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La Chiesa presbiteriana in Mozambico in soccorso dei più fragili in tempi di pandemia

In risposta alla crisi generata dalla pandemia da Covid-19, la Chiesa Presbiteriana del Mozambico (Ipm- Igreja Presbiteriana de Moçambique) ha avviato un progetto di aiuto di emergenza denominato: “Deus te Ama” (“Dio ti ama”, in portoghese).

In un contesto economico teso, amplificato dai vincoli dello stato di emergenza dichiarato dal governo del Mozambico, la leadership della Ipm ha fatto appello ai suoi partner. DM-échange et mission, il braccio sociale delle Chiese riformate della Svizzera romanda, partner della Chiesa nell’ambito del programma pluriennale di azione sociale “Lumuku”, ha risposto alla chiamata fornendo aiuti alimentari.

In effetti, la mancanza di cibo e prodotti per l’igiene di base, comprese le protezioni mediche come le maschere, ha peggiorato le condizioni di vita. Per questo, dopo aver rivalutato la situazione dei suoi fedeli, la Chiesa ha utilizzato i fondi di emergenza per acquisire in via prioritaria 150 kit di base; ogni kit è composto da 25 kg di riso, 12,5 kg di farina di mais, 2 litri di olio, 2 kg di zucchero, 4 saponette, 5 maschere e 1 secchio per conservare l’acqua.

Dopo un attento esame della situazione delle famiglie, la Chiesa ha destinato questo aiuto a un unico “Presbiterio” (regione ecclesiastica): quello del Limpopo Leste, che copre le regioni di Chibuto e Manjacaze, e che rappresenta 8 comunità, in maggioranza nelle zone rurali. Ogni chiesa locale ha ricevuto una media di venti kit.

Dopo la scelta geografica, si è trattato di selezionare le famiglie beneficiarie. Per garantire la trasparenza del processo, il Dipartimento di Pianificazione e Sviluppo della Chiesa ha lavorato con il Presidente del “Presbiterio”, i pastori e gli anziani di ogni chiesa.

Tre brigate così costituite hanno selezionato i beneficiari secondo i seguenti criteri: nessuna fonte di reddito nel nucleo familiare; nessuna capacità di acquistare cibo durante la pandemia; priorità alle famiglie con bambini e senza risorse per l’acquisto di maschere protettive; priorità per le famiglie con anziani non autosufficienti (il rischio di contaminazione è doppiamente alto per gli over 65 esposti alla precarietà); priorità alle famiglie in cui il capofamiglia non svolge attività retribuita a causa di una malattia cronica.

I beneficiari così individuati sono stati principalmente famiglie con bambini e anziani, ma anche orfani e persone vulnerabili con figli a carico.

La fase successiva è consistita nell’individuazione delle fonti di approvvigionamento dei prodotti che compongono i kit. Zucchero, olio, maschere e secchi provengono dalla capitale, Maputo, mentre riso e farina sono stati acquistati nelle regioni di Manjacaze e Chibuto.

Per garantire la trasparenza, la distribuzione dei kit è stata effettuata da gruppi di 4 persone, due anziani della parrocchia, un pastore e un rappresentante della Direzione Centrale della Chiesa.

Tra i membri della Direzione Centrale coinvolti, si segnala la presenza del Presidente del Consiglio sinodale in carica, del Capo del Dipartimento Amministrazione e Finanze, del Capo del Dipartimento Pianificazione e Sviluppo, nonché del Responsabile del Programma “Lumuku”. .

I 150 kit sono stati distribuiti nelle parrocchie di Macuacua, Matchecahomu, Mausse, Xiguivitana, Matsinhane e Makedonia, Chibuto e Makeze. 

Il numero di indigenti è considerevole e l’impatto della pandemia di Covid-19 su queste popolazioni è devastante. Durante la distribuzione dei kit nelle 8 parrocchie, le famiglie beneficiarie hanno chiesto di condividere i kit con altre famiglie non selezionate. Alla fine sono state aiutate 233 famiglie e non solo le 150 inizialmente previste.

L’impatto di questi aiuti sulla vita quotidiana della città di Manjacaze è stato osservato durante la visita dei dirigenti della Chiesa. L’amministratore e il presidente del consiglio locale di Manjacaze hanno ringraziato la direzione dell’Ipm e i partner per questo forte gesto nei confronti della loro giurisdizione.