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Dio resta vicino a noi sempre

In mezzo a questo popolo io continuerò a fare delle meraviglie, meraviglie su meraviglie; la saggezza dei suoi saggi perirà
Isaia 29, 14

Molti, udendolo, si stupivano e dicevano: «Da dove gli vengono queste cose? Che sapienza è questa che gli è data? E che cosa sono queste opere potenti fatte per mano sua?»
Marco 6, 2

«… e l’intelligenza dei suoi intelligenti sparirà», così si conclude il versetto di Isaia, proposto questa mattina dal Lezionario Un giorno una parola. Non sempre talune parole del Signore che ci paiono scintillare di positività e di promesse sono in realtà pronunciate per confermare nella loro condotta i destinatari e per esprimere loro approvazione e benevolenza. Dio qui sta rimproverando aspramente Israele e prefigurando in sostanza la rovina di Gerusalemme – il che avverrà di lì a poco con la deportazione degli ebrei in Babilonia. Dio, certe volte, usa persino dell’ironia e del sarcasmo nei confronti del suo popolo, disubbidiente e infedele. E le categorie sociali a cui si rivolge sono quelle dei dirigenti, dei governanti, dei politici e dei sacerdoti: i «saggi» e gl’«intelligenti» sono coloro che si credono furbi nel condurre la popolazione del Regno di Giuda in una politica nazionale e internazionale che si rivelerà fallimentare.

In che cosa si può allora scorgere, fra queste parole tanto sarcastiche, l’amore di Dio per il suo popolo? All’inizio del versetto, Dio dice: «In mezzo a questo popolo, io continuerò a fare delle meraviglie». Benché queste “meraviglie” passino attraverso la distruzione di Gerusalemme e la deportazione, Dio afferma che sarà in mezzo a questo popolo. Anche nel compiersi dell’ira e della punizione, Dio resta con il popolo che ha eletto: vi resta nella voce dei profeti che sono rimasti fedeli alla sua parola. Fino a che avverrà la meraviglia delle meraviglie: la liberazione, del tutto inattesa, e il ritorno del popolo in patria, dopo settant’anni di esilio. Così pure, Dio rimarrà in mezzo al popolo nella parola, negli atti, nella morte e nella risurrezione di Gesù Cristo, aprendo in lui all’intera umanità l’accesso alla propria presenza.

Anche noi possiamo allora star certi, per fede, che Dio ci resta vicino, nella buona e nella cattiva sorte, operando in entrambi i casi «meraviglie su meraviglie» in mezzo a noi.