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Anna Ponente: La responsabilità condivisa della comunità scolastica

 La scuola dell’infanzia e la scuola primaria del Centro diaconale La Noce di Palermo riaprono regolarmente oggi lunedì 14 settembre. Abbiamo chiesto alla direttrice Anna Ponente di raccontarci il “dietro le quinte” che permetterà ai bambini e alle bambine di riprendere le lezioni in classe, in presenza, dopo ormai 6 mesi dal lockdown dovuto all’emergenza coronavirus.

Un lavoro d’equipe

«La scuola valdese riaprirà offrendo tutti i servizi, dallo scuolabus alla mensa scolastica, con il massimo delle precauzioni e rispettando tutte le indicazioni e i protocolli del Ministero della salute e dagli altri Ministeri preposti. In più, abbiamo fatto tantissime riunioni preliminari, consultando il nostro responsabile per la sicurezza, il nostro medico del lavoro, un infettivologo, un medico pediatra. Insomma, abbiamo cercato di pensare e riorganizzare l’avvio della scuola seguendo il maggior numero di misure di sicurezza, sia per i bambini e le bambine sia per il personale docente e non docente, che quotidianamente sono impegnati nelle attività» spiega Anna Ponente.

Spazio allo spazio

«Abbiamo pensato di separare comunque le classi, nonostante le recenti normative non impongano più la suddivisione a metà, a differenza di quanto sembrava all’inizio. Prima si parlava di risolvere il problema delle “classi pollaio” da 28/30 bambini, adesso si chiede semplicemente un distanziamento di 1 metro.

Noi abbiamo deciso, anche parlando con gli specialisti, di fare il massimo di quello che potevamo fare utilizzando tutti gli spazi a disposizione. Per questo abbiamo pensato alla sala conferenze, che è stata divisa in due aule, al refettorio della primaria, anch’esso suddiviso in due aule, e al refettorio della scuola dell’infanzia, che ospiterà metà della prima classe della primaria.

Sfrutteremo tantissimo anche il giardino. Siamo fortunati perché abbiamo questo spazio esterno che ci consentirà, nella scuola dell’infanzia, di lavorare ugualmente in piccoli gruppi nonostante le indicazioni ministeriali non indirizzino affatto verso questo tipo di lavoro. All’aria aperta abbiamo anche il campetto, mentre non utilizzeremo più altri ambienti in zone al momento non adatte».

Dispositivi di sicurezza. Di cosa vi siete dotati per l’inizio della scuola?

«Tutte le aule e tutti gli spazi sono dotati di tutti i dispositivi di sicurezza necessari. I bambini di età inferiore ai 6 anni non sono obbligati a portare la mascherina, però chiaramente starà alla responsabilità dei genitori, che magari provvederanno comunque a far utilizzare mascherine, ad esempio di stoffa colorata. Per tutti gli altri, in tutte le occasioni di spostamento, è obbligatorio indossare la mascherina. Gli scuolabus funzioneranno regolarmente, ma con capienza all’80%. Ci saranno in dotazione mascherine chirurgiche nel caso in cui il bambino non avesse la sua mascherina».

Per quanto riguarda le attività, dove si svolgeranno?

«L’attività motoria si farà all’aperto, mentre le attività didattiche, laboratoriali, di psicomotricità, musica e teatro si svolgeranno nelle singole classi. Dobbiamo assolutamente prevenire il rischio di contagio e fare in modo che non ci sia circolazione e scambio dei gruppi classe, quantomeno nella prima fase».

Un percorso condiviso… cosa può dirci del Patto di corresponsabilità?

«Saremo molto cauti e precisi nel rispettare le norme. Il regolamento è stato condiviso con gli insegnanti, con il corpo non docente, con i genitori, con i rappresentanti d’istituto della scuola elementare e della scuola dell’infanzia che hanno partecipato al primo collegio, che si è svolto proprio l’altro ieri insieme al responsabile della sicurezza.

In più, rispetto a quanto indicato dalle istituzioni e previsto nel Patto di corresponsabilità firmato dalla scuola e dalle famiglie, avremo la misurazione della temperatura».

Misuriamo la temperatura. Si può fare?

«Abbiamo condiviso ampiamente con i genitori la scelta di misurare la temperatura corporea anche se non è previsto per legge. È un piccolo accorgimento che, come scuola valdese, ci sembra molto importante. Così come l’uso delle mascherine e la disinfezione delle mani. Si misurerà la temperatura salendo sullo scuolabus e all’ingresso a scuola».

Stanza covid. Sintomi covid. È tutto chiaro?

«Abbiamo destinato l’infermeria, che avevamo realizzato di recente in quanto fa parte degli standard organizzativi regionali, a “stanza covid”. Applicheremo tutto quello che la legge già ci dice rispetto a un eventuale caso di bambino con sintomi, ma è chiaro che questo è un elemento assolutamente problematico e molto confuso, perché la sintomatologia per il covid è varia. Il Ministero ci indica prioritariamente, come sintomo covid, la febbre. Ma ci saranno bambini con la tosse che magari sono bambini allergici o hanno l’asma, ci saranno bambini che hanno la diarrea, ma dovuta al fatto che hanno mangiato male. Applicheremo le norme, ma a monte va fatto un grande ragionamento. Su questo c’è stato un forte dialogo anche con le famiglie, che a loro volta hanno spiegato dettagliatamente ai bambini e alle bambine i motivi per cui verrà misurata la febbre e cosa eventualmente accadrebbe in caso si trovassero nelle condizioni di dover essere accompagnati nell’infermeria».

Come si concilia questo nuovo modo di fare didattica con quello che è il vostro modello educativo?

«Il modello pedagogico della scuola valdese in questi anni è stato un modello centrato sullo spostamento dei bambini, sul movimento, sulla possibilità di socializzare, dando la giusta importanza agli elementi della fisicità e della corporeità che sono fondamentali per la crescita. È chiaro che si dovranno rispettare le distanze, che non vorremmo chiamare ‘di sicurezza’, ma preferiamo chiamare ‘distanze di tutela e di protezione’. È una protezione che riguarda tutti, perché se dovesse capitare un primo focolaio sappiamo bene che dobbiamo chiudere».

Con quale spirito il vostro staff sta affrontando questa vigilia? 

«Come direttrice dell’Istituto, posso dire che ho trovato insegnanti, responsabili di settore, segretari, autisti e ausiliari entusiasti e pronti a ricominciare. I nostri insegnanti si sono offerti spontaneamente per i test sierologici. Siamo tutti coinvolti e ho visto grande solidarietà e collaborazione da tutti i settori. C’è, naturalmente, una percentuale di imprevedibilità che dobbiamo mettere in conto, ma abbiamo messo in campo tutte le risorse».

Come avete pensato di organizzare le attività al rientro a scuola?

«All’inizio si farà un grande lavoro per parlare con bambini e bambine di questo vuoto, di questo periodo strano che hanno vissuto in cui non hanno potuto frequentare la scuola, i compagni, le maestre. Ci si concentrerà molto sulla verbalizzazione, non soltanto negli aspetti strettamente didattici, ma anche per affrontare i sentimenti di paura e di ansia che bambini e bambine possono aver provato. Sul piano psicologico, è un lavoro che può trasformare paura, ansia e preoccupazione e rendere gestibili questi sentimenti».

Come dirigente, lei come si sente?

«Sento fortemente il peso della responsabilità, una responsabilità che però è condivisa all’interno di tutta la comunità scolastica e non. Questo fa la differenza. Siamo stati fino all’ultimo lasciati in sospeso da parte dei decisori politici o di chi avrebbe dovuto occuparsi realmente e preoccuparsi in tempo di un’area così importante della vita e della formazione delle persone e dei ragazzi. L’incertezza e la precarietà non ci hanno aiutato.

Stiamo facendo quello che possiamo nella consapevolezza che dobbiamo essere responsabili e che ci sono delle variabili indipendenti dalla scuola, che non possiamo controllare. È chiaro che, ad esempio, i bambini dopo le 15:30 avranno una loro vita e continueranno ad andare in palestra e nei centri ludici…».

C’è qualcosa che si sentirebbe di consigliare ai suoi colleghi?

«Non mi sento di dare nessun consiglio ad altri dirigenti scolastici e ad altri colleghi, nel modo più assoluto. Aspetto di avviare la scuola il 14 settembre e, man mano, osservare, valutare e monitorare l’andamento insieme al responsabile scolastico e ai nostri docenti. Solo dopo potrei, forse, dire qualcosa. Questa situazione mi ha dato modo anche di pensare alle diverse condizioni in cui ci troviamo. Noi ad esempio abbiamo 180 bambini e bambine, altre scuole hanno numeri e contesti diversi. Mi soffermo anche a riflettere sulle condizioni della scuola pubblica. Quello che mi aspetto è una vigilanza sui finanziamenti che sono stati indirizzati alla scuola paritaria per le modifiche strutturali e organizzative. Noi abbiamo dovuto affrontare tantissime spese per dividere le classi e abbiamo dovuto aumentare tantissimo le ore degli ausiliari. Bisogna sanificare continuamente tutti i locali, che sono raddoppiati, e non lo potevamo più fare con lo stesso personale. Sono costi aggiuntivi che ricadono totalmente nel bilancio e sull’ente, senza alcun altro aiuto».

Il Centro diaconale La Noce di Palermo è un’opera sociale della chiesa valdese che si occupa, fra l’altro, di servizi all’infanzia e per soggetti svantaggiati. Ha come obiettivi la prevenzione di forme di disagio e di emarginazione, la valorizzazione delle differenze e l’educazione a una cittadinanza consapevole e responsabile.