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Appello a Conte per una totale revisione degli accordi Italia-Libia

L’Azione dei cristiani per l’abolizione della tortura(Acat) ha diramato lo scorso 11 settembre la sua “Chiamata urgente”. Oggetto dell’appello di questo mese è il Memorandum Italia-Libia. Con questa Chiamata si chiede al presidente del Consiglio dei Ministri Giuseppe Conte di «realizzare una radicale revisione degli accordi tra Italia e Libia, così da poter garantire pienamente il rispetto dei diritti umani dei migranti».

«In questi giorni – scrive ACAT – l’Onu ha aggiornato la propria posizione ufficiale sulla Libia, affermando, senza lasciare spazio a dubbi ulteriori, che la Libia non è un porto sicuro per i migranti e per tale motivo Italia e UE debbono cessare di respingerli in quel paese».

Insieme a tutte le Acat europee, continua il documento, «chiediamo al Governo di fare un passo indietro e, soprattutto, far sì che l’Italia torni a essere coerente con gli impegni e le convenzioni internazionali sottoscritte in materia di divieto assoluto di tortura e rispetto dei diritti umani fondamentali». Si tratta di una azione congiunta di tutte le Acat, che stanno invitando i sostenitori di tutta Europa a inviare questa  Lettera appello al presidente Conte.

Fra le richieste a Conte, anche quella di «promuovere in sede europea il ripristino di operazioni efficaci di soccorso in mare e l’apertura di corridoi umanitari sicuri», nonché «la creazione di un sistema di accoglienza che punti a una vera integrazione, così da permettere a profughi e migranti di sfuggire alle mani dei trafficanti di esseri umani ed evitare di mettere a rischio la propria vita attraversando il Mediterraneo».

Oltre alle istruzioni per l’invio della lettera, con indirizzo mail del destinatario e un testo già predisposto, Acat ha raccolto numerosi aggiornamenti e dati, fra cui: la sentenza di condanna della giustizia italiana per responsabili di torture e maltrattamenti a danno di profughi e migranti all’interno del campo di prigionia di Zawyia in Libia; la pubblicazione del rapporto La fabbrica della tortura, sulle gravi violazioni dei diritti umani dei migranti e dei rifugiati in Libia (2014-2020), con circa 3000 testimonianze di migranti transitati nel paese, curato dall’Ong Medici per i diritti umani (Medu) e uscito a marzo; la richiesta di indagine formale del 26 giugno da parte del Centre Suisse pour la Défense des Droits des Migrants (Csdm) al Comitato delle Nazioni Unite contro la tortura, concernente la condotta dell’Italia nel Mediterraneo centrale, ai sensi dell’articolo 20 della Convenzione contro la tortura e altre pene o trattamenti crudeli, disumani o degradanti. L’Onu stessa, ricorda Acat, ha condannato quanto sistematicamente viene registrato all’interno del paese nordafricano e ormai ampiamente documentato: il segretario generale della Nazioni Unite, António Guterres, ha infatti depositato al Consiglio di sicurezza un rapporto, subito acquisito dalla Corte penale dell’Aia, dove fra l’altro si scrive che “…migranti e rifugiati hanno continuato a essere sistematicamente sottoposti a detenzione arbitraria e tortura, in luoghi di detenzione ufficiali e non ufficiali…”, luoghi in cui vengono sottoposti a “… violenza sessuale, rapimento per riscatto, estorsione, lavoro forzato… I responsabili di tali violazioni comprendono funzionari governativi, membri di gruppi armati, contrabbandieri, trafficanti e membri di bande criminali”.

Il 2 novembre 2019 scadeva il termine entro il quale l’Italia avrebbe potuto rinegoziare in tutto o in parte l’accordo siglato con la Libia il 2 febbraio del 2017. Accordo che, ufficialmente, disciplina la cooperazione nel campo dello sviluppo, il contrasto all’immigrazione illegale, al traffico di esseri umani e al contrabbando e il rafforzamento della sicurezza delle frontiere tra lo Stato della Libia e la Repubblica Italiana, e prevede che il governo italiano fornisca aiuti economici e supporto tecnico alle autorità libiche (in particolare alla Guardia costiera). Nonostante le pressioni e le richieste avanzate da più parti per il suo annullamento, l’accordo in questione si è tacitamente rinnovato per altri tre anni il 2 febbraio 2020 mentre la Libia, osserva l’Acat, non ha mai ratificato la convenzione di Ginevra sui rifugiati e richiedenti asilo e l’Italia “continua a essere messa sotto accusa in quanto, a tutti gli effetti, complice di un sistema che viola costantemente i diritti fondamentali di profughi e migranti, respingendo de facto i migranti verso un Paese dove si pratica la tortura”.



L’Azione dei cristiani per l’abolizione della tortura (Acat) è un organismo che opera su basi ecumeniche insieme a protestanti, cattolici, ortodossi e altre confessioni cristiane.

La Fiacat nasce nel 1987, anche grazie al contributo di ACAT Italia, fondata formalmente nello stesso anno. Oggi Fiacat è una Ong internazionale con sedi in circa 30 Paesi, principalmente in Europa e Africa.