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Come ripartire, per non trovarsi uguali a come eravamo prima

È iniziata “la settimana che sarebbe stata quella del Sinodo”. Non esiste una parola che, da sola, possa definire la serie di incontri di approfondimento che hanno preso il via nella struttura allestita nel giardino della Casa valdese a Torre Pellice, incontri organizzati con il concorso di molti soggetti, che però non possono sostituire il momento principale di governo della Chiesa.

La moderatora della Tavola valdese, diacona Alessandra Trotta, ha ricordato che il Sinodo non è sostituibile (solo durante l’ultimo conflitto mondiale si dovette rinunciare al suo svolgimento). Però c’è volontà di reagire: si parla quindi di rigenerazione, di cogliere nella situazione di grave emergenza mondiale, ingenerata dalla pandemia, l’opportunità per una ripartenza sulla base di nuove coordinate sociali e di una nuova distribuzione delle risorse e delle opportunità, della sostenibilità ambientale e della giustizia.

Sarebbe deludente, sarebbe un’occasione persa se al dolore grande per la perdita di vite umane non seguisse un processo di rinnovamento tale da non riportarci al semplice “come eravamo prima”. In questo sforzo bisogna anche unire tutte le generazioni (da qui il titolo delle iniziative). Quindi contributi diversi per temi, linguaggio e registri comunicativi. Sono presenti le chiese locali, le istituzioni educative e informative. La chiusura avverrà domenica 30 con la presentazione dei progetti dell’otto per mille valdese e metodista, rivolti anche in modo significativo al territorio che ospita questi lavori. «Un impegno di fede – ha detto la moderatora –, un impegno contestualizzato, nel quadro di una cittadinanza attiva». Così si è voluto avviare la settimana con un incontro, che è un’assunzione di responsabilità, con chi porta il carico dell’amministrazione del territorio, fra crisi economica, spopolamento, rischi di marginalizzazione (fattori di rischio digitalizzazione/Covid, ma anche il ridisegno dei collegi ).

Un saluto è stato portato dal pastore di Torre Pellice Michel Charbonnier: un benvenuto che è stato anche un augurio. Un evento locale svolto un mese prima, su ambiente e salute, aveva un bel sottotitolo: «cosa avremmo imparato in questi mesi se non l’avessimo già dimenticato». Era stato un dialogo tra alcuni medici e un pastore, da cui erano scaturiti quattro concetti che dovrebbero informare la nostra capacità d resistenza: limite, tempo, comunità e conversione. L’augurio è di ritrovarci intorno a queste parole e negli spazi attivati per un caffè o una bibita, a cura della comunità valdese locale. Il pastore Mauro Pons, presidente della Comm.ne esecutiva del I Distretto, ha segnalato alcune criticità del territorio su cui la Chiesa valdese aveva in realtà iniziato a lavorare fin da metà degli anni ’80. La crisi viene da lontano e non sempre le Istituzioni e la chiesa stessa hanno saputo cogliere la gravità dei processi in atto. Tre emergenze ha evidenziato Pons: una è culturale (è sempre più difficile la formazione scolastica giovanile); una seconda riguarda l’emergenza politica e democratica (è triste quando non si riesce a formare più di una lista elettorale in un Comune). La terza emergenza è che sono sempre più ridotti gli spazi di confronto, per la progettazione. Dove metteremo insieme i nostri rispettivi sogni? Compito delle nostre piccole fragili chiese è anche aprire delle reti di relazione, là dove la società stenta a farlo.

Francesco Monaco, coordinatore del Comitato territoriale per le aree interne, è intervenuto in video, per fornire ai presenti un discorso di metodo sul rapporto con le aree interne, accennando anche al lavoro fatto in altre valli montane. Si tratta di elaborare una strategia di speranza da dare a questi territori, che per alcuni “non contano”. Una strategia deve ripensare il futuro per le aree interne, dove c’è difficoltà a godere appeno dei diritti di cittadinanza, dall’istruzione alla salute, mobilità. Ritrovo nel vostro programma – ha detto Monaco – degli elementi che sono anche al centro del nostro lavoro. Serve ora enfatizzare dei princìpi di base che, pur presenti nella nostra comunità (giustizia, accoglienza, rispetto delle identità), devono essere messi in rapporto con la densità abitativa: per troppo tempo si sono fatte politiche innovative solo là dove c’era più densità di persone, ora, a seguito del Covid-19, abbiamo capito che essa è anche un disvalore. La speranza, ha detto l’oratore in sintonia con molti altri interventi di questi mesi è di non tornare a “come eravamo prima”.

Fra i molti sindaci, vicesindaci e assessori presenti all’incontro, provenienti dalle valli del Pinerolese, è intervenuto Marco Cogno primo cittadino di Torre Pellice, che ha esposto che cosa sia stato questo tempo di pandemia per le amministrazioni locali: «abbiamo avuto tante cose da fare – ha detto – ma abbiamo anche avuto tempo per pensare. Il Covid oltre a metterci in grandissima difficoltà, è stato un’occasione di presenza nelle nostre località, come ci dicono gli operatori del settore immobiliare. Un periodo difficilissimo, dal quale arriviamo “provati”, avendo anche dovuto gestire alcuni bisogni primari dei cittadini. Ora quindi, essendoci in molti Comuni presentati ai cittadini con i nostri programmi alle elezioni del 2019, dobbiamo ripensare i programmi su cui ci eravamo presentati: che cosa fare insieme per lo sviluppo delle nostre valli, come ha detto il pastore Pons». Andrea Garrone, invece, sindaco di San Germano Chisone, ma anche rappresentante dell’associazione di categoria delle piccole farmacie territoriali, ha richiamato al ruolo svolto da queste ultime, unico presidio sanitario presente in qualunque landa del nostro Paese. L’emergenza più grave, ha detto, è e resta quella del lavoro, che, venendo a scemare negli ultimi decenni, ci fa capire di essere non in una situazione di marginalità, ma di progressiva marginalizzazione.

Un incontro che avrebbe potuto protrarsi, se non fosse stato seguito nel giro di poco, dalla serata sul tema «“Affinché lo lavorasse, e lo custodisse”. La giustizia sociale e ambientale per la costruzione della società post-Covid». Un incontro che è servito, però, a capire su quale terreno la vita civile e l’impegno delle chiese valdesi possono incontrarsi per contribuire al risollevarsi di una società provata da vecchie e nuove emergenze. La “settimana” è iniziata, il programma è ricco, la partecipazione, pur nelle limitazioni previste dalle norme anti-Covid, è entusiasmante.