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Eurodiaconia chiede urgente ricollocazione delle persone migranti da Moria

Eurodiaconia, organizzazione cappello che raggruppa oltre 50 associazioni sociali europee legate alle chiese protestanti, e di cui la Diaconia valdese è parte integrante, si unisce a Refugee Rights Europe e ad altre organizzazioni della società civile in un urgente appello all’azione chiedendo ai governi europei di ricollocare le migliaia di sfollati rimasti senza casa negli incendi nel campo per migranti di Moria in Grecia.

Il Centro di registrazione e identificazione di Moria ospitava attualmente circa 12-13.000 sfollati, nonostante la sua capacità ufficiale di soli 2.800. Il campo era caratterizzato da condizioni di vita squallide e mancanza di servizi igienico-sanitari adeguati, anche in mezzo ai maggiori rischi per la salute dovuti al Covid-19. Gli incendi che hanno travolto il centro e le aree circostanti hanno lasciato molti individui vulnerabili, tra cui oltre 4.000 bambini, senza casa e traumatizzati.

Alla luce di questa tragedia, Eurodiaconia e altre Ong chiedono alle autorità di prendere provvedimenti per risolvere la crisi. Le ricollocazioni che un certo numero di Stati membro volenterosi hanno effettuato da marzo 2020 dimostrano che queste possono essere eseguite in modo sicuro e con successo e per questo le organizzazioni incoraggiano altri governi europei, con il sostegno della Commissione europea, a seguirle con impegni e azioni concrete.

Questi sviluppi, non sono una sorpresa. Lesbo e gli altri punti caldi dell’Unione europea sulle isole dell’Egeo hanno raggiunto il punto di rottura molto tempo fa. La situazione negli altri Hotspot greci è altrettanto insostenibile e ripetuti avvertimenti sono rimasti senza risposta da oltre quattro anni.

«Accogliamo con favore il trasferimento di 406 minori non accompagnati da Lesbo alla Grecia continentale, – si legge nel testo della dichiarazione –  con il sostegno finanziario della Commissione europea. Ciò dimostra come i trasferimenti possano essere coordinati rapidamente quando esiste la volontà politica. Lodiamo l’impegno dei governi norvegese e olandese di ricollocare rispettivamente 50 e 100 individui, nonché la volontà dei governi francese e tedesco di trasferire 400 minori. Esortiamo gli altri governi europei a seguire senza indugio impegni concreti e azioni. L’esempio positivo dato dalle ricollocazioni effettuate dalla coalizione di Stati volenterosi mostra che le ricollocazioni possono essere eseguite in modo sicuro e con successo per tutti i soggetti coinvolti. Gli Stati membro, le istituzioni dell’UE, le pertinenti agenzie europee e delle Nazioni Unite con il sostegno della società civile dovrebbero ora condividere esperienze, competenze e risorse per garantire che altri Stati aderiscano alla coalizione. Le organizzazioni sottoscritte sono pronte a sostenere questi sforzi, per portare in salvo uomini, donne e bambini bloccati in Grecia, e quindi sostenere i nostri valori europei dei diritti umani e della dignità umana».

Gli ultimi eventi dimostrano ancora una volta, aggiungono i firmatari, «il fallimento degli Hotspot come approccio predefinito alla gestione della migrazione dell’Unioe europea. Chiediamo al Parlamento europeo di indagare sul ruolo che l’UE e gli Stati membri hanno svolto nella fallita gestione di Moria. Inoltre, esortiamo la Commissione europea, la Presidenza tedesca del Consiglio di turno dell’UE e gli Stati membro a considerare le orribili immagini dell’incendio di Moria come una prova inequivocabile del tragico costo umano di un sistema di asilo e migrazione  basato su politiche di contenimento e deterrenza. Raccomandiamo vivamente alla Commissione europea di tenere conto di questi eventi in vista del nuovo patto su migrazione e asilo e garantire che le stesse politiche non informino le proposte estremamente preoccupanti di “centri di elaborazione” alle frontiere dell’UE. È fondamentale che il Nuovo Patto venga colto come un’opportunità per presentare un nuovo inizio piuttosto che come una replica degli errori del passato».

I firmatari di tale appello vanno da Action Aid alla Caritas, da Oxfam a Pax Christi a moltissime organizzazioni diaconali legate alle chiese evangeliche in Europa.