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L’antisemitismo è (anche) un riflesso del malessere sociale

L’Osservatorio antisemitismo della Fondazione Cdec (Centro di documentazione ebraica contemporanea) svolge un lavoro di monitoraggio quotidiano dei media circa ogni espressione antiebraica tramite l’Antenna Antisemitismo e sottolinea attenzione e relative misure da parte delle Istituzioni.

La lettura del Rapporto 2019 tiene conto della situazione generale di crisi della società italiana – «da molti decenni interessata dalla presenza di percentuali sostanzialmente stabili di pregiudizio antisemita» – stretta tra un presente instabile e un futuro nebbioso come fotografata dalla Relazione Censis 2019 («una collettività che ha smarrito il senso dell’investimento nel futuro»). Dunque, antisemitismo e razzismo sono cifra di un malessere sociale, «riflesso di subculture e movimenti intolleranti: gli ebrei, nell’immaginario collettivo, rappresentano il potere e la ricchezza ma soprattutto la coesione, la solidarietà intra-gruppo che fa sì che “si aiutino tra loro” e “si avvantaggino a scapito degli altri, dei non ebrei”. Non importa che gli ebrei di cui si parla siano cittadini italiani, la malevolenza si riaccende sul piano identitario e culturale». Se si sta male, la colpa è di qualcuno; l’ebreo, allora, riassume in sé, sulla base di luoghi comuni semplificazioni e distorsioni il prototipo del Nemico – un nemico indotto da minimizzazioni sottovalutazioni silenzi e discorsi (anche pubblici, istituzionali e non) che veicolano il discorso di odio.

L’Osservatorio classifica come episodi di antisemitismo quanto presenta «motivazioni o contenuti antisemiti». Però, gli episodi antiebraici sono superiori a quelli denunciati che variano rispetto alla tipologia: di rado vengono segnalati insulti o minacce verbali scritte. Comunque, «in termini generali si può affermare che il fenomeno dell’antisemitismo è in aumento così come la sua visibilità». E si esprime attraverso episodi relativi a singoli o gruppi estremisti (dai neo-nazisti ai fanatici religiosi) attivi sui social media. Da indagini demoscopiche diverse scaturisce una conferma della persistenza dei pregiudizi giudeofobici degli italiani: dall’accusa di deicidio a quella di “autoreferenzialità” religiosa, dal potere economico-finanziario concentrato nelle loro mani al genocidio dei palestinesi da parte di Israele. Né meno anche una diffusa convinzione che per gli episodi di violenza si tratti di casi isolati goliardate bravate provocatorie o scherzose… D’altro canto, si registrano anche dati positivi: per un’alta percentuale il “movente” antisemita è indotto da un più generico linguaggio di odio e dal razzismo; un alto livello di consapevolezza circa Il Giorno della memoria, che si discosta nettamente da un risultato relativo al 2016. Il quadro complessivo va facendosi più fosco se si va su Twitter. «Il picco dell’intolleranza» precisa il Rapporto «si è raggiunto nel periodo delle minacce ricevute dalla senatrice Liliana Segre e dell’istituzione della sua scorta». In definitiva, nel 2019 si sono registrati 251 episodi antisemiti contro i 197 dell’anno precedente, con una tipologia che va dai post a discriminazioni, passando attraverso diffamazione e insulti (anche nei mass media), a banalizzazioni, aggressioni… con un dato esemplare: dei 251 episodi, 171 sono stati segnalati da non-ebrei; i restanti 80 da membri di Comunità ebraiche.

Altro dato non poco inquietante riguarda «la crescita di atti di antisemitismo della scuola e tra i più giovani»; per non dire di medie superiori e Università (docenti compresi). Ci si ritrova sul fertile terreno di stereotipi (dall’accusa del sangue al cannibalismo rituale…) mai sopiti – anzi, riformulati sul presente – e magistralmente “alimentati” anche da una confusione “sub-culturale” (emerge anche una abissale ignoranza delle Scritture) tra antisionismo e antigiudaismo cristiano: «la propaganda antisionista viene ibridata con miti antigiudaici». Così, «l’antisemitismo legato a Israele è il tema più presente in quanto trasversale alle aree ideologiche del cospirativismo del neonazismo e di estrema sinistra».

Anche la galassia delle case editrici, infine, contribuisce ad alimentare sentimenti e cultura antiebraici. L’Osservatorio ha registrato per il 2019 «la pubblicazione di 50 libri con contenuti antisemiti (49 nel 2018), di cui 15 sono classici giudeofobici e 35 novità».

Foto: Memoriale dell’Olocausto ebraico, Berlino