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Vacche come strumenti di pace

Nell’ambito di “Una Torre di Libri Gianbattista Rigoni Stern di Asiago, figlio di Mario, uno dei più interessanti scrittori del ’900, è stato ospite della rassegna presentando il suo libro Ti ho sconfitto, felce aquilina, il racconto della transumanza della pace da Asiago e val Rendena a Srebrenica.

Rigoni non è venuto dunque in val Pellice perché “figlio di…”, ma per rappresentare la situazione venutasi a creare nella Bosnia Erzegovina, a prevalenza musulmana, a seguito del conflitto balcanico degli anni ’90.

Ma Gianni Rigoni Stern è prima di tutto un dottore forestale, che ha dedicato la vita al suo territorio, a immense foreste (in parte attaccate e distrutte dalla tempesta Vaja di due anni fa) che hanno in quella zona regole precise per la gestione, che ospitano animali selvatici non sempre semplici da gestire nel rapporto con le attività umane e con l’allevamento, quali il lupo o l’orso.

Nell’altipiano dei sette Comuni ci sono circa 70 malghe (l’equivalente dei nostri alpeggi) dove l’allevamento è finalizzato alla produzione di latte da trasformare in formaggio. Il complesso della Comunità montana dell’altipiano ha predisposto un disciplinare tecnico ed economico della gestione delle malghe e uno per la produzione di una delle dop più note come il formaggio Asiago; a entrambi i documenti ha lavorato in modo determinante Gianni Rigoni Stern, che nel visitare un alpeggio in val Pellice non può non considerare la profonda diversità orografica fra l’altopiano e i nostri pascoli alpini, spesso con pendenze da capogiro, più adatti alle capre che alle vacche.

«In ogni caso – ammicca Gianni Rigoni Stern – affinchè venga riconosciuto il ruolo importante dell’agricoltura di montagna anche sul piano ecologico, ci vorrebbe una classe politica che ne capisca l’essenzialità e sappia valorizzarla davvero. Ma, anche da noi, si parla tanto ma molti amministratori capiscono poco di ambiente montano».

Dopo tanti anni dedicati a questi temi, prima come tecnico dell’ente e poi come assessore ad Asiago, Gianni Rigoni Stern, circa dieci anni fa si è lasciato coinvolgere nel pensare e avviare un progetto di rinascita dell’agricoltura nella Bosnia uscita dalla guerra con le ossa a pezzi: case distrutte, tante donne vedove cui erano stati uccisi i mariti, ma anche i figli, e con essi la speranza del futuro…

«Ho trovato un’agricoltura arcaica, finalizzata appena alla sussistenza e ho voluto provare a fare anzitutto formazione: dalla gestione dei pascoli (spesso invasi dalla felce aquilina) alle condizioni di vita degli animali; tutto andava rivisto…

Così sono nati dei corsi di formazione e abbiamo cercato di avviare una raccolta di fondi finalizzati all’acquisto di vacche, ma anche alla creazione di stalle e luoghi di trasformazione adeguati».

Nella ricerca di aiuto Rigoni trova appoggio nella Provincia di Trento che dà una mano nel reperire vacche agili tipiche della val Rendena, e successivamente anche nell’Otto per Mille della Chiesa valdese.

«Ho cercato di far passare un messaggio fondamentale: le vacche donate non sarebbero state un dono a pioggia senza controlli e verifiche successive; avremmo aiutato chi dimostrava di credere nel progetto, anzitutto impegnandosi a seguire le lezioni e a non vendere o macellare le vacche o manze femmine, destinate ad aumentare il patrimonio zootecnico della zona. Ovviamente non tutto ha funzionato alla perfezione: il mondo dei furbi è presente ovunque, ma in diversi casi la crescita, anche culturale, è stata evidente».

Rigoni Stern è riuscito a coagulare intorno al progetto persone e risorse (ha fin qui raccolto 160.000 euro, ricorda). Con l’Otto per Mille valdese si sono fatte tre nuove stalle. Prossimo obiettivo, la nascita di un caseificio per trasformare il latte e così poter commercializzare i formaggi: «La strada da fare è ancora lunga ma noi ci crediamo e questi giri per l’Italia a presentare il libro sulla Bosnia sono anche un modo per autofinanziare il progetto»,  chiosa Gianni Rigoni Stern.