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Rendere grazie a Dio

Il mio cuore mi dice da parte tua: «Cercate il mio volto!» Io cerco il tuo volto, o Signore
Salmo 27, 8

Non angustiatevi di nulla, ma in ogni cosa fate conoscere le vostre richieste a Dio in preghiere e suppliche, accompagnate da ringraziamenti
Filippesi 4, 6

È possibile non preoccuparsi? Molte situazioni della vita tendono a riempire i nostri cuori di preoccupazioni e ansie. È umano preoccuparsi quando si tratta di risolvere un problema che ci affligge, al di là di questo, una preoccupazione può diventare dannosa quando genera i sentimenti di dubbio e di paura che ci paralizzano, privandoci ogni capacità di reazione. Una preoccupazione del genere è un segno manifesto della mancanza di fiducia in Dio. Già nel Vangelo secondo Matteo, Gesù invita per tre volte di seguito a non lasciarsi dominare dalle preoccupazioni (cfr. Matteo 6, 25.31.34).

L’apostolo Paolo contrappone l’ansia alle preghiere e alle suppliche, con le quali i credenti presentano ogni situazione di crisi a Dio, per chiedere il suo intervento. Ma ciò non basta. Paolo mette l’accento sul fatto che, le preghiere e le suppliche devono essere accompagnate da ringraziamenti! La domanda è perché dobbiamo ringraziare Dio, quando per esempio ci troviamo in una situazione di difficoltà? 

Il messaggio che Paolo vuole comunicarci è che, anche nei momenti di crisi e di sofferenza, dobbiamo partire sempre dalla grazia già ricevuta, vale a dire da ciò che abbiamo sperimentato come benedizione di Dio nella nostra vita e per cui essere riconoscenti a Dio. Dimenticare questo significa disonorare Dio con la nostra mancanza di fiducia. 

Ringraziare Dio vuol dire rendergli onore, riconoscere la sua onnipotenza, gettare su di lui tutte le preoccupazioni, facendole diventare sue. Vuol dire anche lasciare il campo libero a Dio perché ci mostri il suo volto, agendo in nostro favore. In questo modo, è possibile porre fine alle preoccupazioni e far sì che la pace di Dio, che sorpassa ogni intelligenza, abiti nei nostri cuori e nei nostri pensieri.