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Lasciare spazio all’azione di Dio

Tacete davanti al Signore, Dio, poiché il giorno del SIGNORE è vicino, poiché il SIGNORE ha preparato un sacrificio, ha consacrato i suoi invitati
Sofonia 1, 7

Poi disse: «Chi ha orecchi per udire oda»
Marco 4, 9

Un detto di Epitteto dice: «Dio ci ha dato due orecchie, ma soltanto una bocca, proprio per ascoltare il doppio e parlare la metà». Eppure questi versetti non ci stanno indicando solo di tacere e ascoltarci gli uni le altre con maggiore attenzione e cura. Il profeta Sofonia ci invita a fare spazio al silenzio nelle nostre vite perché Dio ci possa raggiungere, perché nel silenzio potremmo percepire quel suono dolce flebile che il profeta Elia ha ricevuto al monte Oreb, che ci ricorda che Dio non è mai come lo vorremmo o come ce lo aspetteremmo noi.

Tacere davanti a Dio non significa starcene buoni e zitte, sottomesse e impotenti ma significa lasciare spazio all’imprevisto e incalcolabile nelle nostre vite. Quando pensiamo a questa perdita del controllo sulle nostre vite pensiamo a una sciagura, al pericolo, ma davanti a Dio possiamo perdere il controllo perché siamo amate e sostenuti proprio da Dio.

Quel silenzio che per chi abita in città è stato spettrale durante il confinamento fisico dell’emergenza sanitaria, quel silenzio tanto inquietante delle sere di metà marzo scorso può essere stato per alcuni anche luogo di pace, di riposo o di sforzo acustico per uscire dal frastuono delle nostre vite quotidiane. L’invito del profeta Sofonia è rivolto a quanti cercano il Signore e a quante cercano in Dio una liberazione dalla sofferenza, dalla fatica della loro esistenza. Tacere significa lasciare spazio anche all’azione di Dio e riconoscere che lui soltanto può agire a nostro favore come un Padre amorevole.

Quindi la frase di Epitteto dovrebbe essere riformulata così: Dio ci ha dato due orecchie, una sola bocca e un cuore per ascoltare il doppio, parlare la metà e custodire la sua Parola di vita per ciascuno e ciascuna di noi.