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La teologia di Lutero tra sistematica e storia

Quando ho visto il libro dei professori Ferrario e Vogel*, sono stato colpito dal titolo: Rileggere la Riforma. Perché ri-leggere? Non è già stato detto tutto su questo fenomeno che ha fondato il mondo moderno? Almeno, questo sembrava il comune sentire di buona parte del protestantesimo, erede di una lettura un tantino “nazionalista” degli eventi del Cinquecento. In realtà, a partire quanto meno dal secondo dopoguerra, molte cose sono cambiate nel campo degli studi storici e la persona di Lutero, insieme al fenomeno della Riforma, sono stati sottoposti a una revisione e anche in campo cattolico si sono infittiti gli studi che hanno finito per mettere in questione alcune affermazioni che erano date per acquisite nel tradizionale modo di pensare in campo protestante.

Diversi sono gli ambiti in cui si è mossa la ricerca. Basti pensare al giudizio sul ruolo giocato da Lutero nella guerra dei contadini o al suo rapporto con gli ebrei o al significato che il Riformatore ha avuto nel quadro della politica del suo tempo. Ma forse l’aspetto più fecondo degli studi recenti riguarda la riscoperta della ricca eredità spirituale e teologica del Medio Evo, di cui il teologo di Wittenberg era certamente debitore. La risonanza del recente Giubileo (2017) ha poi favorito un notevole risveglio dell’interesse per la figura del monaco agostiniano e per il suo vulcanico pensiero. In questo filone di ricerca e di riflessione si sono dunque inseriti i due professori della Facoltà valdese di Teologia che, rispondendo a inviti e stimoli provenienti da più parti, hanno tenuto una notevole serie di lezioni e di conferenze, molte delle quali in ambiti cattolici e laici, in cui fanno il punto su vari aspetti del pensiero luterano.

I nostri autori fin dall’introduzione avvertono il lettore che, pur tenendo presenti i dibattiti storiografici recenti, vogliono offrire un approccio “vecchio stile” (p. 10), incentrato eminentemente sul pensiero di Lutero. Non so se la definizione, con il suo gusto un po’ rétro, renda ragione del grosso lavoro svolto dai professori della Facoltà; mi pare certo, infatti, che sia quanto mai corretto tenere conto, come fanno Ferrario e Vogel, del fatto che la mentalità e la spiritualità dei protagonisti della vicenda riformata era profondamente diversa dalla nostra e assolutamente condizionata dal rapporto con la religione. Potremo poi discutere se la mentalità contemporanea, figlia dell’Illuminismo, sia meglio o peggio – ma è certo che, per capire Lutero e i suoi contemporanei, dobbiamo cercare di entrare nel loro linguaggio e nel loro modo di leggere la realtà. Perché dobbiamo aver ben presente che i Riformatori e i loro antagonisti non discutevano di teorie astratte, ma del vissuto quotidiano del cristiano e del suo destino eterno. In questo senso, gli autori, pur riconoscendo che Lutero non era un santo e che alcuni aspetti della sua mentalità e delle sue convinzioni profonde appartengono a un tempo definitivamente passato, ritengono con ragione che «le distinzioni tra fede ed opere, tra la rivelazione di Dio e il suo essere nascosto, tra il potere dello stato e della chiesa, siano in grado anche oggi di orientare le esperienze umane in un orizzonte cristiano».

I quattordici interventi che compongono il libro sono suddivisi in tre grandi sezioni. La prima, sul tema della Scrittura, si focalizza sul concetto teologico fondamentale del “sola Scrittura” come testimone di Cristo. È famosa la frase paradossale di Lutero: «Togli Cristo dalla Scrittura e che cosa troverai?». La seconda sezione, dedicata ai temi della fede e della chiesa, affronta i grandi nodi teologici del cristiano che è nello stesso tempo “giusto e peccatore”, del rapporto tra fede e ragione e infine della chiesa che è “figlia della croce”. Infine, la terza parte affronta la questione del genere e contiene due interessanti relazioni, una sulle donne e la Riforma, un tema che andrebbe studiato più spesso, e la seconda sulla figura di Maria nella predicazione di Lutero e di Zwingli – a riguardo del quale, ricordiamolo, si sono da poco ricordati i cinquecento anni della Riforma a Zurigo.

I professori Ferrario e Vogel lavorano in campi diversi, sistematico il primo e storico il secondo; ma i loro interventi, pur mostrando qua e là disparità di approccio ai problemi trattati, si integrano e si completano bene a vicenda – anche se ogni tanto sono inevitabili alcune ripetizioni. Abbiamo qui dunque una ri-lettura, che ha il pregio di presentarci un Lutero sempre vivo, una figura imprescindibile, per quanto storicamente situata, per lo sviluppo del mondo moderno e che ha ancora molto da dire al credente che voglia confrontarsi con la realtà del proprio tempo.

F. Ferrario e L. Vogel, Rileggere la Riforma. Studi sulla teologia di Lutero. Torino, Claudiana 2020, pp. 320, euro 25,00.