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Lampedusa, «Attivare reti di accoglienza immediata. Aprire canali legali UE»

Ancora approdi a Lampedusa e il Viminale dispone l’invio di tre nuove navi per accogliere le persone risultate positive al corona virus e dove potranno trascorrere il periodo di quarantena sanitaria. Un provvedimento ministeriale che arriva dopo le proteste avvenute sull’isola dopo che il Comune aveva annunciato uno sciopero generale contro «il silenzio del governo di fronte ai continui sbarchi». 

Tensioni, che si erano acuite dopo l’arrivo di una nave con centinaia di persone a bordo la notte scorsa. 

«Dopo l’ultimo arrivo nella notte del 30 agosto con oltre 300 persone a Lampedusa la situazione sull’isola è innegabilmente insostenibile, in primis per i migranti, costretti dopo quello che hanno passato a dover essere ospitati in una struttura sovraffollata; una situazione difficile anche per i residenti e i turisti – ha dichiarato alla giornalista Barbara Battaglia dell’Agenzia Nev Paolo Naso, il coordinatore di Mediterranean Hope (programma migranti e rifugiati della Federazione delle chiese evangeliche in Italia presente a Lampedusa dal 2013) –  . La Fcei è impegnata nell’aiuto in caso sbarchi insieme a molte associazioni, e alle istituzioni, a gestire quei primi e difficili momenti di accoglienza e di primo conforto. Forti di questo impegno chiediamo a gran voce che siano immediatamente attivate nuove reti solidali, anche provvisorie, per l’accoglienza dei soggetti più vulnerabili. Come chiese protestanti – ha proseguito Naso – siamo pronti a collaborare con le istituzioni e le altre associazioni impegnate nell’accoglienza per trovare soluzioni a quest’urgenza. Un’emergenza che era del tutto prevedibile, date le difficili condizioni riscontrabili in Tunisia e in Libia. Affermiamo – ha proseguito Naso – che l’unica strategia di contrasto alle migrazioni “irregolari” è quella di aprire canali legali, sicuri e gestiti a livello europeo. Nel frattempo esprimiamo la nostra solidarietà a chi continua a salvare vite nel Mediterraneo».

Nelle ultime ventiquattro ore sono arrivate a Lampedusa circa 500 persone a bordo di diverse imbarcazioni. Nel frattempo, sul web, è stata lanciata una raccolta fondi per restaurare la Porta d’Europa, il monumento dell’artista Mimmo Paladino inaugurato nel 2008 in memoria delle migliaia di profughi morti in mare nell’ottobre 2013. 

Il progetto di crowdfunding (raccolta fondi per la Porta) è quello di poter ultimare i lavori in vista del 3 ottobre 2020 quando ricorrerà il settimo anniversario del naufragio in cui morirono 368 migranti davanti all’isola siciliana.

L’opera, simbolo di accoglienza oggi fortemente colpita dalle intemperie del mare agli inizi di giugno, per protesta contro i continui sbarchi, era stata sfregiata da vandali.

«Mentre altri gridano parole d’odio che rischiano di chiamare altra violenza, noi scegliamo l’accoglienza», ha concluso Paolo Naso. Gli operatori di Mediterranean Hope hanno dedicato un momento di raccoglimento e di ricordo per la giovane vittima giunta a Lampedusa a bordo della nave Louise Michel.

Il Coordinamento nazionale di Mediterranean Hope – (programma rifugiati e migranti) ha sede presso gli uffici della Federazione delle chiese evangeliche in Italia (Fcei) a Roma. 

La struttura garantisce la partecipazione della Fcei a campagne di sensibilizzazione sui temi migratori, la rappresentanza evangelica, il rapporto con organizzazioni protestanti ed ecumeniche internazionali che si occupano di immigrazione, tra le quali primariamente la Churches’ Commision for Migrants in Europe (Ccme), con sede a Bruxelles. 

L’ufficio di Roma garantisce anche la partecipazione della Fcei ai tavoli istituzionali e la collaborazione con altre realtà associative. 

Tra le attività dell’ufficio centrale vi sono: l’accoglienza dei beneficiari dei Corridoi Umanitari, sia quelli destinati a strutture direttamente collegate con la Fcei, che a quelle della Diaconia Valdese o di altri enti e associazioni.

La consulenza e il supporto e l’accompagnando di richiedenti asilo nel loro percorso di inserimento nella società italiana. In particolare è attivo il Relocation Desk, che in collaborazione con altre realtà locali e nazionali sta costruendo una rete di solidarietà per il sostegno all’integrazione.