darbar-sahib-2665401_960_720

Templi (ri)aperti alla religione delle Cinque K

A Novellara, comune di 14 mila abitanti in provincia di Reggio Emilia, sorge il più importante e antico Tempio Sikh «Gurdwara» (porta del Guru) in territorio italiano e che fu inaugurato nel 2000 da Romano Prodi, allora presidente dell’Ue. Solo pochi giorni fa, il Tempio è stato riaperto ai fedeli dopo la chiusura causata dal corona virus. 

L’altro ieri, invece, è stato riaperto il «Gurdwara Darbar Sahib», il più grande e venerato Tempio del Pakistan a Kartarpur e dopo più di tre mesi di chiusura per pandemia. 

Nuova Delhi, tuttavia per motivi precauzionali, ha impedito ai pellegrini indiani di poter visitare il più importante luogo sacro del Sikhismo.

Riapertura che è coincisa con l’anniversario della morte di Maharaja Ranjit Singh, il sovrano del Punjab del XIX secolo Sikh. I pellegrini sikh di diverse città del Pakistan, tra cui Lahore, hanno così potuto così celebrare il 181° anniversario della nascita del Maharaja Ranjit Singh e i leader delle comunità sikh hanno espresso gratitudine al governo pachistano per la riapertura. 

Il «Gurdwara Darbar Sahib» è stato riaperto con rigide procedure e regole per prevenire i contagi: il mantenimento del distanziamento sociale, l’uso di mascherine per il viso e di disinfettanti per le mani. 

Il Kartarpur Gurdwara, situato nel distretto di Narowal, è uno dei luoghi più venerati per la comunità sikh, in quanto Baba Guru Nanak trascorse, proprio in quel luogo, gli ultimi 18 anni della sua vita. 

Guru Nanak è il fondatore del Sikhismo, il primo dei Guru Sikh. È nato nel Punjab India (Pakistan moderno) e ha fornito insegnamenti spirituali basati sulla divinità universale e sulla creazione. Insegnò ai suoi seguaci a concentrarsi sulle pratiche spirituali che avrebbero permesso, a chi decideva di seguirlo, di trasformare l’egoismo in altruismo.

La presenza dei Sikh in Italia oggi è molto forte. 

Le comunità Sikh che provengono soprattutto dal Punjab indiano risiedono in Italia da circa 30 anni e sono circa 60.000 e presenti soprattutto al Nord, a Mantova, Torino e in provincia di Cremona, a Pessina Cremonese, dove sorge il secondo tempio Sikh più grande d’Europa. Diverse sono le comunità presenti nel Lazio, soprattutto nell’Agro Pontino e in provincia di Latina, dove sorgono anche diversi Gurdwara e nella Capitale. Molti, gli italiani che si sono convertiti al sikhismo.

Dunque dal Punjab i Sikh si sono trasferiti nelle campagne dell’Emilia Romagna e sono una risorsa essenziale per la nostra economia, soprattutto quando si parla di latte e di formaggio. Le mucche, che in India sono considerate sacre, in Italia hanno assunto per loro un ruolo chiave e dal loro latte si produce nel reggiano anche il famoso formaggio simbolo del made in Italy. I Sikh, dunque, hanno sostituito in Italia non si dedica più all’agricoltura e all’allevamento.

Le Cinque K.

Sono i segni distintivi dell’identità Sikh e sono costituite da: capelli non tagliati, una spada o un coltello corti, un cinturino in acciaio, un pettine di legno e pantaloncini indossati come indumento intimo. 

L’osservanza delle Cinque K era in origine il segno della Khalsa (Khālsā, è il nome inizialmente dato, da Guru Gobind Singh all’ordine cavalleresco dei sikh che creò nel 1699. Per estensione, il termine designa ciascuno dei componenti dell’ordine; ogni sikh che è stato battezzato o ha ricevuto l’amrita  – battesimo – durante la cerimonia dell’Amrit Sanskar).

Tuttavia, molti sikh mantengono questi emblemi distintivi dell’identità sikh senza essere stati iniziati ma come tradizione culturale e di appartenenza. 

Le Cinque K ricordano continuamente ai Sikh le implicazioni etiche e spirituali e l’allineamento della propria vita con la verità.