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Giulio Regeni. Rete disarmo chiede di bloccare l’export di armi in Egitto

«Rinnoviamo il nostro appello al Governo a sospendere tutte le esportazioni in atto e i contratti corso di autorizzazione per forniture di armamenti e sistemi militari all’Egitto fino a quando le autorità egiziane non faranno piena luce sulla morte del giovane ricercatore italiano, barbaramente torturato e ucciso nel loro Paese. Ribadiamo ai genitori di Giulio Regeni la nostra vicinanza, la nostra solidarietà e il nostro sostegno alla loro richiesta alle autorità di fare piena luce sull’uccisione di loro figlio affinché si giunga al più presto a verità e giustizia».

Rete disarmo, di cui fa parte la Commissione Globalizzazione e ambiente della Federazione delle chiese evangeliche in Italia, interviene a proposito dell’audizione del Ministro degli Affari Esteri e della Cooperazione internazionale, Luigi Di Maio, presso la Commissione parlamentare d’inchiesta sulla morte di Giulio Regeni, in relazione alla concessione dell’autorizzazione alla fornitura all’Egitto delle due fregate Fremm già destinate alla Marina Militare italiana (la Spartaco Schergat e la Emilio Bianchi).

Rete disarmo chiede al Governo di sottoporre all’esame e al parere delle Camere la fornitura all’Egitto di altre quattro fregate, 20 pattugliatori, unitamente a 24 caccia multiruolo Eurofighter e 20 aerei addestratori M346 ed altro materiale militare del valore tra i 9 e gli 11 miliardi di euro. «La legge 9 luglio 1990 n. 185 – dice infatti una nota della Rete – stabilisce infatti il divieto ad esportare armamenti “verso i Paesi in stato di conflitto armato, in contrasto con i principi dell’articolo 51 della Carta delle Nazioni Unite, fatto salvo il rispetto degli obblighi internazionali dell’Italia o le diverse deliberazioni del Consiglio dei Ministri, da adottare previo parere delle Camere” (art.1, c.6 a)».

Il comunicato ricorda anche che la legge 185/90 esplicita il divieto ad esportare armamenti verso paesi la cui politica contrasti con l’articolo 11 della Costituzione italiana e verso i Paesi «i cui governi sono responsabili di gravi violazioni delle convenzioni internazionali in materia di diritti umani, accertate dai competenti organi delle Nazioni Unite, dell’UE o del Consiglio d’Europa» (art.1, c.6 d). 

A questo proposito il “Comitato contro la tortura” delle Nazioni Unite, in un rapporto (A/72/44) inviato all’Assemblea Generale nel maggio del 2017, ha accertato tali violazioni giungendo «alla conclusione inevitabile che la tortura è una pratica sistematica in Egitto».

Anche il Parlamento europeo ha evidenziato in due specifiche risoluzioni (Risoluzione 13 dicembre 2018 e Risoluzione 24 ottobre 2019) che in Egitto «continuano a essere commesse gravi violazioni del diritto alla vita attraverso la magistratura che ha emesso ed eseguito un numero mai così elevato di condanne a morte contro molti individui – minori inclusi – in particolare a seguito di processi militari e di massa privi delle garanzie minime di un processo equo».

La Rete disarmo coglie l’occasione anche per sollecitare l’immediato e incondizionato rilascio di Patrick Zaky, lo studente dell’università di Bologna da oltre cinque mesi detenuto senza processo nella prigione di Tora.