eventi in Russia.

La Corte Suprema russa non è assolutamente riuscita a giustificare i motivi per i quali ha bandito i Testimoni di Geova come “estremisti”, interpretando male e facendo un uso improprio delle leggi che erano originariamente intese come risposta al terrorismo post 11 settembre e le ha applicate a un caso che non aveva nulla a che fare con queste preoccupazioni. In effetti, la decisione della CEDU del 2010 aveva già esaminato e respinto tali caratterizzazioni di “estremismo”, rilevando che affermazioni simili potrebbero applicarsi a molte religioni. La Corte Suprema, ad esempio, ha individuato e punito i Testimoni per aver affermato di praticare l’unica vera religione, asserendo che chi segue “false” religioni mette in pericolo la sua salvezza eterna: una visione che difficilmente si può considerare unica nelle religioni. Lo stesso si può dire per l’attrito che si può verificare nei matrimoni misti, indipendentemente da quale sia la religione, quando solo uno dei coniugi si converte o abbandona la propria fede. Va notato che i sociologi hanno documentato una minore incidenza di discordie e divorzi tra i Testimoni, anche nei matrimoni misti, rispetto alla popolazione generale. Questo è vero anche in Russia, come evidenziato da uno studio del 2001 di AI Antonov e VM Medkov. I Testimoni sono considerati “estremisti” perché, in base alla loro comprensione della Bibbia, scelgono di non associarsi a chi viene “disassociato” perché si ritiene che abbia violato in modo impenitente i principi morali della fede e, in particolare, le persone che vi si oppongono attivamente. Disposizioni simili esistono o sono esistite contro gli “apostati” o chi è stato anatemizzato o scomunicato nell’Islam, nel Giudaismo, nella Chiesa Ortodossa Russa, nella Chiesa Cattolica Romana e in molte altre religioni. I tribunali di diversi paesi hanno dichiarato che la pratica dei Testimoni di Geova di “evitare” i membri disassociati fa parte della loro libertà religiosa e che nessuno può essere obbligato dalla legge ad associarsi, o non associarsi, con certe persone.

Le autorità russe dovrebbero chiedersi come mai i Testimoni di Geova sono liberi di operare in tutti i paesi democratici del mondo, dove governi e tribunali hanno trovato soluzioni ragionevoli per garantire il loro rifiuto alla trasfusione di sangue dettato dalle loro credenze religiose e l’obiezione di coscienza al servizio militare. È una grande ironia della storia che la stessa comunità che non ha abbandonato la sua etica di non-violenza nonostante la coercizione nazista sia stata ora bollata come “estremista” e come un pericolo per lo stato russo.

Abbiamo l’impressione che i Testimoni di Geova in Russia siano puniti per il loro successo nell’ottenere nuovi aderenti e perché sono percepiti come una religione “straniera”. La libertà di fare proselitismo e di persuadere membri di altre religioni è, tuttavia, parte integrante della libertà di religione ai sensi dell’articolo 18 della Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo.

L’11 dicembre 2018, il presidente Putin ha detto: “Anche i Testimoni di Geova sono Cristiani e non capisco davvero perché siano perseguitati”. E nel 2017, ha conferito il premio Family Glory a una famiglia di Testimoni di Geova, i Noviks di Petrozavodsk, definendoli una “famiglia modello”. Tuttavia, alle parole del presidente Putin non hanno fatto seguito delle azioni e la persecuzione “incomprensibile” è continuata.

Esortiamo il presidente Putin e la sua amministrazione a intraprendere azioni per porre fine alla persecuzione sistematica e insensata dei Testimoni di Geova, una comunità di cittadini pacifici e rispettosi della legge che chiedono solo di praticare la loro fede in pace».